Omelia nel primo anniversario dell'ingresso in diocesi 2019

22/04/2019

Omelia nel primo anniversario dell'ingresso in diocesi (22 aprile 2019)


«Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane [e a ciascun] cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te” (C.V.1)

Dire “Cristo risorto” e dire “Cristo vive” è la stessa cosa. È la prima conseguenza della sua risurrezione: è presente, cammina con noi, è nostro compagno di viaggio.

Ma i cristiani credono davvero che Cristo è vivo o lo pensano come un profeta del passato?

Ho questo dubbio, quando dimostrano di apprezzarlo ma di non riuscire a trovare il tempo per incontrarlo dal vivo nell’eucaristia, assemblea dove Lui ha assicurato la sua presenza!

Una presenza che ha bisogno di noi per rendersi visibile. Il messaggio di questa giornata è chiaro: la risurrezione di Cristo ha bisogno di qualcuno che la annunci al mondo. Ha bisogno di comunicazione. Non basta essere connessi con Lui, bisogna saperlo comunicare, con fatti e parole.

Gli angeli siamo noi!

Un anno a Forlì

La responsabilità di un vescovo è quella di prendere coscienza che lui, per primo, e tutti i fratelli e le sorelle battezzati, con la loro vita, rendono visibili agli occhi di tutti Cristo risorto.

A cominciare dai neofiti, battezzati la notte di Pasqua.

Allora mi chiedo: sono stato segno di speranza per voi e tra voi? Ho lasciato trasparire la gioia di essere cristiano? Ho testimoniato il vangelo di Gesù, come unico riferimento della mia e nostra comunità? Sono stato padre e fratello in mezzo a voi?

Sant’ Agostino: per voi sono vescovo, ma con voi sono (cerco di essere) un cristiano.

Se questo si è avverato, lo sa il Signore. Se sono servito a questo, ringraziamo il Signore. Se non stato sufficientemente cristiano, chiedo perdono al Signore.

In questi mesi, in questo anno, sono stato contento di essere venuto qui, in terra di Romagna.

Ho trovato tanti motivi di speranza: i giovani, i laici formati, i preti zelanti e sereni. Ho condiviso le preoccupazioni: un cammino di chiesa con tante incognite e sfide che la attendono. C’è una forte richiesta e tanto bisogno di assistenza spirituale, che si trova a fare i conti con una grande mancanza di personale (preti, religiosi e religiose, laici formati). C’è necessità di formazione costante e ben approfondita, a fronte di un aumento di impegni e servizi. Per esempio, non si può passare per la benedizione delle famiglie, compito cui la gran parte di preti dedica i primi mesi dell’anno, e contemporaneamente seguire gli ammalati, prepararsi alle celebrazioni, e leggere e meditare libri formativi. Camminare insieme, nella fraternità, individuando insieme le scelte da fare è la sfida che ci attende. Tutti.

Una parola sulla Pasqua di sangue, preceduta dalle Palme di fuoco.

Due eventi che hanno emotivamente coinvolto tutti. Le fiamme sul tetto della cattedrale di Notre Dame e la strage di cristiani nello Sri Lanka. Fatti che ci fanno sentire uniti, ma nello stesso tempo fragili.

Le chiese non sono solo mura antiche, ma custodiscono la fede di intere generazioni. Sono beni di famiglia che parlano sempre. È la casa comune. Una casa di incontro dove si coltivano i valori della fede e della speranza e dove si costruisce fraternità. Altrimenti sono soltanto musei.

La Pasqua di sangue. La mattina di Pasqua, otto attentati in chiese, durante le messe di Pasqua, e alberghi della capitale, hanno provocato più di 300 morti e il ferimento di quasi 500 persone.

Di fronte a questa ennesima esplosione del male, come reagire? Rispondendo all’odio e alla violenza scadendo allo stesso livello? Credo che abbiamo un solo modo: reagire come Gesù, domandandoci cosa farebbe Gesù se fosse al mio, al nostro posto. Gesù sulla croce è morto per salvare anche coloro che lo hanno crocifisso. L’odio è sempre perdente, non costruisce mai niente di buono per nessuno, neanche per coloro che lo alimentano e ne sono preda. L’odio è l’antidio. Chi usa l’odio è nemico di Dio.

Per questo motivo, abbiamo indetto una veglia di preghiera per le vittime, per i feriti, per i cristiani perseguitati, perché anche con il nostro aiuto e il nostro fraterno sostegno vincano l’odio con l’amore. Una preghiera che va anche per “coloro che sono sostenitori dell’odio”, affinché il Cristo crocifisso e risorto converta i loro cuori e diventino costruttori di fraternità e di pace.

Questa strage conferma l’estrema attualità della Pasqua. Non ci ha rovinato la Pasqua, se ce n’era bisogno l’ha resa ancora più attuale e necessaria. Solo la Pasqua di Cristo salverà il mondo dall’odio e dalla violenza. Abbiamo bisogno di questo passaggio (="Pasqua)" dalla morte alla vita.