Domenica 10 giugno il vescovo mons. Livio Corazza salirà a Bertinoro per ricevere il saluto delle autorità e della cittadinanza. Dopo l’ingresso in diocesi, il 22 aprile scorso, era in programma anche la visita del nuovo Vescovo a Bertinoro che è stata posticipata per il prolungarsi dei lavori di ristrutturazione della Cattedrale che verrà riaperta proprio il 10 giugno. Il vescovo sarà accolto alle 16 davanti alla chiesa del Suffragio (via Cavour 13) e accompagnato dal parroco, don Emanuele Lorusso, dagli altri sacerdoti del vicariato, e dal popolo salirà in corteo fino a piazza della Libertà. Qui, davanti alla colonna dell’Ospitalità, simbolo di Bertinoro, lo attenderanno le autorità e porterà il suo saluto il sindaco, Gabriele Fratto. Poi si entrerà in chiesa per la celebrazione della messa al termine della quale mons. Corazza saluterà i bertinoresi durante il momento conviviale che si svolgerà sotto il portico del palazzo comunale. Quel giorno non sono previste altre tappe perché mons. Corazza, fin dalla prima sua venuta a Forlì, il 30 gennaio scorso, è salito fino al Colle dell’Ospitalità, ha visitato il Museo Interreligioso, la Casa della Carità, dove si è recato anche il 31 maggio, mentre il 9 giugno ha incontrato le suore della Badia dove ha celebrato la messa per la conclusione del centenario della morte della fondatrice, la Venerabile Madre Serafina Farolfi.
La scheda di Bertinoro, antiche origini e i cittadini illustri
Bertinoro ha origini molto antiche. Il primo centro abitato, situato fra Casticciano e la Fratta, fu distrutto tra il IV e il V secolo, all'epoca delle invasioni barbariche, e la popolazione si ritirò in luoghi più riparati e sicuri, sul monte Cesubeo, quello dell'attuale Bertinoro, indicato fin verso l'anno 1000 con il nome di Castrum Cesubeum. L'attuale denominazione, cioè Castrum Brittinori, risale al regno di Ottone III (X secolo), che conferì al territorio il titolo di contea e lo separò dalle altre città che formavano l'esarcato. L'origine del toponimo è legata a varie leggende popolari. Si narra di Galla Placidia, sorella dell'imperatore Teodosio, la quale, volendo esaltare la bontà del vino “albana” offertole in una rozza brocca, esclamò: «Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro!». Un'altra tradizione lega il nome ai tre pellegrini bretoni, Maglorio, Pascasio e Sansone che si fermarono in paese di ritorno dal pellegrinaggio a Roma. Bertinoro fu centro importante nel medioevo e rinomato per la sua ospitalità di cui è simbolo la “Colonna delle Anella”. Fu innalzata nel XIII secolo per porre fine alle dispute delle famiglie nobili locali che facevano a gara per ospitare presso di sé i forestieri. Si decise che dodici famiglie del paese diventassero a
turno proprietarie degli anelli alla base della colonna e che fossero i forestieri stessi, legando casualmente il proprio cavallo a uno dagli anelli, a scegliere presso chi essere ospitati. Rimossa e dimenticata per quattro secoli, la colonna fu ritrovata a pezzi durante i lavori di restauro del Palazzo Comunale e ricollocata nella sua sede il 5 settembre 1926. In memoria dell'antica tradizione ogni anno, la prima domenica di settembre, si svolge la Festa dell'Ospitalità. Bertinoro divenne sede della diocesi nel
1365, nel 1584 il vescovo Caligari ottenne di portare la residenza episcopale nella Rocca e iniziò la costruzione dell'attuale cattedrale. La data di edificazione della Rocca viene fatta risalire al 1000. Fu abitata dai conti, da Federico Barbarossa, Novello Malatesta e Cesare Borgia. Negli ultimi decenni è stata oggetto
di un complesso lavoro di recupero. Dal 1994 il rivellino e la sala nobile del castello ospitano il Centro residenziale universitario e nel giugno 2005 vi è stato inaugurato il museo interreligioso voluto dalla diocesi di Forlì-Bertinoro e dal Centro universitario.
