La festa di san Mercuriale è l’occasione per la chiesa cattolica forlivese per ripensare, con serena serietà e rinnovato impegno, alle responsabilità sociali e civili che essa ha nella società forlivese. La piazza è luogo anche dei cristiani, perché luogo di tutti.
Fa parte dell’atto generativo della fede cristiana, essere incarnati nella storia. I cristiani credono che il Figlio di Dio si è fatto uomo. Non è piovuto dall’alto. E non ha rivolto lo sguardo solo al cielo, alla vita dopo la morte, pur indicando la meta finale come un destino di felicità e di vita eterna.
Così i cristiani sono nel mondo, anche se non sono del mondo. Tutti siamo in pellegrinaggio.
Il contributo dei cristiani è quello di seminare di pace, di giustizia, di solidarietà i passi di ogni uomo e donna che abita questa terra. Attualmente in diocesi, i cristiani sono molto impegnati nel mondo dei giovani, della scuola e della formazione, della solidarietà verso i poveri e dell’accoglienza dei nuovi arrivati, della vita fin dal suo inizio, dei malati e degli anziani.
Nella lettera a Diogneto (che allego), si ritrova ben espresso il senso del nostro esserci su questa terra. È un testo non recente probabilmente nel II secolo, poco conosciuto lungo i secoli, ma riscoperto fatto proprio da tanti testimoni del nostro tempo. Questo messaggio fa appello alla missione di ogni cristiano.
La comunità cristiana ricorda oggi con gratitudine la vita di san Mercuriale, primo vescovo della nostra chiesa.
San Mercuriale ha guidato la chiesa predicando il vangelo e accompagnando la comunità dentro i pericoli e le sfide del suo tempo. Nell’iconografia viene mostrato mentre lotta contro il drago, che rappresenta le minacce e gli attentati alla vita della chiesa ma anche della società di allora. San Mercuriale prega e lotta contro il male.
La preghiera è fondamentale per vincere il male dentro di sé innanzitutto, per offrire il terreno all’annuncio della Parola e lasciar crescere i doni dello Spirito: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio….
San Mercuriale viveva nel suo tempo da cittadino responsabile. Era venuto dalla lontana Armenia per annunciare il vangelo.
La fede non lo ha rinchiuso dentro i confini familiari o civili della sua patria. Si è messo in cammino con la gioia di portare Cristo al mondo, perché la sua patria era il mondo.
Noi siamo felici di ospitare quest’anno, in occasione della festa, un rappresentante della cara nazione armena, l’Ambasciatore Armeno presso la Santa Sede, per esprimere attraverso di lui la nostra riconoscenza e il nostro legame di fede e di gratitudine. Guardando al passato non possiamo e non vogliamo dimenticare le difficoltà e le atrocità che il popolo armeno ha dovuto subire nel corso della sua storia, attraversando una minaccia di sterminio che la storia e le ferite ancora aperte non possono farci dimenticare.
Lasciandosi ispirare dal primo vescovo, i cristiani cattolici di Forlì, sono aperti al mondo, consapevoli che siamo tutti fratelli e sorelle, al di là del colore della pelle, delle diversità delle origini etniche, religiose o sociali. Una uguaglianza che diventa un dono e un impegno.
Il cammino che in questi ultimi decenni è stato intrapreso, di integrazione e di pace, vede le comunità cristiane impegnate fin dall’inizio, a livello di una solidarietà sia concreta che culturale.
La chiesa di Forlì è multietnica e la fede cristiana intende favorire “l’armonia della diversità”.
E l’armonia della diversità la si costruisce incontrandosi, conoscendosi, dialogando. Non restando ognuno nei propri confini culturali. La sfida è grande per tutti, in particolare per le giovani generazioni.
La sfida si vince non eliminando le differenze, né lasciandoci omologare dalla società consumista che appiattisce tutto e tutti, ma mantenendo le proprie radici, nel rispetto e nell’accoglienza di quelle degli altri.
Non posso sottrarmi dal dire qualcosa su questo momento che stiamo vivendo. Sembra davvero che stiamo incamminandoci verso l’uscita dal periodo più buio della pandemia. Il senso di responsabilità di tantissimi, i vaccini, l’amore di Dio che ha incoraggiato le intelligenze e la buona volontà delle persone e la protezione della Madonna del fuoco, ci consentono di sperare in una forte riduzione del pericolo del contagio virale.
Ma le conseguenze sono state pesanti. Le tensioni, le paure, lo strappo di tante persone che non ci sono più, hanno lasciato il segno.
