Omelia nella Messa del Te Deum 2023

31/12/2023
Carissimi fratelli e sorelle,

sono andato a rileggermi le omelie che avevo pronunciato in occasione della messa del Te Deum, dal 2020 in poi. Sono omelie che, tra le altre cose, elencano in particolare i gravi motivi di sofferenza e preoccupazione vissuti in questi ultimi anni. Ma, insieme alle tenebre, non mancavamo mai di scorgere l’azione di Dio.
Sono stati anni davvero incredibili per le svariate sciagure che hanno colpito il nostro territorio, l’Italia e il mondo intero, con più o meno forza.

Alla fine del 2020 eravamo ancora sotto scacco della pandemia; non c’erano ancora i vaccini, scialuppa di salvataggio, anche psicologico, per le vite di milioni di persone, in particolare dei più fragili. Vedevamo, in quella occasione, la Provvidenza di Dio che aveva illuminato le intelligenze degli uomini al fine di inventare una risposta (forse affrettata, ma efficace) alla diffusione del virus che aveva provocato milioni di vittime. Insieme con la preoccupazione e il dolore, emergeva la risposta anche eroica da parte di tantissimi e di qualcuno in particolare. In primis, il personale sanitario che si sacrificò mettendo anche a rischio la propria vita.

Arrivammo al termine del 2021, un anno ancora sotto minaccia, vedendo il futuro con un po' più di speranza. Ma se il virus sembrava domato, non altrettanto la stupidità umana.

Alla fine di febbraio del 2022, una guerra insensata e altamente distruttiva di vite umane e di futuro colpiva l’Ucraina e con essa la pace in Europa e nel mondo. Ancora oggi, quella guerra (come tutte le guerre) appare come un’opera che non può portare niente di buono, nemmeno per chi l’ha iniziata. Nessuno sa come cavarsela. Anche alla fine del 2022 non fu facile dire grazie. O meglio, anche in quel caso c’erano distruttori e costruttori di umanità che si fronteggiavano. La risposta accogliente e solidale nei confronti dei profughi ucraini fu molto forte, concreta ed efficace. L’umanità dava segni di vita. E, da allora, la solidarietà continua. Diversa fortuna, chissà perché, viene riservata a coloro che sono costretti a fuggire da altre guerre e da altre calamità, ma che non trovano analoga accoglienza. Anche il quel caso, la risposta della Chiesa non è mancata, anche se più nascosta e criticata.

Siamo questa sera alla fine del 2023, la guerra in Ucraina continua, e si sta cronicizzando; assistiamo inorriditi, ad un conflitto altrettanto feroce e cruento scoppiato nella Terra che ci ostiniamo a chiamare santa, ma che di santo ha avuto solo il sacrificio di Cristo che ha donato la sua vita sulla croce, anche per coloro che lo stavano crocifiggendo. Ma la luce di Betlemme, non è spenta.
Alle tristi vicende mondiali si uniscono quelle di casa nostra.
Nel mese di maggio siamo stati travolti da miliardi di metri cubi di acqua che ci è piovuta addosso e ha travolto montagne, strade, case e vite umane. Un dramma che ha provocato sciagure e vittime. Ricordiamo in particolare i nostri morti: Vittorio Tozzi (75), Franco Prati (64) e la moglie Adriana Mazzoli (53). Ma, contemporaneamente, anche in questo caso, la Luce che sta dentro ogni uomo ha suscitato una pronta e spontanea reazione di solidarietà umana che fa ben sperare sulla bontà dell’uomo.

Tuttavia, la gravissima calamità che ci ha colpito, ha messo in evidenza le responsabilità umane che continuano a provocare un danno alla natura dalle conseguenze che rischiano di essere irreparabili.

Papa Francesco è di nuovo intervenuto per un rinnovato grido di allarme con l’Esortazione Apostolica Laudate Deum. Siamo ai tempi supplementari anche su questo fronte. Sono grida che sembrano cadere nel vuoto. Dal Laudate Deum siamo invitati questa sera a cantare il Te Deum Laudamus…

Sembriamo davvero a mani nude e vuote. Di che cosa dobbiamo ringraziare il Signore?
Siamo un po’ strani noi umani, provochiamo guerre, uccidiamo generazioni di giovani, roviniamo l’ambiente e le relazioni e giudichiamo Dio aspettandoci da Lui la soluzione magica di tutti i problemi. O utilizzando le nostre responsabilità come prova della sua non esistenza.
Ma, il Signore, era più presente che mai, Egli ci ha già donato tutto quello che serve per vivere: è venuto a donarci la sua pace. Con la Parola e la sua Grazia ci ha dato la forza per vincere il male. Sta a noi accogliere, custodire e proteggere la casa comune per noi e per le future generazioni.

