Omelia alla festa di San Rufillo 2019

16/05/2019

Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”.

Alcune settimane fa, papa Francesco con un gesto molto evangelico stupì a tal punto che alcuni rimasero scandalizzati, quando si mise in ginocchio a baciare i piedi dei leader del Sud Sudan perché «il fuoco della guerra si spenga una volta per sempre nel Paese africano. La gente è esausta dai conflitti del passato. Vi chiedo come fratello – supplica con grande forza il Papa – rimanete nella pace».

Ecco, a me in quel momento venne in mente proprio il brano di Isaia che abbiamo appena ascoltato: “Come sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace”.

È lo scandalo della lavanda dei piedi che continua.

Un convinto costruttore di pace lo è stato anche san Rufillo, primo vescovo e patrono della diocesi di Bertinoro prima e di Forlì Bertinoro ora, insieme con il suo contemporaneo san Mercuriale.

Che san Rufillo fosse un costruttore di pace ce lo ricorda anche il sermone che san Pier Damiani tenne in suo onore, riportando anche il suo testamento spirituale:

“Guardatevi, o dilettissimi, dalle contese, amate la pace, siate testimoni di carità, affinché fregiati di questi ornamenti possiate presentarvi sereni davanti alla potenza del sommo giudice”.

Sono le sue parole, che facciamo risuonare ora qui, dopo 16 secoli. “Amate la pace”. In un mondo pieno di guerre e di tensioni, amate la pace.

L’altra sera, durante un convegno di presentazione della mostra allestita qui in duomo, è stata richiamata una circostanza purtroppo vera ed attuale, definendo la situazione odierna come una terza guerra mondiale a pezzettini.

Mi ha colpito, in particolare, che proprio i cristiani perseguitati della Siria siano i primi a portare aiuti concreti ai musulmani, a loro volta colpiti dalle conseguenze della guerra.

Amate la pace!

È un messaggio e un impegno che qui e ora tutti noi siamo chiamati ad ascoltare e diffondere.

Impegniamoci a non sottovalutare segnali di disprezzo, indifferenza, ostilità, rancore, risentimento, che troppo spesso rilanciamo nei nostri rapporti quotidiani. Lo sappiamo bene che abbiamo tra le mani è un dono ma anche una responsabilità preziosa, perché la pace è difficile da costruire e custodire e molto facile mandare in frantumi.

Amate la pace!

Nella seconda lettura, abbiamo ascoltato le parole di raccomandazione di san Paolo a san Timoteo, un altro vescovo: “Carissimo, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l’imposizione delle mani. Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza e di saggezza. Non vergognarti dunque della testimonianza da rendere al Signore nostro…”.

Ecco la sorgente della vera pace, che dobbiamo continuamente ravvivare, che abbiamo ricevuto innanzitutto nel nostro battesimo e nella eucaristia che celebriamo.

È davvero qui, cari fratelli e sorelle, che noi ravviviamo la nostra speranza, riuniti attorno alla stessa tavola, mangiando insieme il pane del cielo, che ci dà vita e ci rafforza, che ci sostiene nel cammino della vita e che ci aiuta a vincere le nostre debolezze e le minacce che attentano alla nostra vita.

Siamo nel paese di Artusi, artista nell’arte culinaria. Si dice che siamo ciò che mangiamo e che la cultura di un popolo si vede a tavola.

Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo il cibo spirituale che ci dà la vera vita. Che alimenta la nostra fede, senza la quale essa può soltanto morire. La fede, infatti, si spegne se non è costantemente nutrita e alimentata.

Ma se non ci nutriamo, se non ci lasciamo assimilare dal suo corpo, ecco che viene meno anche la nostra fraternità, il legame che ci unisce.

Abbiamo una grande testimonianza da dare, oggi. Il Signore ha bisogno di noi, per diffondere il Regno di Dio.

Il Signore, come ha fatto con i primi 72 discepoli, manda oggi ciascuno di noi con questa consegna: “Andate: dite in ogni casa: Pace a questa casa. E annunciate: Il Regno di Dio è vicino”.

Abbiamo un compito e una missione da adempire.

Il vescovo Rufillo, con san Mercuriale vescovo di Forlì, si recò alla tana di un drago, che minacciava la vita e la pace dei loro fedeli e insieme lo vinsero.

Ce lo chiediamo anche quest’anno e ce lo chiediamo sempre: quali sono i mali di oggi da cui difendere il popolo cristiano?

Ma, soprattutto, come vinciamo le sfide di oggi?

Costruiamo cammini di pace e umanità, anche nei luoghi e negli ambiti dove di solito si alimentano i conflitti.

Dimostriamo che è possibile essere uomini e donne di pace anche nella politica, nell’uso dei social network, nel traffico concitato, nei conflitti di lavoro, nella sofferenza e nella povertà. Anche qui è possibile essere costruttori di pace e di amore.

Nella comunione e nella fraternità noi troveremo la forza per vincere ogni tentazione di male che minaccia anche noi cristiani.

Come sono belli i piedi di coloro che annunciano la pace. Sentiamo il bacio del Signore sui nostri piedi e sulle nostre mani e le nostre dita. Basta poco per seminare zizzania, ma basta poco anche per portare la pace.

Se siamo un cuor solo e un’anima sola, tutto sarà possibile.