Omelia alla festa di San Pellegrino 2019

01/05/2019

Omelia alla festa di San Pellegrino (1 maggio 2019)


San Pellegrino Laziosi è l’unico santo forlivese del secondo millennio.

Colpiscono le due vite di san Pellegrino, quella prima e quella dopo la sua trasformazione interiore, la sua conversione.

La prima vita era focosa, passionale, schierata e senza mezze misure. Vissuta principalmente contro il potere temporale della chiesa, essendo lui partigiano dei Ghibellini (anche Dante Alighieri, era definito “ghibellin fuggiasco” sebbene questo non vada frettolosamente interpretato come un segno di mancanza di fede…).

Pellegrino era talmente infiammato contro la Chiesa nella sua dimensione secolare e terrena, che nel 1282 (l’anno del Sanguinoso Mucchio, secondo la testimonianza di Dante), durante la visita del frate servita San Filippo Benizi, mandato dal pontefice per riportare la pace in città, il futuro santo si scagliò proprio contro l’emissario papale intento nella predicazione, appioppandogli pubblicamente due manrovesci.

Tuttavia, assai più forte e poderoso fu lo schiaffo morale che gli restituì Padre Filippo Benizi, nel momento in cui gli porse anche l’altra guancia affinché Pellegrino “finisse il lavoro”.

Fu questo inaspettato gesto a dare il via alla sua reazione a all’inizio della conversione.

Quando qualche volta leggiamo, magari con un velato sarcasmo o cadendo in facile ironia, la pagina del vangelo dove Gesù invita a porgere l’altra guancia, ripensiamo a san Pellegrino. Egli si convertì proprio vedendo applicato alla lettera questo brano evangelico da fra Filippo.

Ripensavo a lui anche in questi giorni, quando, di fronte alle violenze, perfino i cristiani sono tentati di credere di più al dente per dente e all’occhio per occhio invece di fidarsi (e affidarsi) della legge della misericordia.

Rispondere al male con il male, non produce niente di bene. Non si fa altro che continuare a seminare il male, la violenza, lo spirito di vendetta. E così il mondo peggiora. Ma peggiorano anche le famiglie, le comunità, le amicizie …

Pellegrino ha avuto la fortuna di incontrare un santo nella sua vita. Anzi, io dico, ha avuto la fortuna di incontrare un cristiano.

Dopo di che, chiese ed ottenne di entrare nell’ordine dei Servi di Maria. Abbracciò uno stile di vita straordinariamente rigido e rigoroso, contrassegnato in particolare dall’isolamento e dal silenzio, scandito dalla costante preghiera.

Anche nella sua seconda vita, il carattere di Pellegrino non cambiò, rimanendo determinato, passionale ed esigente, ma stavolta per un altro scopo.

Ma, san Pellegrino, è punto di riferimento per i malati, venendo guarito miracolosamente da una grave malattia.

A 40 anni il medico del convento servita forlivese gli diagnostica un tumore osseo alla gamba destra e decide che bisogna procedere all'amputazione. Operare l’amputazione di una gamba, voleva dire praticare una “vera tortura senza anestesia o calmanti del dolore! Un intervento pericolosissimo senza antibiotici!” La notte prima dell'operazione, Pellegrino si prostra davanti al crocefisso, trascorre lì tutta la notte in orazione. Durante il ha una visione: il Crocefisso si piega verso di lui, mette la mano sulla sua piaga e gli dice: «Alzati, sei guarito!».

“Affidati a lui ed egli ti aiuterà; segui la via retta e spera in lui”, diceva nella prima lettura dal Siracide.

Da questo fatto prodigioso, il santo forlivese acquista la fama di protettore dei malati di tumore. A lui si rivolgono i malati per invocare la guarigione, a lui anche noi, oggi, rivolgiamo fiduciosi le nostre preghiere.

Anche noi, seguendo il consiglio di Gesù: chiedete e vi sarà dato”, rivolgiamo una preghiera, attraverso san Pellegrino, a favore di tutto il personale medico dei nostri ospedali e dei presidi sanitari. Così come l’altro ieri abbiamo pregato santa Caterina, patrona delle infermiere della croce rossa; la patrona d’Italia e d’Europa sostenga tutti coloro che si chinano sulle piaghe dei corpi sofferenti.

Ricordavo l’anno scorso come la salute è frutto di un lavoro di squadra.

La salute come frutto di uno stile di vita, che non dipende solo dalla genetica, ma da un insieme di fattori sociali, culturali, psicologici; e dipende anche dalla collaborazione degli altri.

Soprattutto preghiamo perché san Pellegrino guarisca il cuore e gli animi travolti dall’odio, dal rancore, dal risentimento, dalla voglia di vendicarsi. Perché incontrino persone capaci di perdonare, di vincere il male con il bene.

Perché si fermino le parole che dividono, invece di unire.

San Pellegrino, continua a pregare per noi. E noi continueremo ad imitarti sulla via della santità personale e comunitaria, per la felicità vera di tutti.