OMELIA DEL VESCOVO S.E. MONS. LIVIO CORAZZA
NELLA MESSA DEL CENTENARIO DEGLI SCOUT A FORLÌ
Piazza Saffi 7 maggio 2023
Siete pietre vive. Vedendo voi, cari scout, essendo stato in mezzo a voi in questi due giorni, ho trovato la più bella risposta all’invito di san Paolo: avvicinandosi al Signore, pietra viva, siete anche voi pietre vive, costruttori di un edificio spirituale.
Avete 100 anni e li portate bene: continuate ad essere vivi e portare vita dentro la chiesa e la società tutta. Fatevi sentire.
Sembra scontato, ma non lo è. Non è facile, lo sappiamo. Ieri don Ciotti ha concluso facendo appello alla vostra responsabilità: “Vi auguro di morire, ma per rinascere”.
“Vi auguro tanta solitudine, (che è diversa dall’isolamento) per scoprire il vostro modo di intervenire nella chiesa e nella società; non restate alla superfice andate in profondità.”
Sono sfide impegnative?
Ci sono molti che ci propongono scorciatoie. La morte non è mai una soluzione.
Ci sono sfide che ci attendono e possono farci paura.
Nel vangelo, Gesù ci rassicura e raccomanda: non sia turbato il vostro cuore. Quante volte la Parola di Dio ci invita a non avere paura.
Perché il Signore ci tiene tanto che i discepoli non abbiano paura?
La paura può salvare la vita: quando ci aiuta ad evitare di metterci nei pericoli più grandi di noi. E il Padre non vuole esporci ai pericoli.
Ma occorre anche non lasciarci guidare dalla paura. Se ci lasciamo guidare dalla paura di sbagliare, è la volta che sbagliamo. Come magari succede quando si deve calciare un rigore.
La paura ha tante sorelle: l’indifferenza, la rassegnazione, la superficialità.
Lo scautismo vuole essere l’antidoto della paura: il coraggio di osare, con preparazione e saggezza,
E lo troviamo nella promessa:
Con l'aiuto di Dio,
prometto sul mio onore di fare del mio meglio
per compiere il mio dovere verso Dio e verso il mio Paese,
per aiutare gli altri in ogni circostanza,
per osservare la legge scout.
Il Signore ci invita a non tirarci indietro nell’aiutare gli altri, a non aver paura!
Ma su che cosa può basare questa richiesta? Come è possibile vincere la paura?
“Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.
La compagnia con il Signore, e la compagnia dei fratelli e delle sorelle, degli amici, ci aiuta a vincere la paura, quella paura che ci fa rinchiudere in noi stessi, e non pensare agli altri.
Nel vangelo Gesù ha fatto una affermazione clamorosa:
“Io sono la via, la verità e la vita. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.”
Gesù è la via giusta, la via vera, verso la vita. lo sappiamo, quanto e’ facile sbagliare sentiero nelle uscite. E può succedere anche nella vita.
Abbiamo appena celebrato la festa di san Pellegrino. Nella sua vita aveva sbagliato, aveva dato ascolto alla via della violenza, della morte. È ha cambiato stile di vita, ha dato ascolto alla parte migliore di sé.
Quando sappiamo che siamo sulla via giusta?
Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Il Signore ci chiede di fidarci di Lui. Il Signore ci dice che vale la pena, anche se il destino può essere tragico, vale la pena di donarci come Lui.
Come ce lo ricorda Annalena, ancora viva nella testimonianza di donna cristiana dopo 20 anni dalla sua uccisione.
Le donne e gli uomini migliori, sono quelli che si sono donati, per amore, fino in fondo.
Hanno vissuto la loro vita come un dono, libero e gratuito, fatto per amore. La gratuità è la misura di tutte le cose.
Se la mamma e il papà avessero pensato solo a se stessi, non ci avrebbero messo al mondo.
Se i capi non avessero trovato e donato il loro tempo ai più piccoli, non saremmo qui.
Se gli assistenti scout e i preti che hanno accolto e accompagnato gli scout in parrocchia e non avessero garantito le famiglie sulla bontà del metodo educativo, oggi non saremmo qui a celebrare il centenario.
Voi siete scout e gli scout credono che vale la pena donarsi agli altri, ai piccoli, agli ultimi, ai deboli, dando il meglio di se stessi. Con il coraggio di andare anche controcorrente!
Cari amici, se noi non credessimo alla preghiera attribuita a san Francesco non saremmo qui: è dando che si riceve.
Un ricco cammelliere arabo lasciò in eredità ai suoi tre figli 11 cammelli: al maggiore lasciò la metà dei cammelli, al secondo ne lasciò un quarto e al terzo un sesto.
Nel dividersi l'eredità, sorsero seri problemi e i tre fratelli entrarono in una lite furibonda fino a rischiare di arrivare ai coltelli. Infatti, gli 11 cammelli non erano dividibili né a metà, né a un quarto, né a un sesto. E ciascuno pretendeva di avere un cammello in più per sé.
Sapendo del problema, un altro cammelliere, amico di famiglia, si presentò ai tre fratelli e donò loro un suo cammello, gratuitamente.
Avendo 12 cammelli, i tre fratelli poterono avere facilmente ciò che spettava a ciascuno di loro secondo giustizia: il primo ebbe i suoi 6 cammelli (la metà), il secondo ebbe 3 cammelli (un quarto), il terzo ebbe 2 cammelli (un sesto).
A conti fatti, si accorsero poi che 6 + 3 + 2 dava per risultato 11, 11 cammelli, e ne avanzava ancora uno. Così, risolti i loro problemi con giustizia, decisero di ridare il cammello a colui che l'aveva donato esprimendogli la loro riconoscenza. E vissero felici e contenti i tre fratelli e colui che aveva donato un cammello.
Vi auguro di trovare sempre sul vostro cammino uno che vi doni un cammello. Persone che scelgono di donare e donarsi.
Vi auguro di donare voi un cammello. Di trovare la felicità nel rispondere si! ogni volta che il Signore chiama a portare giustizia e pace quando si presenta l’occasione. Cioè sempre, perché la vita è donarsi.