A Bertinoro, dove la fede cristiana era arrivata attraverso l'opera di S. Rufillo, primo vescovo della diocesi, si venerano con particolare solennità i Santi patroni, Maglorio, Pascasio e Sansone, Santa Caterina d'Alessandria, in cui onore si svolge una fiera che dura diversi giorni, e il Crocifisso miracoloso che si conserva in cattedrale. Fino al 1969, anno della morte di mons. Giuseppe Bonacini, ultimo vescovo residente, Bertinoro rimase sede episcopale. Numerose le personalità illustri che hanno legato il loro nome a Bertinoro. Fra le più antiche Ovadyah Yare, che qui nacque nel XV secolo ed è considerato una gloria letteraria dell'Italia ebraica. In tempi più recenti l'attore Ermete Novelli, grande esponente dell'arte drammatica italiana al quale a Bertinoro è stato recentemente intitolato un premio. Anche l'attrice del cinema muto Hesperia, al secolo Olga Mambelli, ebbe i natali a Bertinoro nel 1885. E a Santa Maria Nuova di Bertinoro nacque nel 1886 Aldo Spallicci, il cantore della Romagna, il medico poeta, fondatore della rivista “La Piê”, difensore della tradizione romagnola, nel suo dialetto, nei suoi costumi. Originario di Bertinoro (vi nacque nel 1921) è pure lo scrittore Dante Arfelli, autore di romanzi e racconti, morto nel 1995. L'onorevole Gino Mattarelli, deputato della Dc per quattro legislature, padre della cooperazione sociale, scomparso nel 1986, era anche lui originario di Bertinoro. Nacque, infatti, a Casticciano nel 1921. E fra le glorie sportive bertinoresi si ricordano il ciclista Arnaldo Pambianco, vincitore del Giro d'Italia del 1961, e Simona Galassi, la pluricampionessa di pugilato
Apertura Concattedrale
Con la messa che il vescovo mons. Livio Corazza presiederà domenica 10 giugno, alle 17, a Bertinoro, verrà riaperta la Cattedrale al termine della ristrutturazione.
I lavori, a causa dei quali la chiesa è stata chiusa per 14 mesi, hanno riguardato il restauro e il risanamento conservativo delle coperture, del campanile, il consolidamento delle volte nei locali del sottotetto e degli intonaci delle volte, il rifacimento di tutto l’impianto elettrico con una spesa di circa 900mila euro coperti dalla Cei con i fondi dell’8 per mille, dalla parrocchia, guidata da don Emanuele Lorusso e dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì. La Cattedrale è dedicata a Santa Caterina d’Alessandria e fu edificata a partire dal 1580 per opera del vescovo Gian Andrea Caligari. Brisighellese di nascita, già Nunzio apostolico in Polonia il Caligari ottenne di portare nella Rocca di Bertinoro la sede episcopale e diede mano alla realizzazione ex novo della Cattedrale. Nel 1596 la costruzione raggiunse il tetto, venne ultimata nel 1601 e consacrata nel 1619 dal vescovo Innocenzo Massimo. La facciata della Cattedrale non è visibile perché l’edificio è addossato al palazzo Comunale, poiché si riteneva che quest'ultimo dovesse essere abbattuto a causa della precaria stabilità, cosa che però non avvenne. La chiesa è suddivisa in tre navate e custodisce al suo interno pregevoli opere d'arte, quali il quadro della Vergine tra i Santi Pietro e Paolo, di Francesco Longhi, le Nozze mistiche di Santa Caterina d'Alessandria, di scuola bolognese risalente al XVIII secolo, sito nell'altare maggiore e un crocifisso di legno scolpito di scuola italo-tedesca, posizionato nell'altare sinistro, di cui una parte sembra risalire alla fine del XVI secolo. Secondo la leggenda l'artefice di quest'opera fu un pellegrino che, rifugiatosi in un monastero, dopo tre giorni di ritiro fece trovare alla sua partenza un crocifisso ricavato da un albero di fico del giardino dell'edificio. In occasione della riapertura la parrocchia propone giovedì 14 giugno, alle 20,45 in Cattedrale lo spettacolo “e mi sovvien l’eterno”, con testi a cura del poeta Davide Rondoni e musiche a cura del Coro San Filippo Neri diretto dal M° Paolo Bacca.