Omelia nel giorno di Natale 2020

25/12/2020

La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Veniamo da una notte di Natale dove, anche se immersi nel buio e nelle tenebre, i nostri occhi hanno visto una luce di speranza e i nostri cuori sono stati riscaldati e confortati da una fiamma luminosa. Abbiamo acceso le luci nelle case, abbiamo collocato alle finestre un lume, le luci nelle strade, insomma tante luci ovunque, per rendere attuale questo breve ma tanto desiderato e vero versetto del vangelo di Giovanni: La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.

Nella notte di Natale, le tenebre non vincono. Questa notte, come ogni notte di Natale, gli angeli hanno svegliato i pastori e li hanno condotti alla grotta per incontrare Gesù. Il Signore non fa tutto da solo. Chiama degli alleati ad accendere luci di speranza.

Ma dove troviamo la forza per accendere la speranza, se siamo avviliti, impauriti, depressi, sconcertati?

Cari fratelli e sorelle, i pastori non stavano meglio di noi. Erano all’addiaccio per lavoro. Un lavoro senza fine. Giorno e notte. Emarginati ed evitati da tutti. Lontano dalle famiglie. Non c’era festa per loro, schiavi del loro lavoro e della loro condizione. Erano gli ultimi della fila. Gli scartati. Visti con sospetto e disprezzo. E proprio a loro, e a tutti quelli che vivono come loro nel disagio e nella privazione della speranza di un cambiamento vero della propria vita, gli angeli annunziano: Gloria a Dio e pace in terra agli uomini che egli ama.

Gli angeli danno la sveglia ai pastori, e oggi danno la sveglia anche a noi, cari fratelli e sorelle, suonano le loro trombe e ci ricordano che il Signore è in mezzo a noi e ci ama. Non dobbiamo arrenderci. Non abbattetevi!

È Lui la fonte della nostra speranza.

La luce continua a splendere nelle tenebre e le tenebre non la spengono.

È venuta nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

In questi mesi, da quando ci siamo abituati a mettere la mascherina, vediamo solo gli occhi. Parliamo con gli occhi. I nostri occhi, illuminati dalla speranza cristiana, illuminano e incoraggiano da soli.

Ma, se è vero che le tenebre non hanno vinto la luce, è altrettanto vero che non sempre la luce viene accolta.

Per lo meno, non sempre viene accolta la luce, perché si preferisce rimanere nelle tenebre. Ma la luce del Natale e le tenebre, convivono. Anche dentro di noi.Da sempre.

È capitato al primo Natale, a Betlemme. I pastori, i magi, Maria, Giuseppe hanno accolto Gesù. Ma gli abitanti di Gerusalemme, Erode e i sacerdoti, pur sapendo che Gesù era nato, non lo hanno accolto.

La bellezza della nostra fede è che presuppone sempre la libertà. Non si può essere costretti ad amare, così non si può essere costretti a credere e a fidarsi di Dio. I credenti sono credibili se dimostrano di essere persone libere di amare fino in fondo.

Il magistrato Livatino, che verrà proclamato beato fra qualche mese, usava dire: “Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma se saremo stati credibili”.

Cari fratelli e sorelle, che siete venuti in chiesa o che da casa state celebrando con noi la nascita di Gesù, abbiamo una grande responsabilità. Dio nostro Padre ha mandato nel primo Natale gli angeli ad annunziare la venuta del Figlio in mezzo a noi. Oggi tocca a noi, il Signore manda ciascuno di noi.

Dopo la santa messa, vi verrà consegnato un piccolo segno, una candela e un messaggio da portare o da far arrivare a chi può essere tentato di credere che le tenebre abbiano ancora la meglio sulla luce.

È un segno. Come un segno sono state queste settimane dove si è dilatata la solidarietà attraverso migliaia di pacchi dono. C’è del buono nel cuore dell’uomo, esso va coltivato e custodito. E si moltiplica donando. È nel dono di noi stessi che ci arricchiamo in umanità. È dando che si riceve, ci ricorda san Francesco.

Sarà Natale se qualcuno racconta con fede, speranza e carità che vinceremo sì la pandemia, non solo mettendo a disposizione tutte le energie intellettuali ed economiche per la guarigione dei corpi, con medicine o

vaccini efficaci, ma se sapremo costruire un mondo nuovo, dove nessuno sia solo davanti alla malattia e alle fragilità conseguenti; sarà vero Natale se sapremo fare ed essere famiglia.

Cari fratelli e sorelle, nessuno ha paura di un bambino. Un bambino chiede di essere accolto ed amato. Accogliamo il Dio bambino, accogliamo i bambini, non facciamo finta di non aver bisogno dei bambini. “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei cieli”, non riuscirete a costruire un mondo nuovo.

Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio.

Riconosciamo di essere figli, così sapremo vivere da fratelli tutti. Altrimenti torneremo sani, ma in un mondo malato di indifferenza ed egoismo.

E noi invece desideriamo vivere in un mondo pieno di luce. Nel profondo del cuore, ognuno di noi sa che non sono mai le tenebre ad attirare, ma la luce, che sia l’incerta fiammella di una candela o che sia il grande fuoco di un camino o di un falò.

L’augurio per tutti è che sappiamo riconoscere la luce vera, che possiamo avvicinarci a Gesù senza timore delle tenebre, che ci fidiamo del volto tenero e sorridente di un bambino che ci attira a sé con il suo calore.