Omelia ai funerali di don Tedaldo Naldi 2021

06/11/2021

Omelia della S. Messa esequiale di don Tedaldo Naldi (6 novembre 2021)



Carissimi fratelli e carissime sorelle di Rocca, san Benedetto, Bocconi, Portico e san Donnino, cari confratelli qui convenuti per le esequie del nostro fratello don Tedaldo, lasciamoci illuminare dalla Parola del Signore e dalla testimonianza di don Tedaldo. Ringrazio in particolare Mons. Lino Pizzi per la sua presenza affettuosa ed orante.

Siamo in molti qui ad accompagnare don Tedaldo e a pregare insieme per lui; desidero ricordare anche coloro che non ci sono, ma che avrebbero tanto voluto essere presenti.

Ne cito solo due: Mons. Tommaso Ghirelli, vescovo emerito di Imola e legatissimo a Rocca e a don Tedaldo e l’ex Sindaco Rosaria Tassinari.

Nella prima lettura san Giovanni diceva di Gesù: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.

Sono parole che racchiudono il senso del nostro essere cristiani, della testimonianza della vita di don Tedaldo e, di conseguenza, delle sue incoerenze e dei suoi peccati, a ragione dei quali siamo qui per celebrare e invocare la misericordia del Signore.

È il punto di partenza della nostra fede: noi siamo amati dal Signore, Egli ha dato la sua vita per noi. Ci ha creati, ci ha accompagnati, ci ha avvolti della sua grazia.

Nella preghiera e nella meditazione quotidiana questo è il punto di partenza e di arrivo, al quale rispondiamo con un grande grazie.

Ci uniamo al rendimento di grazie al Signore che anche don Tedaldo, per tutta la sua vita, ha rivolto al Signore.

L’amore verso gli altri è debole o intenso, forte o superficiale nella misura in cui avvertiamo l’amore del Signore che ci prende. E la fiducia di don Tedaldo nell’amore del Signore è sempre stata molto forte. Ha dato la sua vita per la chiesa e per il vangelo. Lo dimostra il suo zelo fino all’ultimo e in tutte le comunità dove si è messo a servizio.

La fede di don Tedaldo, a detta di tutti coloro che lo hanno conosciuto, era una fede forte, convinta. Anche nella sua agonia e sofferenza finale, la sua fede risplendeva e incoraggiava gli altri.

Una processione di fedeli e amici al suo letto ha segnato queste ultime settimane.

Don Tedaldo era nato a Rocca il 16 agosto del 1936. Ordinato presbitero per la Diocesi di Modigliana nel 1961, era stato per alcuni anni Vicario cooperatore a Castrocaro. Nel 1969 era partito come missionario per l'Argentina, dove aveva svolto il suo ministero per una decina d’anni. E dove ha lasciato il cuore. Quanto amava la sua Argentina!

Tornato in Italia, era stato Parroco di Vecchiazzano dal 1979 al 1998, e poi, dal 2 novembre 1998 (23 anni), Parroco di Rocca S. Casciano, e, qualche anno più tardi, anche Amministratore di Bocconi e di S. Benedetto in Alpe. E serviva anche Portico, che don Tedaldo ha guidato con tanta generosità e impegno.

La sua fede attingeva ogni giorno alla mensa del Signore. Abbiamo ascoltato dal vangelo una delle espressioni più forti e coinvolgenti per tutti, ma in particolare per un prete – parroco: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

La comunione con il pane eucaristico sorgente dell’amore verso Dio e verso i fratelli, fa parte dell’esperienza quotidiana di un parroco.

Erano mesi che don Tedaldo sentiva che le forze fisiche lo stavano abbandonando e si stava preparando all’ingresso nella casa del Padre. Ma il pane di vita non gli mancava mai!

La morte fisica è la fine di tutto su questa terra. Ma, nella fede, inizia una nuova vita. Don Tedaldo non è mai stato solo, c’era con lui l’affetto dei suoi familiari. Esprimiamo il nostro cordoglio alla sorella Oriana, al fratello Mauro, ai nipoti Fiorenzo e Antonella, ai parenti

C’era la vicinanza di don Rudy, che ringrazio per l’amore e lo spirito di servizio di questi ultimi mesi in particolare.

E c’era l’amicizia umana e spirituale con don Marcello. Abbiamo letto tutti la lettera comparsa nella rubrica delle lettere al Direttore di Avvenire. La descrizione della loro amicizia e del loro sorreggersi a vicenda durante le celebrazioni dell’Eucaristia. Li ringraziamo per questa testimonianza.

Don Tedaldo ha lasciato questa terra, pochi minuti dopo il giorno della memora di san Carlo Borromeo, un grande pastore e testimone fedele della Chiesa.

Un pastore fedele, zelante, che ha dato la vita per i fratelli e le sorelle del suo tempo. Preghiamo il Signore, perché mandi nuovi servitori del vangelo.

Cari fedeli, anche a nome di don Tedaldo, pregate per le vocazioni, testimoniate anche in questo modo l’amore per la Chiesa.

Il Signore mandi operai che si mettano a servizio con spirito comunitario, non per servire se stessi ma lì dove e come la Chiesa ha bisogno.

Fede grande nel Signore Gesù Cristo, amore e fedeltà alla Chiesa, amicizia umana sono state alcune fondamentali note di don Tedaldo.

E di questo ringraziamo il Signore.

Insieme ad esse ci sono anche le sue fragilità.

Per queste siamo qui e invochiamo la bontà del Signore e con fiducia presentiamo don Tedaldo alla grandezza della sua misericordia.

Il 2 novembre papa Francesco citò scritto trovato in un cimitero

“Tu che passi, ferma il passo e pensa, dei tuoi passi, all’ultimo passo”.

Tutti avremo un ultimo passo. L’importante è che quell’ultimo passo ci trovi in cammino … Essere in cammino perché l’ultimo passo ci trovi camminando.

Don Tedaldo negli ultimi giorni era immobilizzato dalla malattia ma ancora spiritualmente in cammino e pronto ad incontrare il Signore. Lo ringraziamo per questo e impariamo anche noi a continuare nel cammino personale verso il Signore.