Abbiamo celebrato nelle settimane scorse la Giornata della memoria. Oggi la giornata del ricordo. Ci sono altre Giornate del ricordo… Sembrano delle ripetizioni.
Il pericolo è dimenticare.
Ma non è come a scuola, che quando si dimentica una data di storia si rischia l’insufficienza; qui dimenticare alcuni avvenimenti drammatici ci espone a ripeterli.
Cambiano gli ambienti, i protagonisti, le vittime. Ma sono sempre uomini e donne vittime dell’odio, della violenza, della pulizia etnica.
Non ci sono morti più importanti e altri meno importanti.
La vittima è l’umanità.
Diceva David Sassoli a proposito di Auschwitz (ma si può riferire alle foibe o alle fosse comuni di qualsiasi luogo della terra, dove si elimina che ci dà fastidio): Ci ricorda e ci insegna ogni giorno di quali nefandezze può essere capace il genere umano se si lascia catturare dal fanatismo, dall’odio e da teorie aberranti, le stesse che ancora oggi spargono sangue innocente in tante parti del mondo, mettendo a rischio la pace, la civiltà e la convivenza reciproca.
E così parlava il Presidente della Repubblica Ciampi il 10 febbraio 2005, in occasione della prima giornata del ricordo: Rivolgendo il proprio pensiero «a coloro che perirono in condizioni atroci nelle Foibe [...] alle sofferenze di quanti si videro costretti ad abbandonare per sempre le loro case in Istria e in Dalmazia», disse: “L'Italia non può e non vuole dimenticare: non perché ci anima il risentimento, ma perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro. [...] L'odio e la pulizia etnica sono stati l'abominevole corollario dell'Europa tragica del Novecento, squassata da una lotta senza quartiere fra nazionalismi esasperati.
Ho visitato foibe, ho visitato i campi di concentramento di Auschwitz e di Dachau. E la risiera di san Sabba di Trieste. Vengono meno i testimoni. Ma questi luoghi sono luoghi da visitare. Sono cattedre vere, non di odio, ma lezioni di memoria e di umanità. Ricordiamo tutti e tutte queste circostanze. Non facciamo selezione di morti.
Concludo con una poesia-preghiera parafrasando i versi-profezia del grande Paul Éluard:
Giorno verrà, e sarà un giorno benedetto, in cui i figli sapranno camminare insieme («a due a due», dice il poeta). E sapranno far memoria insieme di ogni orrore che ha sfigurato la storia dell’umanità e di ogni amore che, invece, l’ha fatta più giusta, più buona e più bella. E non piangeranno in solitudine il loro passato e il loro presente, senz’essere capaci di futuro. Giorno verrà, io spero.
Ma per preparare quel giorno niente della specificità di ogni tragedia dev’essere dimenticato, fuso e confuso.
Abbiamo bisogno di ogni singolo Giorno dedicato alla memoria e al ricordo. Di ogni Giornata di verità, di parole oneste e di disarmato coraggio. Abbiamo – avremmo! – bisogno di saper dire e ripetere ogni singolo nome di vittima.
Ne abbiamo bisogno per far maturare la vera pace. E che Dio ci aiuti, perché – nonostante i passi fatti insieme, le mani strette e i pugni disserrati – non è affatto facile. (liberamente tratto da Avvenire del 10 febbraio 2022).
Dona a tutte le vittime, Signore, la pace eterna del Tuo regno, e a noi, Signore, dona un futuro di pace su questa terra. Nella verità e nella misericordia. Amen.