Omelia alla giornata d'inizio di Comunione e Liberazione 2019

28/09/2019

Omelia alla giornata d'inizio di Comunione e Liberazione (28 settembre 2019)


1. Lazzaro e il ricco sfondato. Ma cosa ha fatto di male questo ricco? In fondo, si divertiva. Lui poteva. Lo faceva mettendo del suo. Non uccideva nessuno e nemmeno rubava. Amava anche la famiglia, come vedremo.

Di cosa viene incolpato, allora, da meritare addirittura l’inferno?

Di una cosa sola: non vedeva il povero e, se lo vedeva, lo scansava. Non gli ha dato neanche una briciola. Forse neanche lo minacciava. Non ha chiesto alle forze dell’ordine di portarselo via, con la scusa che la sua presenza disturbava gli invitati. Non gli ha detto “Vai a lavorare, tornatene a casa tua…”. Dico di più, si ricordava perfino del suo nome…

Ma allora quale era la sua colpa? La colpa del ricco era che non si sentiva responsabile del povero Lazzaro. Non era stato lui la causa dei suoi mali, e non si sentiva in dovere di soccorrerlo. Tutto qui. Serve che dica qualcosa per spiegare qual è il messaggio di Gesù valido anche per i nostri giorni?

2. Per noi cristiani c’è un motivo in più per aver cura di Lazzaro. Diceva don Giussani: “Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo”. Anche oggi, infatti, è come quell‘oggi del ladrone Come oggi è a un soffio da te e da me, “coperto di piaghe” – “bramoso di sfamarsi di quello che cade dalla nostra mensa”, mendicando cioè un frammento della nostra vita sfregiata dal peccato.

Per raggiungerci, Gesù ha assunto la nostra natura di poveri Lazzaro: è Lui che, oggi, giace alla nostra porta, sulla soglia della nostra vita mondana, orgogliosa e arrogante. Gesù si è fatto Lazzaro perché potessimo riconoscere la nostra realtà; ha bussato al nostro cuore vestito della stessa nostra debolezza per svegliarci dall’inganno della superbia e della superficialità. Ci chiede le briciole, per dirci che anch’esse sono importanti e decisive. Lazzaro le voleva, gli bastavano, come a tuo figlio, o a tua sorella…

3. Un’ultima osservazione. Chi si salverà? Cosa fare per non finire come il ricco, dal momento che noi non siamo certo Lazzaro? Il ricco ha cercato prima di salvare se stesso, tentando di servirsi di Lazzaro (“Mandalo a intingere un po’ di acqua…”), ma poi ha cercato di salvare la famiglia. Era buono, in fondo. Forse faceva parte del popolo della famiglia… anche facendo risuscitare Lazzaro. Ma Abramo allora, con autorità, chiude una volta per tutte la discussione: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neppure se qualcuno risorge dai morti saranno persuasi”.

Parole definitive, eppure ancora oggi molti cristiani faticano ad accoglierle, perché sono convinti che le Scritture non siano sufficienti, che occorrano miracoli straordinari per condurre alla fede…

Ricordo quando stesso Gesù raccomanda le Scritture:

Gesù, il Risorto ricorderà agli Undici: “Bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi” (Lc 24,44).

Dirà ai due discepoli in cammino verso Emmaus: “‘Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i Profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?’. E, cominciando da Mosè e da tutti i Profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24,25-27).

E, poi, c’è la nostra carta d’identità: nella professione di fede il cristiano confessa che “Cristo morì secondo le Scritture, fu sepolto ed è risorto il terzo giorno secondo le Scritture” (1Cor 15,3-4).

Conclusione. Questa parabola ci scuote per due motivi, collegati. Scuote soprattutto noi che viviamo nell’abbondanza di una società opulenta, che sa nascondere così bene i poveri al punto di non accorgersi più della loro presenza; ci sono stranieri emarginati e disprezzati, ma noi ci sentiamo autorizzati a non condividere con loro i nostri beni. Il Signore chiede la compassione di una briciola!

Diceva san Vincenzo de’ Paoli: “Se stai pregando e un povero ha bisogno di te, lascia la preghiera e vai da lui. Il Dio che trovi è più sicuro del Dio che lasci”.

I Padri della chiesa, di fronte alle necessità dei poveri, arrivavano a vendere gli oggetti preziosi della chiesa, perché non erano così importanti quanto la volontà del Signore.

“Il primo miracolo è accorgersi che l’altro esiste, che il povero esiste” diceva Simon Veil. Si salva chi ama…

Nel giorno del giudizio scopriremo che Dio sta dalla parte dei poveri, scopriremo che a loro era indirizzata la beatitudine di Gesù, che ripetiamo magari ritenendola rivolta a noi.

Ma ci scuote anche come cristiani, così incapaci di ascoltare la Parola del Signore, l’unica che purifica il nostro sguardo.

C’è tutto nella Parola di Dio, sta a noi ascoltarla. È il segreto della vita e della nostra salvezza. Della nostra felicità. Ascoltiamola! Vangelo e poveri, è la sintesi della fede!

Chi ama, vede. Chi non ama, non vede nessuno… Il vangelo ci insegna a vedere per amare.

Alle 20.00, durante la celebrazione di apertura, alla quale vi invito a partecipare, come avete fatto l’anno scorso, presenteremo gli orientamenti pastorali di quest’anno che portano un titolo: “E’ bello per noi essere qui!” E’ l’esclamazione di Pietro sul Tabor durante la trasfigurazione, quando Gesù conversa con Mosè ed Elia, emblemi della Torà, delle Scritture.

A sottolineare come è nella bellezza della liturgia, del nostro trovarci in assemblea, che noi, insieme, incontriamo il Signore che ci parla e fa comunione con noi. E da quella esperienza viva, noi ripartiamo per andare in mezzo agli altri. La fraternità è custodita dall’ascolto della Parola, e dalla comunione con Gesù vivo e presente nella sua comunità.