L’anno scorso invocavo l’amore fraterno come risposta da parte di tutti. I valori della libertà, della giustizia, i diritti civili e sociali, senza l’amore gratuito e perseverante, non bastano. Rivendicare è lecito, risentirci per le offese e le ingiustizie è umano, ma oggi è necessario come l’ossigeno che respiriamo che tutti ritrovino la via della misericordia e dell’amore. Amare anche quelli che non la pensano come noi. Amare anche coloro che non agiscono come noi vorremmo agissero. Troppe tensioni esacerbate attorno alle questioni dei vaccini. Invece di unirci, ci ha divisi. Faccio appello ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà, di ritrovare la via della saggezza e dell’equilibrio.
Vediamo con grande preoccupazione l’aumento dei poveri in Italia e a Forlì. Le file dei poveri si moltiplicano anche presso le sedi delle nostre Caritas. Crescono anche le disuguaglianze e le tensioni nelle famiglie e nella società.
Cosa possiamo offrire come Chiesa? Possiamo lanciare l’idea di una Alleanza per il bene comune. Offrire un luogo di incontro e di collaborazione. La Chiesa come luogo di pacificazione, dove ci si possa parlare e incontrare al di là delle singole posizioni e opinioni. Alleanze educative (scuola/famiglia/comunità cristiane/centri sportivi e musicali), alleanze civiche (associazioni/ movimenti di ogni tipo/ istituzioni/cooperative), alleanze sociali (chi opera nel territorio/migranti/problemi tipo l’abitare, volontariato/sicurezza...). Senza dimenticare, per i contatti e le occasioni che ci sono offerte, di favorire il dialogo promuovendo Alleanze per una solidarietà internazionale verso alcuni luoghi critici come per esempio l’Armenia, il Libano, il Myanmar, Somalia (tanto amata da Annalena), ecc …
Con gioia ho accolto la proposta emersa dalla 49 Settimana sociale dei cattolici italiani che si è che si è appena conclusa a Taranto, e alla quale ho partecipato con alcuni delegati diocesani, dove i giovani hanno elaborato il manifesto per il pianeta che speriamo con il titolo: “Alleanza è un cammino”! Sintonia incoraggiante.
Infine, vorrei comunicare a tutta la città, ai tutti i cittadini e cittadine di tutto il territorio forlivese del momento che come chiesa stiamo vivendo.
Anche noi viviamo fatiche e preoccupazioni, ma non ci arrendiamo, siamo animati dallo Spirito di Dio che suscita in noi grandi speranze e attese positive.
Insieme con tutta la Chiesa universale e con le Chiese che sono in Italia, ci interrogheremo sul nostro presente e sul nostro futuro.
È un momento storicamente inedito. Papa Francesco ha indetto un Sinodo, una convocazione di vescovi e laici di tutta la Chiesa per il 2023. Il Sinodo non affronterà un aspetto del nostro cammino come negli anni scorsi (famiglia, giovani, Amazzonia …), ma si interrogherà sul cammino di chiesa per i prossimi anni. Anche le Chiese che sono in Italia (226 Diocesi), insieme con le associazioni e i movimenti ecclesiali, i consacrati e le consacrate, hanno avviato un Cammino sinodale, che avrà una tappa importante nel 2025.
Nei prossimi mesi, questi due eventi vivranno un momento comune, mettendosi in ascolto di tutti, per individuare le scelte più opportune per il prossimo futuro.
Tutti i cristiani sono chiamati ad “Ascoltare lo Spirito che parla alla sua Chiesa”. I non credenti e i non praticanti potrebbero chiedersi: ma noi cosa c’entriamo? Noi siamo convinti, come altre volte è capitato, che lo Spirito non parla solo a coloro che entrano in chiesa ma parla e agisce attraverso tutti. Non ci sono confini allo Spirito. Le sorprese dello Spirito sono frequenti.
Chiederemo a tutti di aiutarci. Vi inviteremo a qualche iniziativa per ascoltare le vostre opinioni sul cammino della chiesa di oggi e di domani.
Un luogo dove dialogare e ascoltare per imparare anche dagli errori e dalle tragedie. Per non dimenticare le scelte positive, anzi, per irrobustirle.
Siamo convinti che il Signore ci sta indicando una strada per il bene di tutti, non solo di noi cristiani.
San Mercuriale, che è partito dall’Armenia per portarci la salvezza di Cristo e che lottò contro i pericoli di allora, ci aiuti a prendere coscienza delle minacce che gravano su di noi e, unendo le forze, favorisca una alleanza per la vita presente e futura, per noi e per le nuove generazioni.
Forlì, 26 ottobre 2021, Festa di san Mercuriale
+ Livio Corazza