Omelia all'ordinazione diaconale di Doriano Garoia e Filippo Monari 2019

15/06/2019

OMELIA dell' Ordinazione Diaconale di Doriano Garoia e di Filippo Monari

(SS. Trinità - 15 giugno 2019)



Carissimi, giorno di grande festa oggi, per la festa del Dio cristiano: Padre, Figlio e Spirito santo. E gioia per tutta la chiesa di Forlì-Bertinoro, l’ordinazione di due diaconi permanenti. Due sposi, due papà, due nostri fratelli, sostenuti e incoraggiati dalle loro famiglie, che si mettono, per sempre, a servizio della chiesa. E, per questo, li ringraziamo.

Doriano e Filippo imitano con il loro gesto il Signore Gesù che, nell’ultima cena, si è chinato verso gli apostoli e ha lavato loro i piedi. Non dobbiamo vergognarci a servire. A servire i bisogni dell’uomo e della chiesa.

Lo ha fatto Lui, e ci ha detto di farlo anche fra di noi: “Lavatevi i piedi gli uni gli altri”. Non è solo la stola il segno del diacono, ma anche il grembiule.

E quali sono i bisogni da servire? Quali sono i compiti dei diaconi? Essi saranno di aiuto al vescovo e al suo presbiterio nel ministero della parola, dell’altare e della carità, mettendosi al servizio di tutti i fratelli.

Ministri della parola. Cari Doriano e Filippo, è il primo, grande, importante compito che vi chiediamo. Leggere, meditare e osservare la Parola del Signore che viene proclamata ogni giorno nella santa messa quotidiana. Sono i diaconi che leggono il vangelo, sempre. Sia essa il primo vero nutrimento della vostra fede. Non esiste niente che la superi, altre letture servano per comprenderla e viverla ogni giorno.

Siate appassionati del Vangelo. Amatelo e gustatelo. Siate pronti a rendere ragione della speranza che da esso sgorga come una sorgente inesauribile.

Nella Scrittura, così dice la Sapienza di se stessa:

Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine.

Dall’eternità sono stata formata,

fin dal principio, dagli inizi della terra.

La Parola è luce e sapienza della nostra vita.

Ascoltiamo la Parola perché ha sempre tante cose da dirci. Come ci ha appena parlato Gesù, nel suo vangelo: “Ho tante cose da dirvi ma ancora non siete capaci di portarne il peso”.

Gesù continua a parlarci anche oggi; di fronte ai nuovi bisogni ed esigenze, di fronte a tante nuove domande, con lo Spirito di Gesù bisogna dare nuove risposte.

Gesù continua a parlare attraverso lo Spirito. A domande nuove non possiamo dare risposte vecchie.

La Parola ci aiuta a conoscere ed amare il nostro Dio. Oggi è la festa della santissima Trinità. Non è una festa nata da una teoria teologica, ma da quello che Dio ha fatto per noi.

Conosciamo che Dio è Padre, perché ha mandato Gesù, il suo Figlio. Conosciamo lo Spirito, perché con la Pentecoste, esso ha infuso coraggio, gioia, conoscenza ai primi discepoli.

Dall’ascolto all’annuncio. Sempre di più, anche i diaconi saranno chiamati non solo a leggere, ma anche a spiegare e commentare il vangelo, nelle occasioni e circostanze che lo Spirito metterà loro davanti.

Secondo compito: amare i poveri.

Nella preghiera di consacrazione fra poco dirò:

Siano pieni di ogni virtù:

sinceri nella carità,

premurosi verso i poveri e i deboli,

umili nel loro servizio,

retti e puri di cuore,

vigilanti e fedeli nello spirito.

Non so se e quando i poveri siano stati amati davvero. Ma certamente oggi, lo dicono le nostre personali esperienze, lo dicono gli osservatori delle tendenze della nostra società, i poveri non sono poi così tanto amati.

Spesso sono visti con sospetto, talvolta odiati.

