Omelia alla messa dell'Epifania 2020

06/01/2020

Omelia alla messa dell'Epifania (6 gennaio 2020)


Oggi celebriamo la festa dell’Epifania, cioè la “manifestazione” del Signore. Il Cristo è appena nato, non sa ancora parlare, e tutte le genti – rappresentate dai Magi – possono già incontrarlo, riconoscerlo, adorarlo. Dicono i Magi: «Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo» (Mt 2,2). Questi Magi erano uomini saggi, di regioni lontane e culture diverse, e si erano messi in cammino verso la terra di Israele per adorare il re che era nato. La Chiesa da sempre ha visto in essi l’immagine dell’intera umanità, e con la celebrazione di oggi, della festa dell’Epifania vuole quasi indicare rispettosamente ad ogni uomo e ogni donna di questo mondo il Bambino che è nato per la salvezza di tutti.

L’Epifania, perciò, mette in risalto l’apertura universale della salvezza portata da Gesù. La Liturgia di questo giorno acclama: «Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra», perché Gesù è venuto per tutti noi, per tutti i popoli, per tutti!

In effetti, questa festa ci fa vedere un incontro frutto di un duplice movimento: da una parte il movimento di Dio verso il mondo, verso l’umanità (tutta la storia della salvezza, che culmina in Gesù) e dall’altra parte il movimento degli uomini verso Dio; pensiamo alle religioni, alla ricerca della verità, al cammino dei popoli verso la pace, la pace interiore, la giustizia, la libertà.

Tutto vero, ma cosa pensate, che i Magi non siano rimasti sorpresi e perplessi dalla visione del bambino?

Hanno percorso chilometri, hanno seguito una stella, hanno immaginato di incontrare un figlio di Re, come in realtà lo era, ma lo trovano adagiato su una mangiatoia.

Anche l’artista dell’adorazione dei Magi, opera che si trova all’ingresso della facciata della Basilica, cerca di venire incontro alla sorpresa dei Magi, vestendo il piccolo Gesù come si vestivano i figli degli Imperatori, dandogli anche un taglio dei capelli adatto; Maria sembra una regina nell’atteggiamento e nel vestito: certo era una regina, ma non come le regine di questo mondo.

La meraviglia dei magi è la nostra meraviglia.

Ci chiediamo, ancora oggi, come è possibile tutto questo. Il Figlio di Dio, che si toglie tutte le insegne del Principe, si fa trovare povero e umile. Eppure i Magi, nonostante i dubbi e lo stupore, portano a termine la loro opera, di adoratori del Figlio di Dio.

Nell’adorazione dei Magi, come dei pastori, si verifica un duplice movimento; da una parte c’è Dio, che è attratto dal suo amore verso di noi. È l’amore per noi: siamo suoi figli, egli ci ama, e vuole liberarci dal male, dalle malattie, dalla morte, e portarci nella sua casa, nel suo Regno. «Dio, per pura grazia, ci attrae per unirci a Sé» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 112).

Ma anche da parte nostra c’è un amore, un desiderio: il bene sempre ci attrae, la verità ci attrae, la vita, la felicità, la bellezza ci attrae…

Avviene nella fede quello che avviene in questi giorni di fronte alla lunetta: la bellezza della lunetta ci attrae e noi rendiamo omaggio alla sua bellezza, lasciandoci contagiare dal suo messaggio.

Mi colpiscono i Magi scolpiti mentre dormono e ascoltano, come indica la loro mano destra.

Siamo noi, oggi, che ascoltiamo forse assonnati, il messaggio: “Tornate per un’altra strada”.

Sì, carissimi fratelli e sorelle, cambiamo strada! Non torniamo alla vita di prima, come se niente fosse capitato.

L’incontro con Cristo, se è vero, non lascia indifferenti.

I magi hanno ascoltato la Parola del Signore, ora tocca a noi ascoltarla.

I magi, dopo tanta strada, hanno capito e continuano a seguire la Parola del Signore che si era manifestata fino a quel momento nella luce di una stella, ora nella voce di un angelo.

Lo Spirito di Dio continua a parlare, la sua parola non è incatenata, non è stata proclamata una volta per sempre, ma continua ancora oggi.

E non è affatto Parola inefficace, fa cambiare strada!

Dei Magi, poi, colpisce sempre la provenienza. Sono di terre lontane. Stranieri. Non sono ebrei. Sono di diverse culture.

Nella rappresentazione della lunetta, c’è un particolare raro, i magi sono di diverse età: un anziano, un adulto e un giovane.

Tutti adorano il Signore. Si spogliano davanti al bambino. Non si può stare davanti al Figlio di Dio con la corona e con i vestiti del rango di appartenenza. E fanno doni non di poco conto: oro, incenso e mirra. Manca il dono più importante: il tempo del viaggio, durato forse mesi, è un dono al Bambino.

Per stare davanti al bambino ci vuole umiltà, ci vuole generosità, ci vuole pazienza. E perseveranza. Ci vuole fiducia nella Parola del Signore che si manifesta in diversi segni.

Tornando alla lunetta, non è un caso che l’adorazione di magi sia posta all’esterno della chiesa.

Essa è per tutti, perché i magi rappresentano tutte le genti. E tutti possono imparare la lezione dei magi: andare incontro agli altri con umiltà, con generosità, con pazienza…

Domenica prossima celebreremo la festa del Battesimo di Gesù, una seconda epifania, che conclude il tempo di Natale. Ma per tutti noi, con oggi, si concludono le feste di Natale.

È un dono unico, il Natale, che coinvolge tutti. Il messaggio profondo e universale del Natale e dell’Epifania è la fraternità.

Nel bambino vediamo la nostra comune origine. Che vale sempre. La lunetta di san Mercuriale ce lo ricorda sempre, anche quando nei prossimi giorni o mesi le daremo una veloce occhiata, presi come saremo dalle nostre tante occupazioni. Una luce nuova si è accesa, non spegniamola. La luce dell’amore di Dio per tutti. Raccogliamo l’invito:

Prendiamoci cura gli uni gli altri a partire da chi ci sta accanto. Non occorre andare lontano. E per un cristiano, nessuno è lontano…