La strada per la Salvezza ci è stata indicata, sta a noi percorrerla con forza e perseveranza.
Ancora di più lo ringraziamo, perché proprio ora che ci manca la pace, proprio ora che subiamo le conseguenze della rovina del clima ad opera delle mani dell’uomo, ci accorgiamo di quanto ci è stato donato e lo stiamo rovinando.
Facendosi uomo è venuto a salvarci dai nostri peccati, non ci ha lasciati soli. “Un bambino ci è stato donato”.

Dio ha fiducia di noi, si affida a noi come un bambino si affida dei genitori.
Cantiamo il Te Deum ringraziandolo per quello che Egli ci ha donato. Affidiamo a Lui le nostre speranze: In Te Domine Speravi.

- Ci sono poi tanti eventi belli della nostra comunità che motivano ancora di più quest’anno il canto del Te Deum. Metto in evidenza in particolare quei fatti che hanno visto come protagonisti i giovani. Ne accenno solo qualcuno.

- Abbiamo vissuto e condiviso con l’Agesci il centenario degli scout. Abbiamo ringraziato il Signore per le migliaia di ragazzi che hanno ricevuto una formazione umana e cristiana dal metodo scout. Il 28 dicembre del 1943, nelle Catacombe di Priscilla a Roma, in gran clandestinità, vengono pronunciate le prime promesse delle guide italiane che porteranno alla fondazione del guidismo cattolico. Il metodo scout veniva offerto anche alle bambine e alle ragazze. Anche gli scout, insieme con tanti giovani e volontari, sono stati preziosi nell’opera di aiuto e sostegno agli alluvionati.

- I giovani sono stati ancora protagonisti nella partecipazione alla GMG di Lisbona. Quasi mezzo migliaio di ragazzi forlivesi, su invito di papa Francesco, hanno incontrato giovani provenienti da tutto il mondo, animati da uno spirito di servizio e di fraternità, ispirati dal Vangelo di Gesù Cristo, che suscita e orientale energie migliori seminate nel cuore e nella mente di tutti i giovani.

- A settembre, per l’ordinazione diaconale di un giovane, molti di questi giovani insieme a tanti altri si sono dati appuntamento a Santa Sofia. Il giovane diacono, Francesco Agatensi, se Dio vuole, verrà ordinato sacerdote il prossimo anno.

- Ma sempre di giovani, dei giovani che ci sono e dei giovani che mancano, si è occupato il cammino sinodale della nostra diocesi. È un cammino condiviso con tutte le chiese del mondo.
Il cammino sinodale è una occasione d’oro per guardare al futuro con maggiore consapevolezza e coraggio mettendo insieme le risorse per affrontare le sfide.

- Quest’anno ci siamo ritrovati nel ricordo del 20 anniversario della morte drammatica di Annalena Tonelli. Figlia della nostra Chiesa, dai tempi della sua infanzia, continuando come attiva aderente alla Fuci, per partire poi, sulla scia di Charles de Foucauld, ad annunciare Cristo al mondo, con la testimonianza di un amore sconfinato e intelligente, facendosi prossima dei più poveri ed emarginati. Un esempio da conoscere e proporre, nei modi e nei tempi che la Chiesa sapientemente conosce da sempre.

Ognuno ha motivi personali per ringraziare (e chiedere scusa).
Cantare il Te Deum non significa pensare che è andato oche andrà tutto bene. Significa invece che possiamo confidare nel Signore. LUI È SEMPRE CON NOI e se noi siamo con Lui possiamo fare cose grandi.

Guardiamo a Maria di Nazaret, che nel buio del suo tempo ha saputo cantare il Magnificat con la voce e con la sua vita. Con il suo sì alla vita, mettendosi a servizio, un nuovo mondo è possibile. Una vita bella, buona e felice, se lo vogliamo, è possibile. Ma ci vuole coraggio. Il coraggio di camminare insieme al seguito del Signore Gesù, vera luce del mondo.