L'anno scorso ci eravamo trovati, ci speravamo, lo aspettavamo, ogni volta che potevamo lo segnalavamo a chi di dovere, e alla fine l'invocato riconoscimento del miracolo e l'autorizzazione a proclamare beata Benedetta è arrivato! Ora siamo qui, in attesa che finalmente il giorno così desiderato e solenne, arrivi. Anni di speranza, di lavoro da parte di tantissime persone, da Anna Capelli, passando per la famiglia, la parrocchia, le ricerche di don Andrea Vena, le tante preghiere, il lavoro dei Postulatori, insomma davvero tante persone, come tante formiche o, come preferisco, tante api operaie, hanno contribuito a realizzare questo sogno.
Ma soprattutto, non dimentichiamolo mai, determinanti sono stati i meriti, accertati, di Benedetta. La sua vita e le sue virtù eroiche ora sono state riconosciute e sono proposte all'attenzione e all'imitazione alla Chiesa tutta.
Ma cosa c'è di originale nella vita e nella testimonianza di Benedetta? Chi o che cosa favorito la sua vita spirituale? Benedetta non era una ragazza eccezionale, nel suo percorso di fede.
Tante volte capita di leggere, nelle vite di alcuni santi, la precocità della fede e come essi, fin da piccoli, si distinguessero nella preghiera e nella fede. Non è il caso di Benedetta. Benedetta non partecipava al gruppo Gioventù Studentesca, ma ne ha tratto frutto attraverso gli amici che frequentavano questa associazione cattolica di studenti.
Anche agli inizi dei problemi di salute, Benedetta sapeva umanamente reagire con una certa serenità e leggerezza, ma non dimostrava una particolare sensibilità religiosa...
Quando allora c'è stato il salto di qualità? Personalmente, io credo di averlo trovato. C'è un episodio che mi ha molto colpito ed è quando, durante il suo primo pellegrinaggio a Lourdes, Benedetta condivide la preghiera di una ragazza ammalata come lei, per chiedere la sua guarigione. La preghiera viene esaudita. La sua amica viene guarita e Benedetta, invece di soffrire per questa guarigione soltanto sfiorata, gode della avvenuta guarigione dell'amica, e ringrazia il Signore per aver ricevuto lei stessa una grazia più grande: trovare la serenità e un senso anche dentro la malattia. Chi di noi non se la sarebbe presa con il Signore e gli avrebbe chiesto conto: “Perché lei sì e io no? Perché Signore, cosa ho fatto di male?”.
E invece no! Benedetta trova dentro la sua malattia una luce, una luce che illuminerà tutta la sua vita. Che non la farà mai vivere da disperata, intristita, rancorosa o invidiosa delle amiche sane. Anzi, sarà lei che sosterrà i sani nel corpo, ma che si sono smarriti nella vita.
L'odierna Parola di Dio, nel libro di Qoelet, ad un certo punto dice, riferendosi alla vita dell'uomo: “Tutti i suoi giorni non sono che dolori e fastidi penosi; neppure di notte il suo cuore riposa”. La vita di Benedetta è di incoraggiamento per tutti coloro che vivono la grave condizione della malattia. Conoscere Benedetta, la sua spiritualità, il suo insegnamento, forse può aiutare anche i familiari di ammalati ad essere di sostegno e appoggio nel vivere con serenità, umanità e fede gli ultimi giorni della loro vita. Troppe spesso nascondiamo agli interessati le loro condizioni. Lo dico naturalmente ai credenti: le parole della fede possono consolare e accompagnare nel percorso della malattia. San Paolo, nella seconda lettura, ci rassicura: “Fratelli se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra”. E ancora: “Non dite menzogne gli uni agli altri: siete svestiti dell'uomo vecchio e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato”.
Oh, come vorrei che la figura di Benedetta, la conoscenza delle sue lettere, della sua vita fossero di conforto ai malati, perché trovino o ritrovino un senso profondo anche alla loro vita. E un senso anche per la nostra vita.
Nel vangelo di Luca, a Gesù viene richiesto di intervenire in questioni di eredità. Ed Egli raccomanda i suoi ascoltatori a “tenersi lontani dalla cupidigia perché, se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede”.
Quante preghiere salgono a Dio con richieste materiali. Quante poche volte, invece, ci preoccupiamo di arricchire davanti a Dio. Ma cosa vuol dire arricchire davanti a Dio? Arricchire davanti a Dio è condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo con chi ha bisogno.
Ringraziamo il Signore per il grande dono di Benedetta, prepariamoci con fede e con gioia a vivere la grande festa del riconoscimento delle sue virtù, che vanno apprezzate e soprattutto imitate.
Le circostanze ci hanno portato qui quest'anno a celebrare la messa nella chiesa del suo battesimo. Vicino a casa. Da dove tutto è cominciato. Fede e vita. Benedetta sta pregando per noi, perché sappiamo portare frutti spirituali abbondanti nella nostra vita, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità. Non rendiamo vana la sua preghiera.