Omelia nell'anniversario della morte di don Pippo 2021

07/11/2021

Omelia della S. Messa nel 69° anniversario della morte di don Pippo nella Basilica di S. Mercuriale (7 novembre 2021)



Tra la preparazione teorica dello scriba e la lezione di generosità totale della vedova, il Signore sceglie la vedova. Indica a nostro esempio sia il comportamento che la fiducia in Dio della vedova del vangelo.

Essa è umile. Discreta. Concreta. Senza mezze misure.

Lo scriba invece ama i primi posti, gli piace apparire, usa la religione come uno sgabello. Non mette in gioco niente di sé stesso.

Anche nell’idea di Dio, la vedova supera lo scriba. Lo scriba non guarda Dio, ma mette al centro solo sè stesso, la sua bravura. Si pavoneggia.

La vedova si fida fino in fondo del Signore. E lo fa amando il tempio. Non agisce in solitaria, affida le sue sostanze ad altri. Mette la sua offerta nelle casse del tempio.

Sono due modi di essere e di agire, pur essendo lo scriba e la vedova appartenenti alla stessa religione. Ma praticano due religioni diverse.

Lo vediamo anche in questi tempi, queste due religioni sono presenti anche oggi. Spesso attraversano ciascuno di noi, alcune volte imitiamo lo scriba, altre la vedova. Ma ho la sensazione che tanti critici della Chiesa, e di papa Francesco, credano in un altro Dio, leggano un altro vangelo.

Gli scribi dei nostri tempi non amano i poveri, non si fidano e non si affidano alla Chiesa, preferiscono i confronti intellettuali, non apprezzano il sentir parlare di misericordia.

Gli scribi di ogni epoca si servono di Dio per accreditarsi come i difensori della sua legge. E questo atteggiamento di superiorità e di vanità li porta al disprezzo per coloro che contano poco o si trovano in una posizione economica svantaggiosa, come il caso delle vedove.

La posizione sociale della vedova era a dir poco irrilevante. Era una invisibile.

Ma questa donna va a deporre nel tesoro del tempio soltanto due monetine, tutto quello che le restava e fa la sua offerta cercando di passare inosservata, quasi vergognandosi; proprio per questa umiltà, ella compie un atto carico di grande significato religioso e spirituale. La sua moneta caduta nel tesoro dava solo un tintinnio, diversamente dalle grandi offerte dei ricchi che rimbombavano tanto erano preziose.

E quel gesto pieno di sacrificio non sfugge allo sguardo di Gesù, che anzi in esso vede brillare il dono totale di sé a cui vuole educare i suoi discepoli.

L’insegnamento che oggi Gesù ci offre ci aiuta a recuperare quello che è essenziale nella nostra vita e favorisce una concreta e quotidiana relazione con Dio.

Trovo questo vangelo e questo atteggiamento di Gesù emblematico anche per onorare la memoria di don Pippo. Don Pippo sapeva leggere (anche se ci vedeva poco) l’essenziale cristiano, sapeva scorgere la presenza di Cristo nei poveri.

Seminava di vangelo la sua vita. Con concretezza, amore e continuità.

Don Pippo è stato educatore in seminario, è stato educatore di giovani nel nascente oratorio San Luigi, successivamente affidato ai salesiani, è stato giornalista, dall’occhio lungo.

A questo proposito, mi sono chiesto, da osservatore della realtà, da giornalista, davanti alla vedova che versa una monetina, don Pippo si sarebbe chiesto: ma dov’è la notizia? Apparentemente nessuna. Ma un bravo giornalista che si informa, e senza violare la privacy scopre la povertà di quella donna, la sua generosità e racconterebbe la bella notizia.

Don Pippo è stato difensore della città dall’oppressione nazista, a sprezzo della sua vita, dimostrando anche abilità persuasive sorprendenti.

Aveva grandi doti, ma non le faceva pesare.

Ogni mattina, mi lascio guardare dal suo sguardo che mi accoglie nelle stanze dell’episcopio e chiedo di avere il suo sguardo sulla realtà di oggi.

Il suo sguardo è lo sguardo della donna, vedova, generosa, ma anche lungimirante, che sapeva cosa veramente contasse nella vita. Possedeva la saggezza della vita.

Dava tutto quello che aveva per ottenere in cambio tutta la vita in Cristo.

Una citazione non evangelica, ma che mi è molto piaciuta e, mi pare, molto significativa. E che avrebbe usato anche don Pippo in un qualche suo articolo. È questa. Dice Vasco Rossi nel suo ultimo disco: “Siamo qui, pieni di guai, a nascondere quello che sei, dentro quello che hai”.

Interpreto così questa frase dove mi pare che Vasco condanni questa società che punta sulle apparenze e si dimentica di guardare oltre la superficie, riconoscendo che ogni persona va valorizzata per quello che è ed ha dentro e mai per quello che ha fuori…

La vedova non nascondeva quello che era, dentro quello che aveva. Aveva solo due spiccioli.

Ma ha manifestato con quello che aveva quello che era, una donna innamorata di Dio.

Come don Pippo e tutti coloro che lo hanno preso come esempio, era un innamorato di Cristo.

Preghiamo perché tutti i pastori, il vescovo, i nostri preti, i consacrati e i nostri laici ne seguano le orme. Non ci sarà un campanile da salvare, non mura di pietra da proteggere, ma una Chiesa di pietre vive da custodire e un popolo di uomini e donne da incoraggiare, che cercano di attraversare questo tempo difficile con il cuore e la generosità della vedova del vangelo. Con pochi spiccioli ma con tanta fede in Dio.

Dove ognuno porta la sua monetina, discretamente e umilmente. La affida alla comunità e poi passa la mano.

Tutti avendo il cuore e gli occhi profondi di don Pippo.

Don Pippo ha composto la musica dell’inno della Madonna del fuoco “Di vivida fiamma”. La Vergine Maria, donna povera che si è donata totalmente a Dio, ci sostenga nel proposito di dare al Signore e ai fratelli non qualcosa di noi, ma tutto noi stessi, in una offerta umile e generosa.

Affido a don Pippo l’inizio del nuovo anno pastorale che ha come obiettivo “Ecco faccio nuove tutte le cose”.

Siamo chiamati ad essere uomini nuovi. Non lasciamo che siano le cose vecchie a prevalere, ma la perenne novità di Cristo, che ci ha indicato la via della fiducia in Dio testimoniata da una vedova e da don Pippo. Uomini e donne nuovi costruttori del Regno di Dio.