Giorno di festa il 6 aprile a Dovadola dove si è svolto il primo appuntamento delle celebrazioni per il centenario della morte di Madre Maria Luisa Zauli, fondatrice delle Francescane dell’Immacolata di Palagano originaria del paese. Ad accogliere nella Badia le suore Francescane, italiane e malgasce, altre religiose, i bambini e le famiglie della scuola materna che le Francescane gestiscono in via Cantoni a Forlì il parroco, don Giovanni Amati, e la Madre generale suor Armanda Debbi.
E in Badia, dove Madre Zauli fu battezzata nel 1860, si è svolto il primo momento della festa con il saluto di suor Armanda: “La celebrazione del centenario è per noi occasione preziosa di guardare con occhi nuovi Madre Maria Luisa, fondatrice della nostra famiglia religiosa, e di ricordare con gratitudine gli inizi della sua e nostra storia. Una bella occasione di festa con amiche e amici cari, con le persone che conosciamo, che incontriamo nelle nostre case e nei luoghi in cui viviamo e operiamo”.
Poi con un breve percorso ci si è spostati in piazza Marconi, per l’omaggio alla lapide che nel 2000 fu posta sulla casa natale della fondatrice. Ai presenti si è aggiunto mons. Livio Corazza e il sindaco, Francesco Tassinari che ha portato i saluto a nome dell’Amministrazione comunale ringraziando per la possibilità di: “conoscere e riscoprire questa figlia illustre della nostra comunità”.
Quindi ritorno alla Badia per la celebrazione della messa presieduta dal Vescovo e animata dalla corale parrocchiale di Dovadola. La preghiera è iniziata presso il fonte battesimale, accanto al sepolcro di Beata Benedetta con il canto dei bambini: “Grazie per la vita che ci hai dato, grazie o nostro Dio per il creato…” L’OMELIA DEL VESCOVO
Il primo motivo che ci ha messo insieme questa mattina lo abbiamo cantato nel salmo responsoriale: Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.
Ringraziamo il Signore che ci ha fatto incontrare nella settimana più bella dell’anno: l’Ottava di Pasqua!
Esiste anche il detto: sono contento come una Pasqua! La gioia pasquale nasce dalla speranza che la morte, il male, il peccato, la cattiveria ci fanno soffrire ma non ci vincono e non ci spaventano, perché Gesù è vivo e ci vuole vivi, ora e per sempre!
E pasquale è il motivo che ci ha fatto incontrare qui, questa mattina: lo Spirito di Cristo si è dimostrato vivo nelle Francescane dell’Immacolata di Palagano. Con loro ringraziamo il Signore per il dono della loro fondatrice, a cento anni dalla sua morte. Madre Maria Luisa è stata lo strumento attraverso il quale il Signore ha fatto sentire la sua presenza e la sua voce.
Voi, carissime sorelle, siete contente di aver seguito Gesù, come amico e maestro, nella forma di vita del discepolo Francesco: della povertà-piccolezza, della fraternità e della passione-coraggio per Cristo.
Sembrano valori d’altri tempi. Valori impossibili da vivere oggi, per uomini e per donne del XXI secolo. Ma, in fondo, sono sempre stati ideali impossibili. Madre Maria Luisa, e chi come lei, segue il vangelo di Gesù Cristo nella forma e nella radicalità di san Francesco, propone infatti ideali di vita che vanno controcorrente. Eppure, è proprio seguendo queste scelte che l’umanità si salva dallo smarrimento e dalla fine. La prima via è quella della povertà e della piccolezza.
Tutto parla di piccolezza nella vita di suor Maria Luisa e della Congregazione da lei fondata.
Piccolo è il paese di Dovadola, piccolo è il paese di Palagano dove è vissuta, piccola la comunità religiosa. Piccola, ma tenace e aperta al mondo.
Anche nella prima lettura abbiamo la conferma che Dio ama i piccoli. ”I capi del popolo, gli anziani e gli scribi - riferisce il libro degli Atti degli apostoli - “vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù.” Pietro e Giovanni sono così semplici e piccoli da sembrare innocui. Non suscitarono reazioni negative particolari, li lasciarono andare.
Sono piccoli, ma uniti. Il primo frutto della risurrezione è la rinascita della comunità. I discepoli vivono e si muovono insieme. La piccolezza va insieme alla fraternità. Alla vita comune.
