Non è forlivese ma merita uno spazio nell’agiografia locale il Beato Carino da Balsamo. Il 29 aprile 1252 due sicari pagati dai manichei lombardi uccisero nel bosco della Barlassina, tra Milano e Como il martire domenicano San Pietro da Verona.
Uno dei due sicari era appunto Carino Pietro da Balsamo che, arrestato e incarcerato, pochi giorni fuggì dal carcere. Pentito dell’omicidio che aveva commesso Carino si mise in pellegrinaggio verso Roma ma giunto a Forlì si ammalò gravemente e fu ricoverato nell’oratorio di San Sebastiano presso il convento di San Domenico.
Aggravatasi la malattia chiese di confessarsi al priore dei domenicani al quale manifestò il suo pentimento. Carino poi guarì, chiese di entrare a far parte dei domenicani come fratello converso ed ebbe come padre spirituale il beato Giacomo Salomoni da Venezia. Dopo quarant’anni di vita religiosa morì a Forlì nel 1293 e fu sepolto nella cappella del Beato Marcolino.
Nel 1879 le reliquie furono traslate, assieme a quelle del Beato forlivese, in Cattedrale dove si conserva ancora il falzone, il grosso pugnale con il quale Carino aveva ucciso Pietro da Verona. Il regolare processo per il riconoscimento del culto ab immemorabili iniziò nel 1822 a Forlì, ma la morte di Pio VII e la scomparsa dei molti atti del processo arrestarono l’iter della causa. Nel 1934 Cinisello Balsamo ottenne dalla Cattedrale di Forlì la reliquia del capo del Beato, alla cui festa di accoglienza partecipò anche il beato Schuster.
La memoria liturgica del Beato è il 28 aprile, giorno di questa ultima traslazione.