Carissimi, chiunque crede che Gesù è il Cristo, è stato generato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato.
Cari fratelli e sorelle, cosa ci unisce quest’oggi?
Ci sono tre motivi nel nostro ritrovarci e fare festa insieme.
- Primo, se siamo qui, innanzitutto, è perché ci unisce la fede nel Signore Gesù;
- Secondo, se siamo qui, è perché siamo fratelli del Figlio di Dio.
- Terzo, se siamo fratelli, costruiamo la pace giorno per giorno, insieme. Nessuno è estraneo al progetto di Dio, nessuno è straniero.
1. Innanzitutto ci unisce la comune fede.
Il Padre, nel vangelo, si rivolge a Gesù, ma in realtà si rivolge a tutti noi e dice: IN TE HO POSTO IL MIO COMPIACIMENTO.
Compiacersi, sentimento di intima soddisfazione per un bene proprio o altrui. Il Figlio è in fila con i peccatori, e il Padre si compiace, approva, è contento. E sarà così fino alla fine. Anche noi, se siamo qui, è perché siamo contenti di essere discepoli e amici di Gesù. Siamo tutti entrati con Gesù nelle acque del nostro Battesimo. Siamo un tutt’uno con Lui e un tutt’uno fra di noi. Uno sguardo compiaciuto non è uno sguardo da spettatori, ma di chi si coinvolge.
Ma noi proteggiamo la fede nelle nostre famiglie?
Quest’anno, papa Francesco ci ha regalato una meditazione su san Giuseppe e, ad un certo punto, dice:
Dobbiamo sempre domandarci se stiamo proteggendo con tutte le nostre forze Gesù e Maria, che misteriosamente sono affidati alla nostra responsabilità, alla nostra cura, alla nostra custodia.
Continua il Papa:
Giuseppe, continuando a proteggere la Chiesa, continua a proteggere il Bambino e sua madre, e anche noi amando la Chiesa continuiamo ad amare il Bambino e sua madre.
Sì, cari fratelli e sorelle, chiediamoci se come Giuseppe, anche noi, nelle nostre famiglie, proteggiamo con tutte le nostre forze Gesù.
Lo chiedo a me, come vescovo, lo chiedo ai fedeli cristiani nativi italiani. Lo chiedo ai cattolici di tutte le provenienze.
Viviamo in un tempo e in un luogo dove per molti la fede in Gesù non è importante. Tanti hanno abbandonato.
San Giuseppe ci aiuti ad accogliere e a custodire nelle nostre famiglie la fede cristiana.
In fratelli tutti, papa Francesco ci ricorda che:
Se la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e donna».[272]
Altri bevono ad altre fonti. Per noi, questa sorgente di dignità umana e di fraternità sta nel Vangelo di Gesù Cristo.
Ma come e quando custodiamo e proteggiamo Gesù?
2. Papa Francesco continua dicendo: questo Bambino è Colui che dirà: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Così ogni bisognoso, ogni povero, ogni sofferente, ogni moribondo, ogni forestiero, ogni carcerato, ogni malato sono “il Bambino” che Giuseppe continua a custodire”.
Custodiamo il bambino, custodiamo Gesù in famiglia, e custodiamo i poveri, presenza di Gesù nella società.
Ecco perché San Giuseppe è invocato come protettore dei miseri… Da Giuseppe dobbiamo imparare la medesima cura e responsabilità: amare il Bambino e sua madre; amare i Sacramenti e la carità; amare la Chiesa e i poveri. Ognuna di queste realtà è sempre il Bambino e sua madre.
Se siamo qui, è perché crediamo che dobbiamo custodirci gli uni gli altri. Siamo custoditi, ma dobbiamo anche custodire, al di là delle appartenenze e delle provenienze.
E questo è il tempo della responsabilità, tutti siamo responsabili di tutti. Nelle piccole e grandi cose.
3. Terzo motivo, se siamo qui è perché nessuno è straniero nella chiesa. E nessuno deve sentirsi esonerato a costruire una società in pace e in comunione. Noi cristiani cerchiamo alleati per costruire il benessere per tutti.
Siamo Fratelli tutti, e tutti i fratelli sono responsabili nel costruire la convivenza pacifica.
Questo vale per chi accoglie ma anche per chi viene accolto. Il Signore ci ha messo al mondo, da qualche parte, tutti siamo di passaggio, ma tutti siamo a casa nostra.
Il mondo, Forlì, la chiesa sono la casa comune.
Quante volte i genitori dicono ai figli: questo non è un albergo. Fino a quando sei qui, questa è casa tua e come tale devi trattarla. Tutti dobbiamo rimboccarci le maniche, nella chiesa e nel mondo.
E il Signore ci ha donato già quello che serve.
Il vangelo nota che, dopo il battesimo, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba.
C’è una colomba che vola nel battesimo. Come era accaduto al tempo del diluvio. Le acque si stavano ritirando e il ritorno della colomba con un ramoscello d’ulivo in bocca era il segno che la vita poteva riprendere. Le acque ancora ricoprivano la terra, ma segnali positivi già erano emersi.
Ma non si torna più indietro, Dio non ritorna più indietro, i cieli si sono squarciati. Non è più possibile riparare uno squarcio.
Significa che non siamo più soli in questo mondo, i cieli si sono squarciati, ed è disceso il creatore fra di noi.
Anche oggi, la festa del battesimo di Gesù ci dice che la strada è ancora lunga. Il bene è ancora confuso in mezzo al male. Come Gesù, che era mescolato alla folla dei peccatori che andavano da Giovanni il Battista.
Ma il bene è già tra noi. È già dentro di noi. Per sempre.
La salvezza era già viva allora, come lo è oggi.
E la speranza siete voi, cari fratelli e sorelle. Se sappiamo trasformare le difficoltà in opportunità. La nostra diversità in opportunità di comunione. Siamo di tante nazioni, lingue, popoli diversi. Siamo cattolici, universali. Anche il clero rappresenta queste diversità.
Voi, noi dimostriamo che è possibile essere un popolo unico pur essendo così diversi.
LA NOSTRA DIVERSITÀ SIA UNA RICCHEZZA PER TUTTI.
CONTINUIAMO, UNITI NELLA FEDE NEL SIGNORE RISORTO E NELL’AMORE GLI UNI VERSO GLI ALTRI.
Vorrei concludere con la preghiera ecumenica di Fratelli tutti:
Vieni, Spirito Santo! Mostraci la tua bellezza
riflessa in tutti i popoli della terra,
per scoprire che tutti sono importanti,
che tutti sono necessari, che sono volti differenti
della stessa umanità amata da Dio. Amen.