La festa di San Mercuriale, compatrono della diocesi di Forlì-Bertinoro, mi offre lo spunto per rivolgere un messaggio a tutta la cittadinanza, non solo ai cristiani cattolici.
È il secondo anno che sono vescovo in mezzo a voi, percorrendo le vostre strade, anche in bicicletta, ospite delle vostre case, condividendo le gioie e le sofferenze, le fatiche e le speranza dei singoli e della comunità, insomma che vivo con voi, con la consapevolezza di sentirmi a casa.
L’anno scorso, partendo dal Vangelo del buon pastore e dalla figura di San Mercuriale, proto vescovo, mettevo in guardia da una visione troppo miope della realtà, che non si preoccupava delle conseguenze e ricadute sulle future generazioni delle nostre scelte, e questo in diversi ambiti della nostra vita: nella vita familiare, sociale, economica e politica. Ed ecclesiale, naturalmente.
Concludevo con due raccomandazioni: una attenzione condivisa nei confronti dei soggetti più deboli e la necessità di recuperare un modo più gentile e rispettoso di comunicare, anche o soprattutto quando la comunicazione riguarda la manifestazione delle opinioni più diverse.
Vorrei sottolineare, innanzitutto, il tanto di positivo che c’è a Forlì: le mostre d’arte che fanno di Forlì una città d’arte, il festival del buon vivere che ci favoriscono l’educazione alla bellezza; la volontà di operare per il bene comune in spirito di condivisione e di comunione; la volontà di operare per il futuro e quindi per le nuove generazioni; la vivacità dei ragazzi e dei giovani, che non si arrendono davanti alle difficoltà e che ci spronano a dare il meglio di noi stessi.
Ecco, partirei proprio dalle attese dei ragazzi di tutto il mondo che ci hanno messo di fronte alle responsabilità più ampie e complesse di noi adulti e collego tale manifestazione ad una iniziativa ecclesiale che si è appena conclusa e ad un’altra che prenderà avvio nei prossimi mesi.
È da poco terminato il decennio che ha visto la chiesa italiana impegnata sul tema dell’emergenza educativa. L’emergenza non si è tuttavia affatto conclusa, continua anzi ad impegnarci quotidianamente. Ricordo che le parrocchie della città e della diocesi, da questo punto di vista, non vanno mai in ferie! Sostenute o meno, offrono imperterrite alle famiglie, ogni giorno, in estate e in inverno, nei giorni feriali e festivi, occasioni di incontro e di formazione per i ragazzi e per i giovani. In questi ultimi anni, impiegando sempre di più giovani professionalmente e spiritualmente molto preparati. Ai giovani occorre dare il meglio di sé.
Ma tutte le proposte educative sono destinate al fallimento se non trovano una alleanza con le altre agenzie educative: con la scuola, lo sport, le associazioni culturali e di volontariato. Ed ecco la nuova proposta che sottopongo alla vostra attenzione.
Papa Francesco, nel mese scorso, ha promosso un evento mondiale che avrà per tema “Ricostruire il patto educativo globale”, che avrà luogo il 14 maggio 2020. Sarà un incontro per ravvivare l’impegno per e con le giovani generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta ed inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione.
Dice Papa Francesco: “Vorrei anch’io sottolineare come ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente.
Mai come ora, c’è bisogno di unire gli sforzi in un’ampia alleanza educativa per formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni e ricostruire il tessuto di relazioni per un’umanità più fraterna.
I cambiamenti sono rapidi, e spesso ci travolgono. Ogni cambiamento, però, ha bisogno di un cammino educativo che coinvolga tutti. Per questo è necessario costruire un “villaggio dell’educazione” dove, nella diversità, si condivida l’impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte. Un proverbio africano dice che “per educare un bambino serve un intero villaggio”.
Investire sull’educazione significa investire sul futuro, mettendo non il superfluo ma le migliori energie con lo scopo di formare persone che abbiano a cuore il bene comune, mettendosi al servizio della comunità.
Per esperienza personale, sappiamo che oggi non è facile trovare persone disponibili al servizio gratuito degli altri. Calano le scelte di servizio nella chiesa ma anche nel volontariato. Ma non possiamo arrenderci. Il servizio è un pilastro dell’incontro.
Gesù ha coltivato e formato i dodici apostoli, infondendo loro lo spirito di servizio e di donazione. Dando per primo l’esempio, chinandosi a lavare loro i piedi!
La formazione non è un’attività che si limita a dare principi ma soprattutto a dare l’esempio, costruire legami di prossimità e di solidarietà.
Nel servizio sperimentiamo che c’è più gioia nel dare che nel ricevere (Atti degli Apostoli 20,35). In questa prospettiva, tutte le istituzioni devono lasciarsi interpellare sulle finalità e i metodi con cui svolgono la propria missione formativa.
Anche le cose che mettiamo a disposizione dei poveri siano segno e frutto di amore.
Nel mese di novembre si terrà la terza giornata mondiale dei poveri, voluta da Papa Francesco, intitolata “La speranza dei poveri non sarà mai delusa”.
Il primo bene da condividere è la speranza di un futuro migliore!
In un passaggio di questo documento il Papa ci ricorda “Mettiamo da parte le divisioni che provengono da visioni ideologiche o politiche, fissiamo lo sguardo sull’essenziale che non ha bisogno di tante parole, ma di uno sguardo di amore e di una mano tesa. Non dimenticate mai che «la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale» (EG 200).
Concludo rilanciando anch’io un appello a mettere da parte le divisioni e le diversità, pur legittime, per unire le forze a favore delle nuove generazioni. Impariamo l’arte di saper cucire e ricucire le relazioni per una vera comunione. Uniti possiamo fare qualcosa di buono, divisi facciamo solo danni.
E le più gravi minacce che attentano al buon vivere, le mancanze spirituali sono le disattenzioni educative.
Per questo motivo, insieme a tante realtà del territorio, durante la III Giornata mondiale dei poveri, che celebreremo domenica 17 novembre, metteremo al centro le povertà educative per incoraggiare famiglie e mondo della scuola, parrocchie e mondo sportivo, operatori della comunicazione e della cultura e rappresentanti politici a rinnovare la comune volontà di unire le forze in un patto educativo sempre più necessario per oggi e per il domani delle nuove generazioni.
Insieme con la povertà educativa, l’altra povertà, lasciatemi dire, è la grave denatalità, frutto di scelte miopi e di ostilità culturale.
L’esempio di San Mercuriale che, unito a San Rufillo, combatté le minacce di allora, insieme con la protezione della Madonna del Fuoco, ci aiuti ad individuare con lucidità di mente le scelte che dobbiamo compiere e, una volta individuate, con coraggio affrontarle in spirito di vera fraternità e generosità.
Forlì, 26 ottobre 2019,
Festa di San Mercuriale
+ Livio Vescovo di Forlì-Bertinoro