Omelia nella Giornata di preghiera per la pace
10 marzo 2023
Viviamo nel dramma della guerra in Europa. Siamo qui, come altre volte, e continueremo ancora e ancora, fino a quando ci sarà la pace, nella chiesa di san Filippo Neri, la chiesa dove da alcuni anni celebrano i nostri fratelli cattolici di rito orientale e di nazionalità ucraina.
Amici e fratelli. La guerra continua, ma continua anche la preghiera e la comunione per invocare la pace. Metto di nuovo in evidenza l’evento straordinario, mai avvenuto prima.
Oggi, in tutte le chiese d’Italia, si celebrano le sante messe per la pace in Ucraina. Esse avvengono dentro la catena di preghiera partita dall’Albania il 22 febbraio e arrivata in Italia oggi nella sua 15esima tappa, che si concluderà il 6 aprile in Ungheria, dopo aver coinvolto le chiese cattoliche di 39 nazioni europee, Russia e Ucraina comprese.
Una staffetta ininterrotta di sante messe celebrate per la pace in Europa. Un evento straordinario che dimostra la realtà e la natura della chiesa cattolica.
Ma, ci chiediamo, chi è che non vuole la pace? Invocando da Dio il dono della pace, sembra sia Egli l’unico a non voler la pace.
Se lo preghiamo, siamo tentati di pensare che lo dobbiamo convincere della pace.
Se stiamo alle dichiarazioni, tutti i belligeranti vogliono la pace. Le guerre si fanno per ottenere la pace. Ognuno alle proprie condizioni, ma per ottenere la pace.
Se siamo qui, questa sera, è perché vogliamo invocare il dono della pace di Cristo.
Non vogliamo invocare la pace da Cristo, ma la pace di Cristo. Sembra una piccola differenza, ma è fondamentale la distinzione fra il da Cristo e il di Cristo.
Se è da Cristo, chiederemmo una pace che Lui non ci vuole dare e lo invochiamo: dacci la pace.
Se invece chiediamo la pace di Cristo, significa che chiediamo l’unica pace vera, quella che Cristo è venuto a donarci.
E qual è la pace che vuole Cristo?
La pace di Cristo è una pace vissuta in pienezza, una pace vera, una pace giusta, una pace per tutti.
Nelle letture di oggi vengono descritti due scenari di guerra, due luoghi di conflitto. Un conflitto in famiglia e un conflitto sul lavoro. Conflitti scoppiati per invidia e per volontà di arricchimento.
Nella prima lettura, i fratelli vendono il loro fratello e ingannano il padre, facendogli credere che il figlio prediletto sia stato ucciso; in realtà, lasciano vivo il fratello Giuseppe, ma è come se lo avessero ucciso.
La guerra non è la soluzione. La guerra è un omicidio moltiplicato all’infinito. Distruzione di vite e di relazioni, di ambiente e di risorse. Quanto spreco!
La dimostrazione che è insensato uccidere e distruggere ci viene dalla continuazione del racconto. Dopo alcuni anni, gli stessi fratelli troveranno in Giuseppe un salvatore della loro vita. E Giuseppe, invece di vendicarsi, li salverà. Non si vendicherà, anzi sarà capace di riconciliare e di riconciliarsi. Li accoglierà come viceré d’Egitto, darà loro il necessario per vivere e superare il tempo della carestia. Una riconciliazione ed una pace vera. Se lo avessero ucciso, nessuno li avrebbe salvati.
Nel vangelo, Gesù racconta una parabola drammatica. I contadini si rivoltano e invece di affidare ai servitori la parte che spetta al padrone, massacrano i suoi emissari e si tengono i raccolti. Il proprietario, alla fine, manda qualcuno che ristabilisce l’ordine e spazza via gli usurpatori.
Non c’è speranza per i cattivi e gli infedeli, anche se spesso accade che essi si dimostrino più intraprendenti e più furbi.
Dio, rispetto al padrone, non si vendica e non distrugge, ma interviene e ridona all’umanità ingrata la speranza e la pace.
Anzi, Gesù da pietra d’inciampo diventa pietra angolare.
La pace vera non è frutto della guerra, della distruzione, dell’odio, ma della verità, della giustizia; la pace vera, la pace di Cristo, è la pace che nasce dall’amore.
La pace nasce della giustizia.
La pace non è figlia della paura o del nascondimento della verità, ma è frutto della verità e della giustizia.
La pace vera porta alla fraternità, frutto a sua volta della riconciliazione di Dio e dei fratelli.
Nel vangelo, la pietra scartata, Gesù, prende l’iniziativa; non si vendica e non castiga ma, usando misericordia, conferma la via della pace.
Gesù, così come Giuseppe, il figlio di Giacobbe, non hanno risposto al male con il male; hanno risposto al male con il bene.
Questa sera siamo qui a invocare il dono della pace di Cristo per tutti gli uomini. La pace che Lui ci ha donato, non ci resta che accoglierla nel nostro cuore e nella nostra vita.
La difesa del più debole e il sostegno nella difesa dagli invasori non ci devono far dimenticare che la pace vera scoppierà solo quando e quanto più si avvicinerà alla pace come la intendeva Gesù.
Preghiamo perché la pace di Cristo regni sempre nei nostri cuori. Invocando questa pace, convertendo i nostri cuori alla pace di Cristo, renderemo possibile l’impossibile.