Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce…
Carissimi fratelli e sorelle, la notte di Natale, come la notte di Pasqua, parla da sola.
1.Tutto ci parla della presenza e dell’assenza di Dio.
-Ci parlano della presenza di Dio le luci, la vostra partecipazione, il calore in famiglia, il desiderio di pace e di amore che ci unisce. La luce che vince le tenebre ci parla del Signore, una luce che si è accesa e non è mai stata spenta. È la luce del Signore, che lotta con noi contro il male, la violenza, la disumanità.
-Ci parlano dell’assenza di Dio, invece, il buio della notte, l’indifferenza di molti, l’ostilità di alcuni, la chiusura, le guerre, i muri, le divisioni: tutte queste cose ci segnalano l’assenza di Dio. Se Dio per nascere è finito nella grotta di Betlemme, significa che non c’era posto per Lui nella distratta città di Gerusalemme.
Non c’è tenebra che non possa essere vinta dalla luce!
Ma, ci chiediamo: quali sono, oggi, le luci che segnano il cammino di speranza, i percorsi della nostra vita? E quali sono, oggi, le tenebre che minacciano la presenza di Dio e la vita dei poveri, gli amici di Dio?
Arriviamo a Natale un po’ frastornati dai tanti e diversi messaggi che ci circondano. Già nel 1923 Gilbert Chesterton, denunciava il tradimento del Natale impresso dalla mercificazione alla festa più amata che porta al paradosso per cui, mentre aumenta il clamore nell’approssimarsi delle feste natalizie, non altrettanto clamore suscita la festa in sé! Alla frenesia dei giorni, sfiancati, non sappiamo cosa dire al Figlio di Dio. Ci chiediamo: Come ci siamo preparati per arrivare, oggi, fino a qui? Con quale stato d’animo ci apprestiamo a vivere questa festa? In definitiva, cosa ci aspettiamo dal Natale, cosa ci aspettiamo dal Signore Gesù?
Tornando a casa, metteremo la statuina di Gesù bambino nel nostro presepio. Ed è l’operazione più facile che si possa pensare. Per qualcuno, fare il presepio è già più che sufficiente per ricordare e festeggiare il Natale.
Ma – come ci raccomandano i tanti bravi presepisti della nostra diocesi che lodevolmente hanno allestito presepi da più parti – se Gesù non nasce nel nostro cuore, è come se non fosse mai nato.
O, come diceva un mistico del XVII secolo, Angelo Silesio, “nascesse mille volte Gesù a Betlemme, se non nasce in te... tutto è inutile”.
Tutto è inutile, cari fratelli e sorelle, è tutta fatica sprecata fare memoria della nascita di Cristo, se Egli non nasce nel cuore della nostra vita, nelle case e nella società dell’uomo del terzo millennio.
Da molti segnali sembra proprio che si stia perdendo il vero significato del Natale… sta accadendo da tanto tempo, per la verità.
Non possiamo contemporaneamente, per esempio, scambiarci gli auguri di Natale e lasciare al freddo e sulla strada persone che cercano un rifugio per la loro vita.
La prima venuta del Figlio di Dio (la seconda è quando riesce a nascere nel nostro cuore, la terza quando verrà nella gloria), non dimentichiamolo, è stata un fallimento.
Noi ci commuoviamo di fronte a Maria e Giuseppe, di fronte ai pastori o ai magi, che accorsero per adorare il Figlio di Dio (anche se questo bimbo non aveva, apparentemente, nulla di speciale), ma sappiamo bene che il resto del mondo non lo ha accolto, o lo ha ignorato tranquillamente.
In tutti i presepi, c’è sempre la statuina del pastore che dorme. Dorme mentre nasce il Figlio di Dio! Essa è la raffigurazione più rappresentativa della realtà di ieri e di oggi, più di quanto noi pensiamo.
Non mi parla di romanticismo la grotta di Betlemme, perché attorno alla grotta si scatena una lotta, un cruento conflitto tra il bene e il male. Anche oggi, mentre infuria una lotta esasperante contro i poveri, (e non contro le povertà!), tanti dormono, indifferenti. O vinti dalla paura di perdere qualcosa di fronte alle necessità di chi ha bisogno.
Non possiamo, non vogliamo, non dobbiamo dormire, cari fratelli e sorelle, di fronte al bambino che nasce oggi, nella miseria. Dobbiamo decidere da che parte stare, se dalla parte della luce o da quella delle tenebre, se dalla parte dell’accoglienza o da quella del rifiuto. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. Ben sapendo che anche non fare niente o non decidere niente, è comunque una scelta. Dobbiamo dire: oggi è nato per noi il Salvatore con le labbra e con le nostre scelte, assumendoci le nostre responsabilità.
Vieni Signore Gesù, vieni oggi, nella nostra vita, e fa che ti accogliamo. Con intelligenza e generosità.
Natale sei tu,
quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno
e lasciare entrare Dio nella tua anima.
Un buon Natale a tutti coloro che assomigliano
al Natale. (Papa Francesco)