Omelia nella Messa del Te Deum 2022

31/12/2022

OMELIA DEL VESCOVO NELLA MESSA DEL TE DEUM
Sabato 31 dicembre 2022



Cari fratelli e sorelle,
la prima e l’ultima parola che desidero resti impressa nei vostri cuori è: voi benedirete.
Le letture della Solennità di Maria, Madre di Dio, ci accompagnano nel passaggio dall’anno vecchio a quello nuovo con una benedizione.
Domani sottolineeremo l’inizio del nuovo anno e, nel nome di Maria, Madre di Dio, ispirati da papa Francesco invocheremo la pace per il mondo intero.
Questa sera ringraziamo il Signore per il dono dell’anno che oramai si sta concludendo.
Come i due precedenti, anche per quest’anno non è così spontaneo né facile trovare dei motivi per dire grazie.

È difficile dire bene dell’anno che sta finendo. Non possiamo certo dire bene della guerra, della pandemia che non molla la presa, dei cambiamenti climatici, della crisi economica, non possiamo dire bene delle incertezze che minacciano il futuro delle nuove generazioni in particolare.

Ma, da credenti, siamo consapevoli che Dio ha continuato a seminare il bene nella vita degli uomini. Nonostante tutto Dio non si è arreso.
Il motivo centrale che ci autorizza a cantare il Te Deum è la rinnovata consapevolezza che Dio abita in mezzo a noi e non ci lascia soli, mai.
Egli ci benedice perché ci augura e vuole la nostra felicità. E quando lo abbiamo ascoltato e messo in pratica la sua Parola, si sono accese luci che hanno fatto fuggire le tenebre.

Anche di fronte alla morte, come nel caso di Benedetto XVI, ringraziamo il Signore per la sua testimonianza di vita. È stato una benedizione per la Chiesa. Uomo mite, dal pensiero profondo e accessibile, coraggioso.
Nell’enciclica Spe salvi Papa Benedetto affermava che per seguire Gesù Cristo, vera luce della nostra vita, abbiamo bisogno di luci vicine. I cristiani sono le luci vicine che ci avvicinano alla vera luce della nostra vita. Papa Benedetto, è stato una luce vicina che ci ha avvicinato a Cristo. Mostrandoci che ogni cristiano ha la vocazione ad accendere una luce del mondo.
Il Figlio di Dio è venuto su questa terra per accendere la luce della speranza. E ogni cristiano è una luce accesa. Una benedizione per coloro che lo incontrano.

Nei giorni scorsi, prima di Natale, il profeta Sofonia, rivolgendosi agli abitanti di Gerusalemme così diceva: Non temere Sion, non lasciarti cadere le braccia.
Quante volte, in questi mesi, abbiamo provato questa tentazione! Quante persone ho incontrato, che chiaramente stavano mollando la presa. Anche se tiravano avanti.
Continuava così, il profeta Sofonia: Il Signore tuo Dio è in mezzo a te.
Cari fratelli e sorelle, noi siamo coloro riconoscono la presenza di Dio in mezzo a noi e di questo lodano il Signore.

Nella prima lettura di oggi abbiamo ascoltato la benedizione solenne che i sacerdoti impartivano da parte di Dio sul popolo di Israele. Mi colpisce e sottolineo la frase che dice: Il Signore rivolga a te il suo volto. Questa è l’atteggiamento più importante. In questi giorni, durante una recita di Natale, osservavo gli sguardi dei bambini, e notavo che per loro la cosa più importante era vedere che i genitori stavano lì, a guardarli. Così sono io davanti a Dio. Scoprire che Lui mi rivolge il suo volto, cioè mi guarda, segno che è contento di vedermi, e questo mi dà una grande pace. Eci concede pace. il Signore rivolge a te il suo sguardo.

Nella seconda lettura c’è una parola che racchiude tutta la nostra fede: Dio è nostro Padre. Se Dio è nostro Padre, noi siamo figli, figli chiamati ad ereditare la felicità eterna, a partire da questa vita.
Conta poco tutto questo? Sono solo parole? I pastori sono ritornati da Gesù ed erano pieni di gioia. Se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito. Eppure non avevano dato né ricevuto nessun dono.

Anch’io questa sera voglio, con voi, glorificare e lodare Dio.
Innanzitutto, da pastore di questa Chiesa, nelle difficoltà anche gravi che stiamo attraversando, lodo il Signore per la vitalità e il rinnovato entusiasmo che ho colto in tanti ragazzi e ragazze (potrei anche fare il nome, ma la vecchiaia qualche volta me lo impedisce) nel ritrovarsi, nel progettare occasioni di incontro per sé e per i più piccoli. Colgo solo un segno: la partecipazione di oltre 600 ragazzi all’incontro con il Papa. Era stata una cosa organizzata in poco tempo. È stato bello vederci tutti insieme con la maglia gialla.

Lodo il Signore per l’adesione alla proposta dei gruppi sinodali e ai gruppi del Vangelo. Lo sappiamo, non è facile uscire dalle proprie case. Ebbene, lo abbiamo fatto con risultati che ci hanno incoraggiato nel cammino di Chiesa per i prossimi anni. Abbiamo imparato a leggere insieme con verità i cambiamenti che stanno avvenendo, nell’ascolto di tutti, perché ognuno di noi è responsabile. E ci siamo lasciati guidare dal Vangelo, assumendoci ognuno le proprie responsabilità.

Questa positiva esperienza ci incoraggia a chiedere a tutti di uscire dai propri confini ed incontrare coloro che, per diversi motivi, non frequentano la nostra comunità, se non in modo molto saltuario. Li ascolteremo, per meditare e cambiare sull’esempio di Maria.

Lodo il Signore per come la nostra comunità ha reagito alle drammatiche necessità degli Ucraini, mobilitando risorse materiali e morali. La costruzione e la conferma della rete di solidarietà è un tesoro prezioso di tutta la comunità forlivese. Sappiamo quando sia forte la tentazione della autoreferenzialità e del protagonismo individuale e di gruppo. Nella diversità delle appartenenze, abbiamo favorito la rete di solidarietà forlivese per chi ha bisogno.

Infine anche la pace. Incontri di preghiera nelle nostre chiese, fra le confessioni cristiane, fra rappresentanti delle religioni presenti sul territorio. Anche questi sono segnali di speranza. Che vanno confermati.
Come dice il motto della Amerigo Vespucci: “Non chi comincia ma quel che persevera". Bene iniziare a fare il bene, un’opera buona, ma la vera sfida è nella perseveranza. Questo vale negli affetti, nella solidarietà e nella fede.

Il Signore ci ritrovi, anche nel prossimo anno, forti nella fede, gioiosi nella speranza, operosi nella carità.
Di motivi ne abbiamo per cantare insieme il Te Deum.
La Parola grazie conclude questo anno. L’invocazione allo Spirito per il dono della pace aprirà il nuovo. Sono i sentimenti con i quali voglio anticipare gli auguri di buon anno.