Mettiamo subito in evidenza un fatto: il cristiano non ama i poveri perché lo meritano o perché sono amabili, perché sono gentili, simpatici, educati o sorridenti. Non è per motivi umani che il cristiano ama i poveri. Li ama perché sono amati dal Signore e sono la presenza di Cristo fra di noi: “Ogni volta che li avete sfamati, vestiti, visitati, accolti ecc. avete sfamate, vestito, visitato accolto me stesso. Lo avete fatto a me”.

Cari diaconi (mi rivolgo a tutti i diaconi), dovete avere il coraggio di essere scomodi. Fino a che leggete il vangelo, servite all’altare, vestite le dalmatiche anche belle, non date fastidio, e tutti vi lasciano fare, ma appena uscirete di chiesa e servirete i poveri, non vi batteranno sempre le mani. Eppure, sappiate che proprio in quel momento Dio è con voi, perché voi siete con Dio. E state costruendo una società più giusta e fraterna, anche per chi vi ostacola.

La lettera ai Romani ci incoraggia: “Ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza”.

È con la fraternità che noi diamo speranza al mondo.

Terzo compito, l’esempio.

Sempre nella preghiera consacratoria si dice:

L’esempio della loro vita, generosa e casta,

sia un richiamo costante al Vangelo

e susciti imitatori nel tuo popolo santo.

Sostenuti dalla coscienza del bene compiuto,

forti e perseveranti nella fede,

siano immagine del tuo Figlio,

che non venne per essere servito ma per servire.

Cari Doriano e Filippo, date sempre l’esempio di una famiglia e di una vita matrimoniale bella, rispettosa, aperta al prossimo. Una piccola Chiesa! Che trasforma anche i problemi in opportunità per vivere l’amore di Dio.

Voglio ringraziare le vostre spose, per la condivisione e partecipazione alla vostra scelta. Un po’ diaconi lo siete anche voi, Francesca e Azzurra, almeno per la proprietà transitiva: quello che Dio ha unito, l’uomo non separi… Aiutate i vostri mariti ad essere anche diaconi.

Siate esemplari nella preghiera assidua e costante. Da soli, in famiglia, in comunità. La preghiera sia luogo privilegiato di ascolto della Parola del Signore. Siate esemplari nella comunione famigliare…

Un grazie ai figli di Filippo e alle figlie di Doriano, ai genitori e famigliari tutti. Grazie a mons. Lino, che ha fatto discernimento, ai Parroci e a don Giancarlo che ha curato la formazione. Grazie al collegio dei diaconi…

Altre cose in altre occasioni, come dice Gesù:

«Molte cose ho ancora da dirvi. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità». E lo Spirito continua a soffiare …

Conclusione

La missione a voi conferita prevede di esortare e istruire, guidare le preghiere, amministrare il Battesimo, assistere e benedire il Matrimonio, portare il Viatico ai moribondi, presiedere il rito delle Esequie. Ed esercitare il ministero della carità in nome del vescovo o del parroco.

Nel concreto vi si chiede di pregare ogni giorno la liturgia delle ore, partecipare alla messa quotidiana, celebrare i sacramenti con amore e dignità, testimoniare la vostra fede in famiglia e sul posto di lavoro, in modo esemplare. E su tutti, il Servizio ai poveri e ai sofferenti e di amare la chiesa.

Cari Doriano e Filippo, siamo contenti per voi e con voi. Il vostro esempio incoraggi coloro che esitano nel donarsi fino in fondo al Signore. La gioia del vostro servizio sia una testimonianza convinta e convincente per tutti. Buon cammino di diaconato.

Al termine della messa

A Filippo chiediamo di dedicarsi sempre di più alla Caritas diocesana, come organismo che promuove la testimonianza della carità di tutti e di ciascuno. Di continuare a servire la Parrocchia di santa Lucia.

A Doriano chiediamo di continuare il servizio alle Parrocchie del Ronco, nel centro di ascolto e il servizio agli ammalati, in particolare in Ospedale… A tutti e due di rendersi disponibili nella fiducia e nello spirito di condivisione a servire secondo i bisogni che di volta in volta si manifesteranno. E che il vescovo vi indicherà… estote parati.