Omelia a Montepaolo per l'apertura del monastero delle Clarisse 2019

04/08/2019

Omelia a Montepaolo per l'apertura del monastero delle Clarisse (4 agosto 2019)


Carissime sorelle, grazie per la vostra presenza qui!

Essa è frutto di una scelta ponderata, sofferta, ma decisa. Avete lasciato un grande convento, affidandolo alla chiesa sorella di Faenza. Come i Minori, vi hanno lasciato gratuitamente questo convento. Prima di tante parole, avete dimostrato coi fatti di essere libere dai beni di questo mondo. Di essere donne libere dall’ingordigia, come ci raccomanda Gesù nel vangelo di oggi.

Non è certamente per voi una novità, questa, è un fatto che avevate già dimostrato scegliendo la vita contemplativa all’inizio della vostra professione religiosa, proprio come lo hanno scelto anche le vostre sorelle clarisse, accorse gioiose e numerose questo pomeriggio a fare festa con voi.

Ora non siete più le suore clarisse di Faenza, ma le clarisse di Montepaolo. Siete nel luogo che fu occupato, fin dagli esordi, dal grande movimento francescano. E, soprattutto, da uno dei frati più famosi della storia, sant’Antonio di Padova. Sono ora qui a manifestare la gioia personale e di tutta la comunità cristiana per il vostro arrivo e la vostra presenza. Vi accogliamo con gioia. Vi chiediamo solo di avere un po’ di pazienza. Non siete frati, siete sorelle, con un carisma particolare che va accolto e rispettato. E custodito.

In che cosa consiste il vostro dono? Che cosa siete venute a portare nella nostra comunità?

Il vangelo di oggi si conclude con una affermazione significativa, che può ben descrivere il vostro servizio: arricchirsi difronte a Dio. Credo sia questo il compito principale, di imparare ed insegnare ad arricchirsi davanti a Dio.

E non solo dal Vangelo, ma anche dai santi, e soprattutto dalle sante di questo mese di luglio, ho colto delle belle sottolineature della vostra presenza, come della presenza delle altre clarisse (senza dimenticare le agostiniane di Forlimpopoli).

Condivido con voi sei tappe, sei qualità che evidenziano la giornata di oggi:

La prima tappa ce la offre san Benedetto, da cui ho colto il dono di una comunità fraterna attraente e luminosa. Come i monasteri illuminarono l’Europa, altrettanto la vostra comunità, pur nelle fragilità e debolezze, incoraggi costantemente le nostre comunità a scommettere sulla possibilità di vivere da fratelli.

Seconda tappa, san Bonaventura, lo studioso di Francesco, che ha definito san Francesco colui che ha cercato appassionatamente Gesù. E voi siete e continuate ad essere sorelle cristiane perché siete appassionate di Gesù. Insegnatecelo anche a noi, sempre.

Terza tappa (adesso basta uomini, solo donne sante) Maria di Magdala, la discepola che non scappa, che non si stacca dal sepolcro, sperando contro ogni speranza. Ella attende il Signore, perseverando nel suo amore e verrà esaudita. L’Apostola degli apostoli. Così siate anche voi.

Quarta tappa, Marta di Betania. Donne concreta, ospitale, passionale anche lei. Che dimostra di aver capito la lezione di Gesù e quando Egli viene a trovare Lazzaro morto già da quattro giorni nel sepolcro, se ne esce con una grande professione di fede: “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma so che qualunque cosa chiederai al Padre, egli te la concederà”. La forza della preghiera e della fede nel Signore Gesù. E nella risurrezione. Voi, sorelle carissime, siete le sentinelle della risurrezione.

Quinta tappa, santa Brigida. Madre di famiglia e madre di comunità. Patrona d’Europa, anche lei come Benedetto. Discepola e missionaria. Dentro e fuori la chiesa. In famiglia e nella società. Voi siete qui, ma non siete chiuse, siete garanzia per la missione della chiesa.

Sesta tappa, la preghiera. Domenica scorsa i discepoli avevano chiesto a Gesù, dopo averlo visto pregare: “Signore, insegnaci a pregare”. Insegnateci dunque a pregare, care sorelle, non solo pregate per noi, ma insegnateci a pregare, non solo a dire preghiere, ma a lasciare che il Signore nella preghiera dilati il nostro cuore al suo amore.

Tutto il resto è vanità delle vanità. Insegnateci a discernere le cose, perché sappiamo cogliere quello che veramente conta. Ecco cosa veniamo a cercare quassù e quando andiamo negli altri conventi: cerchiamo donne appassionate di Cristo;

donne che vivono l’esperienza di una comunità vera, dichiarando che è davvero possibile vivere da fratelli e sorelle;

donne che ascoltano il Signore che le ha chiamate per nome, come con Maria di Magdala, e che hanno risposto: “Rabbunì, Maestro, tu solo hai parole di vita eterna”.

Donne che si arricchiscono davanti a Dio.

E non ho ancora parlato di santa Chiara. Le tappe (e i doni) continuano...

La lampada è stata riaccesa sul monte. Ora brilla per tutti noi, per alimentare la nostra fede e la nostra fraternità. Per arricchire davanti a Dio. Grazie ancora, care sorelle per essere qui. Benvenute.