Carissimi,
ho desiderato tanto celebrare questa messa insieme con voi! Sì, cari confratelli, ho sempre considerato questo speciale appuntamento come un momento veramente importante per me, per tutti i miei confratelli e per tutto il popolo di Dio. E quest'anno il desiderio, la speranza, la gioia di ritrovarci insieme qui, si sono fatti sentire ancora di più. È la seconda volta che celebro questa festa con voi (una vera festa, sì, un riconoscente rendimento di grazie) e temevo di doverla rinviare al prossimo anno. Le cose che volevo dirvi avrei anche potuto esprimervele attraverso le mille modalità e possibilità offerte dai mezzi moderni della comunicazione. Ma ci siamo un po' stancati del virtuale, o meglio, non ci basta.
Volevo innanzitutto ringraziarvi per l'intensa e solida testimonianza che avete saputo dare in questo tempo. Per molti di voi non è stato facile, per i più svariati motivi, per l'età, per le comprensibili preoccupazioni di salute; l'inaspettato ribaltamento delle molteplici attività che riempivano la vostra vita vi ha costretto a reinventare la vostra giornata. Molti di voi erano anche soli. Ringrazio i laici e i religiosi che vi sono stati vicino. Grazie a voi.
Questa messa vuole essere un segno di fiducia e di speranza, per noi e per tutti. Un bel passo sulla via della speranza! La vita va avanti, con fiducia e speranza, in comunione con la fraternità sacerdotale e con la Chiesa. Perché è così importante viverla e celebrarla tutti insieme? Perché abbiamo bisogno di oli nuovi per la celebrazione dei nostri sacramenti? Certo, un olio che sa di rancido, contraddice il segno. Gli oli vanno conservati con cura, perché espandano il loro profumo e ricordino il profumo di Cristo. Quest'anno abbiamo anche un nuovo profumo, il profumo di mirra, che ci ha offerto mons. Giorgio Biguzzi, e che mescoleremo con l'olio del crisma. Il profumo rende più bello il segno dell'olio.
Siamo qui per rinnovare l'unzione di Cristo: “Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione”. È con l'unzione che siamo stati scelti e inviati in missione. E il Signore continua a sceglierci e mandarci in missione. Con noi tutti i discepoli di Gesù sono stati scelti e sono tutt'ora inviati, dal momento del nostro battesimo. L'olio del crisma ci ha consacrati e gli oli santi sono il segno della sollecitudine amorosa dello Spirito del Padre e della Chiesa, che non ci abbandonano mai. Perché è così importante questa messa, per rinnovare le promesse sacerdotali che con tanta gioia e trepidazione abbiamo proclamato per la prima volta e rinnovato ogni anno? Ma potevamo rinnovarle davanti al Signore in una adorazione eucaristica, che in queste settimane ci ha unito pur distanti, nella preghiera e nella comunione fraterna. Il Signore è sempre con noi, come ci ricordava l'Apocalisse: “Io sono l'Alfa e l'Omega, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!”. Anche in questi tempi nei quali sembra che il destino degli uomini sia nelle mani della paura, celebriamo la grandezza di Dio. Celebriamo insieme perché siamo la fraternità presbiterale della chiesa di Forlì-Bertinoro.
Siamo qui uniti e ci ritroviamo dopo tre mesi di distanziamento fisico, ma non ecclesiale, per rinnovare i nostri impegni, e lo fate davanti a me, ai confratelli e tutto il popolo di Dio qui rappresentato in ogni sua espressione e vocazione.
Sottolineo tre promesse.
Nella prima promessa ci impegniamo a vivere intimamente con Cristo. Lo ribadiamo ogni giorno nelle preghiere quotidiane in ogni ora. Lo affermiamo quando nessuno ci vede o quando siamo davanti al popolo di Dio, perché tale promessa sia il punto di arrivo e di partenza di ogni azione, perché rimaniamo uniti intimamente al Signore. Niente e nessuno potrà e dovrà allontanarci da Lui. Nessuna occupazione o preoccupazione, paura o tentazione. Neanche la paura della morte.
Nella seconda promessa ci impegniamo ad essere fedeli dispensatori dei sacri misteri di Dio per mezzo della santa Eucaristia e delle altre azioni liturgiche. Lo abbiamo visto anche in questi mesi di digiuno eucaristico dei fedeli, quanto è importante vivere e favorire la partecipazione attiva e fruttuosa della liturgia, come il momento caldo di incontro con Dio e i fratelli. Siamo qui anche per rinnovare la nostra richiesta a tutti i nostri fedeli di continuare a pregare per noi, per tutti i sacerdoti, perché siano contenti di essere preti, non perché le cose vanno bene (cosa che sempre ci auguriamo), ma perché l'amore verso Dio e verso i fratelli sia sempre più vero, forte e profondo. In particolare, chiediamo di pregare per i sacerdoti ammalati o in difficoltà.
E poi sono e siamo qui per chiedere a tutti voi, fratelli e sorelle, presbiteri e diaconi, laici e consacrati, di pregare per me e per le vocazioni à servizio nella Chiesa.
Non è un esercizio retorico di ogni incontro fra preti pregare per le vocazioni. Preghiamo non perché il Signore mandi operai alla sua messe, quasi che lui se ne sia dimenticato, ma perché gli operai che il Signore chiama dicano di sì. Potremmo fare così: noi preti non preghiamo più per le vocazioni. Preghino i laici, i consacrati. Se ne occupino le associazioni e i movimenti. Perché non sembri sia una preoccupazione della casta sacerdotale. Noi pregheremo per le vocazioni con la nostra vita. Cercheremo di essere preti contenti. Di questo il Signore e la Chiesa hanno bisogno: di preti contenti, perché la tiepidezza della nostra fede, e le nostre contro testimonianze, non scoraggino le scelte di donazione totale alla Chiesa e al mondo. Chi si dona fino in fondo al Signore, il Signore lo colma dei suoi doni.
Nella sinagoga, Gesù proclama “l'anno di grazia del Signore”. Anche questo tempo è tempo di grazia, cari fratelli. È il tempo che il Signore ci chiama a vivere non con paura, rassegnazione o rabbia. Se fosse così, renderemmo vana la croce e la risurrezione di Cristo. Noi siamo oggi chiamati a rendere attuale il suo messaggio. Anche in questo tempo. Oh, come vorrei che ogni nostra celebrazione potesse concludersi con le parole di Gesù: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Oggi. Un compimento che è sempre attuale. E questo succederà ogni volta che sboccia il fiore della fraternità e ogni volta che i poveri e i piccoli sono i beneficiari della nostra azione. “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”.
Il Signore vi custodisca e vi benedica ora e sempre. Amen.