E, infine, la passione. Sono tutti non violenti. Non reagiscono alla violenza che subiscono con violenza. Ma non sono passivi o inermi, testimoniano il loro amore per Gesù e per i fratelli, con grande passione.
I discepoli di Gesù, lo sappiamo, sono arrivati in tutto il mondo. Pietro e Giovanni e tutto il primo gruppo di apostoli ebbero il coraggio di portare il vangelo in tutto il mondo, con determinazione, passione, fede, coraggio.
Come Pietro e Giovanni, così suor Maria Luisa e le sue compagne. Giovanna, questo il suo nome di battesimo ricevuto proprio qui dove siamo, a 13 anni entra (nel 1873) come educanda nel collegio delle Terziarie francescane di Forlì, in via Achille Cantoni. Una parentesi: come ci ricorda don Giovanni, a poche centinaia di metri dal collegio nasceva, 12 anni dopo, don Giuseppe Prati, il famoso e indimenticato don Pippo. Giovanna veste il saio francescano il 28 ottobre 1879, prendendo il nome di suor Maria Luisa di Gesù Crocifisso e pronuncia i voti religiosi l’anno successivo, nel 1880. Il 17 giugno 1881, suor Maria Luisa venne inviata a Palagano di Modena insieme ad altre consorelle, nella comunità che diventerà il primo nucleo di una nuova famiglia religiosa, le suore Francescane dell’Immacolata di Palagano. Se è piccolo oggi, figuratevi allora. Maria Luisa fondò la comunità nella preghiera, nella vita comune e la sostenne con il suo lavoro di maestra per le ragazze del paese. Dalla sua nascita colgo anche il suo amore e devozione per l’Immacolata concezione di Maria. Sr. Maria Luisa è nata il 9 dicembre, il giorno dopo della Festa della Madonna Immacolata di cui, Papa Pio IX aveva proclamato il dogma dell’Immacolata quattro anni prima. E nel 1858, due anni prima, Maria si rivelerà a Lourdes come l’Immacolata, a Bernadette e al mondo intero.
Suor Maria Luisa è vissuta nella piccolezza, nella fraternità e testimoniando con coraggio l’amore per Cristo e per i più piccoli. Una testimonianza che continua.
La comunità forlivese ha ricevuto il dono di ben tre donne fondatrici di congregazioni religiose femminili: suor Maria Luisa Zauli, Clelia Merloni e suor Serafina Farolfi. E poi altre donne testimoni di fede, di coraggio e di amore, anche se vissute con modalità molto diverse, come Beata Benedetta Bianchi Porro, ancora di Dovadola e Annalena Tonelli. Cinque donne.
Cosa possono dire queste donne ancora oggi al nostro tempo, alla nostra Chiesa, ai nostri giovani?
Ci insegnano la via della diversità.
Sono via della santità di Cristo, ma non sono fotocopie. Sono diversissime e nello stesso tempo unite dalla passione per Cristo e dall’amore per i piccoli.
Sono donne felici. Nessuno le ha obbligate, hanno scelto la loro strada nella massima libertà. Tutte con un alto grado di consapevolezza e di preparazione spirituale e culturale.
Sono donne. Con tanta pazienza nei confronti di coloro che non le capivano o non le prendevano sul serio.
Era capitato anche a Maria di Magdala, dice il vangelo: Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Cari fratelli e sorelle, suor Maria Luisa ha ricevuto la fede qui a Dovadola. L’ha accolta nella sua vita fin da ragazza, a sua volta ha trasmesso la fede lì dove era.
Ringraziamo il Signore per il dono della fede.
Ringraziamo accogliendolo e donandolo a nostra volta.
Condividiamolo con gioia. Il mondo attende il vangelo, ne ha bisogno, come la terra quando è assetata d’acqua.
Il Signore ha bisogno di noi, così come siamo.
Immaginate l’azzardo di Gesù, quando ha affidato il la missione di andare in tutto il mondo e a proclamare il vangelo ad ogni creatura, agli apostoli che lo avevano due giorni prima abbandonato o rinnegato. Ma il Signore si è fidato di loro. Ed essi hanno risposto con passione. Facciamo nostro il motto di suor Maria Luisa: “Voglio amare Gesù con tutta la mia passione”.