Prese il pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”.
Cari amici, un segno di fraternità in quest’anno difficile ci è stato sottratto: la lavanda dei piedi. È già il secondo anno che succede. Ma, forse, ci fa bene privarcene, forse ne comprenderemo meglio il significato il prossimo anno. Sì, perché ci accorgiamo dell’importanza di una cosa quando ne siamo privati.
Ma ci rimangono altri due segni. Il primo è lo spezzare il pane. Questo racconto lo troviamo nella seconda lettura di san Paolo, che non era presente all’ultima cena e ha trovato questo segno già in uso nella prima comunità cristiana, fin dall’inizio. La domenica, il giorno del Signore, i cristiani si ritrovavano nelle loro case, a piccoli gruppi; facevano memoria della morte e risurrezione di Cristo, attraverso il segno lasciato da Gesù stesso.
Non il segno della croce, ma lo spezzare il pane. Eppure hanno lo stesso significato. Attenzione, non il pane, ma lo spezzare il pane. Il pane certamente ricorda che Gesù si è fatto cibo per noi. Ma il pane resta sulla tavola, se non viene spezzato. Ciò che rende presente Gesù, nell’ultima Cena come in tutte le nostre messe domenicali e feriali, è il pane spezzato. Se mangio il “mio” pane, non c’è nessuna condivisione che possa rendere Cristo presente. Lo diceva anche Paolo, rimproverando gli abitanti di Corinto: “Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore. Ciascuno infatti, quando siete a tavola, comincia a prendere il proprio pasto e così uno ha fame, l’altro è ubriaco” (1 Corinzi 11, 20-21).
Per questo non può esserci eucarestia se non ci sono uomini e donne che mettono in comune il pane; quel pane che, benedetto e spezzato, viene distribuito come segno e strumento della presenza di Dio in mezzo a noi, punto di partenza e fondamento dell’attenzione e della cura reciproca.
Non può esserci eucarestia se il mezzo che usiamo per metterci in contatto non permette lo spezzare del pane. Non nasce la fraternità cristiana se non spezziamo il pane in comunità, in famiglia, nei gruppi.
Il secondo segno è il grembiule, anzi un asciugamano. Sottolineo il gesto solenne di Gesù. Gesù celebra il suo Pontificale. Il vangelo ne coglie la solennità con queste parole. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava… Intanto sottolineo la risposta di Gesù al tradimento. La sua risposta non è di uno che è avvilito, sconfitto, disgustato, disperato, irato: si alza da tavola. Gesù reagisce al male con il bene. Il bene è ancora più grande e sorprendente del male. Depone le vesti, prende un asciugamano, se lo cinge attorno alla vita e comincia a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano.
Ho la pretesa di pensare che incomincia da Giuda. È lo stile di Gesù: rispondere al tradimento, all’odio, all’offesa, al risentimento, con l’amore. Con il servizio. Lava i piedi dei discepoli. Non c’è nessuno nella storia, fra i capi di Stato, fondatori di religioni, dottori o personaggi importanti che lavi i piedi a qualcuno. Non si fa.
Spezzare il pane, condividere la propria vita, lavare i piedi, mettersi a servizio di tutti, con amore e gratuitamente.
In ogni caso, i discepoli lo tradiranno. Giuda non si convertirà. Eppure, quel gesto non sarà inutile. Resterà nella storia e verrà seminato nel cuore degli uomini. E in molti di loro attecchirà il seme della condivisione e del servizio e porterà frutto.
E lo si vede in quasi tutti gli apostoli, nelle donne che lo seguivano, in tanti papà e mamma, figli, uomini e donne provati dal dolore.
Non sono di estrema attualità questi gesti? Certamente sì. Li abbiamo visti in coloro che hanno curato anche quelli che negavano l’esistenza del virus e non usavano protezione. Lo vediamo ogni volta che i genitori amano i propri figli anche quando loro li offendono e non li ascoltano. Potremmo continuare….
Il mondo, anche oggi, ha bisogno di una svolta. Vincere il male con il bene. Spezzare la propria vita, condividerla, mettersi a servizio gli uni gli altri. Indossiamo tutti l’asciugamano. Qui è facile.