Omelia all'ordinazione sacerdotale di don Filippo Foietta 2019

22/06/2019

Omelia della Messa di ordinazione presbiterale di don Filippo Foietta nella Cattedrale di Forlì (22 giugno 2019)


Carissimo don Filippo,

è bello per noi essere qui! Il duomo di Forlì è ora il nostro monte Tabor e, proprio come gli apostoli, anche noi oggi esclamiamo: è bello per noi essere qui!

Quali sono i motivi della nostra gioia? Sicuramente la prima cosa che ci riempie di felicità è la tua ordinazione, la tua decisione ponderata e determinata nel rispondere sì alla chiamata del Signore a servire la nostra comunità come presbitero.

È bello per noi essere qui, mentre stiamo celebrando il sacramento dell’eucaristia, memoriale della Pasqua del Signore, fondamento e pilastro della nostra gioia: se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede. E sarebbe senza senso tutto quello che facciamo. E invece, ne siamo davvero certi, Cristo è risorto ed è qui in mezzo a noi: e siamo semplicemente contenti.

È bello per noi essere qui, perché ci sentiamo vera comunità, una comunità fraterna, che non si riconosce solo in questa occasione, ma rafforza, consolida e conferma il nostro costante legame di fratelli e sorelle.

Possiamo contare sugli altri, in ogni momento. Siamo nati nella comunità con il nostro battesimo e la comunità non ci ha mai lasciato. Non è sempre facile la vita comune, ma di certo è più triste e brutto l’isolamento, una vita senza senso.

Il nostro vero peccato è non valorizzare la potenzialità che l’eucaristia custodisce. Non a caso, lo stesso Gesù, nell’ultima cena, ci ha affidato una forte raccomandazione sotto forma di un imperativo: “Fate questo in memoria di me”. Fate. Non ha detto “se potete, se volete, se non avete niente di meglio da fare”. Ha proprio detto “Fate”.

Ecco, caro Filippo, il primo tuo compito: ripetere ogni giorno quello che Gesù ha detto: “Fate questo in memoria di me”. Dirlo con le parole, con una celebrazione che sia sempre bella, anche le celebrazioni eucaristiche feriali, anche in quelle d’estate, non solo in quelle curatissime della prima comunione e della cresima.

Ogni Eucaristia è memoriale di Cristo risorto. Caro don Filippo, le tue eucaristie non siano mai trascurate, banalizzate, distratte… è il luogo della tua testimonianza. Anche se ne dovrai dirne più di una, anche se l’assemblea ti sembrerà un po’ assente o disattenta. Tu vivila sempre con intensità, profondità e amore.

Il Padre, invocato dalle tue parole, santificherà i doni del pane e del vino, e renderà presente il Figlio nel pane eucaristico, ogni volta e in ogni assemblea, piccola o grande che sia, anche se non saranno tutti attenti e consapevoli.

È bello per noi essere qui. Come vedi, Filippo, siamo in tanti ad essere contenti: noi vescovi, i rettori dei seminari di Bologna e di Forlì, i tuoi professori, i tuoi amici seminaristi, gli amici preti, le comunità di santa Sofia e di Forlimpopoli, gli amici di Sappada, naturalmente la tua famiglia, e tanti altri.

Siamo in verità anche un po’ tristi, perché prima di ritrovarci qui per la prossima ordinazione presbiterale dovranno passare anni. Cari amici più giovani, non voglio farvi sentire in colpa, ma so per certo che il Signore sta chiamando qualcuno di voi e questo qualcuno non ha ancora detto di sì. Fidatevi, servire il Signore è bello. Impegnativo, talvolta faticoso, ma è bello.

Perché è bello? Per tre motivi.

Il presbitero benedice come Melkisedek della prima lettura, rende vivo e presente il Signore come ci ha detto san Paolo nella seconda lettura e moltiplica il bene a dismisura come dimostra il vangelo.

Filippo, tu sei chiamato a benedire. Non solo tracciando il segno di croce in chiesa e nelle case, ma di essere tu stesso una benedizione, con la tua vita di fraternità presbiterale.

Sei chiamato a rendere vivo e presente il Signore dove vivi. Sono contento che tu ti sia già inserito bene nella comunità presbiterale di Forlimpopoli. È da lì che si può partire per essere credibili in quello che chiediamo. Se chiediamo comunione e fraternità, dobbiamo innanzitutto viverla noi. La comunione presbiterale (il presbiterio è da ora è la tua nuova famiglia) ti accoglie e aspetta il tuo contributo.

Sulla qualità umana e divina della celebrazione eucaristica ho già detto. Ma voglio raccomandarti l’ascolto e il commento quotidiano del vangelo. È il nostro principale punto di riferimento.

E infine la condivisone del bene. È bello essere preti perché il presbitero moltiplica il bene della comunione e della pace per tutti.

Il clima sociale che stiamo vivendo non favorisce uno sguardo positivo sugli avvenimenti della vita. E invece lo sguardo del prete è lo sguardo positivo del Signore, che sa cogliere il bene nelle persone, che vede e semina i germi del vangelo presenti ovunque.

Ti auguro di avere uno sguardo benedicente, esigente e severo quando serve, ma sempre misericordioso e pieno di speranza. “Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste”.

Infine, chiedo a te quello che ho chiesto anche a don Massimo l’anno scorso, perché è quello che ha chiesto il papa a noi vescovi e chiede sempre ai preti: siate santi!

L’ordinazione è una chiamata alla santità e la chiamata alla santità è la chiamata all’amore del Signore.

Come Gesù lo ha chiesto a Pietro, lo ha chiesto anche a te: “Filippo, mi vuoi bene?”. E tu hai risposto si, lo voglio!

Ti chiedo di continuare ad amare la chiesa. Non ti chiedo solo di servire la chiesa, ma di amarla.

Infine ti chiedo di continuare di amare i poveri. Non è così scontato oggi, amare i poveri.

Carissimo don Filippo, siamo qui in tanti a pregare per te. Posso testimoniarti, per esempio quando sono diventato vescovo, e in altri passaggi della mia vita, tanti hanno pregato e hanno continuato a pregare per me. E ho sentito e sento la forza della preghiera.

Sono qui in particolare anche le nostre care monache dei monasteri di santa Chiara, del Corpus Domini e le Agostiniane di Forlimpopoli. E stanno arrivando anche le clarisse a Montepaolo. Tutte e tutti pregano per te.

Cari fedeli, carissimi tutti, è bello per noi essere qui, oggi. Ma per ricordarci che è sempre bello perché dono di Dio, quando i fratelli e le sorelle si ritrovano insieme.

Abbiamo bisogno di questo cibo che ci nutre e ci rigenera. Abbiamo bisogno di costruire insieme una comunità fraterna, attraente e luminosa. Oggi e sempre. Amen.