Omelia nella Messa della Giornata del Malato (11 febbraio 2022)

11/02/2022

Omelia del Vescovo nella Messa della Giornata del Malato

11 febbraio 2022



- “E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore”.
Elisabetta accoglie Maria nella sua casa e l’accoglie facendole il più bel complimento. Non la ringrazia per la sua disponibilità a venire nella sua casa e aiutarla negli ultimi mesi della gravidanza, non le fa i complimenti per aver fatto un lungo viaggio da Nazaret a El Karim, pur sapendo di essere anche lei incinta. Il più bel complimento è questo: Beata te che hai creduto nell’adempimento delle parole del Signore.
È una frase che pronuncia in terza persona: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”, ma è come se le dicesse: Beata te perché hai accolto la Parola del Signore. 
Gesù, all’esclamazione di una donna che di fronte al suo fascino gli dice “Beata la mamma che ti ha fatto!”, risponde: Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola del Signore e la mettono in pratica. 
La festa della Madonna di Lourdes ci ricorda, ancora una volta, la disponibilità di Maria a rispondere di sì alla Parola del Signore. Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga per me secondo la tua Parola. E ci ricorda anche l’agire di Dio nel preparare la sua creatura con l’Immacolata concezione.

- Nella prima giornata del malato, il 12 febbraio 1993, Giovanni Paolo II scrisse e motivò la scelta di unire questa giornata alla memoria della Madonna di Lourdes: 
Nella memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes,  ci accostiamo - come Ella fece sul Calvario ove sorgeva la croce del Figlio - alle croci del dolore e della solitudine di tanti fratelli e sorelle per recar loro conforto, per condividerne la sofferenza e presentarla al Signore della vita, in comunione spirituale con tutta la Chiesa. La Vergine, «Salute degli infermi» e «Madre dei viventi», sia il nostro sostegno e la nostra speranza e, mediante la celebrazione della Giornata del Malato, accresca la nostra sensibilità e dedizione verso chi è nella prova, insieme con la fiduciosa attesa del giorno luminoso della nostra salvezza, quando sarà asciugata ogni lacrima per sempre (cfr. Is 25, 8). 

Quest’anno, Papa Francesco sottolinea la misericordia di Dio. Nel Magnificat, Maria loda la Misericordia di Dio:
Ha soccorso Israele, suo servo
ricordandosi della sua misericordia.
E appunto sulla misericordia è incentrato il messaggio di papa Francesco per la XXX giornata del malato: Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro che è nei cieli.
Ancora una volta veniamo invitati a riflettere sulla misericordia, tema che ha unito nei discorsi e nei pensieri gli ultimi papi.
Siamo invitati ad essere misericordiosi perché Dio è ricco di misericordia. La misericordia, infatti, è per eccellenza il nome di Dio. È forza e tenerezza insieme. Per questo possiamo dire, con stupore e riconoscenza, che la misericordia di Dio ha in sé sia la dimensione della paternità sia quella della maternità (cfr Is 49,15), perché Egli si prende cura di noi con la forza di un padre e con la tenerezza di una madre, sempre desideroso di donarci nuova vita nello Spirito Santo.

- Gesù è il volto della misericordia del Padre. E lo esprime in particolare vero i malati.
Papa Francesco si chiede perché questa attenzione particolare di Gesù verso i malati, al punto che essa diventa anche l’opera principale nella missione degli apostoli, mandati dal Maestro ad annunciare il Vangelo e curare gli infermi. (cfr Lc 9,2)
Ci dà la risposta attraverso un pensatore del XX secolo e ci suggerisce una motivazione: «Il dolore isola assolutamente ed è da questo isolamento assoluto che nasce l’appello all’altro, l’invocazione all’altro». 
Come non ricordare, a questo proposito, i numerosi ammalati che, durante questo tempo di pandemia, hanno vissuto nella solitudine di un reparto di terapia intensiva l’ultimo tratto della loro esistenza, certamente curati da generosi operatori sanitari, ma lontani dagli affetti più cari e dalle persone più importanti della loro vita terrena? Ecco, allora, l’importanza di avere accanto dei testimoni della carità di Dio che, sull’esempio di Gesù, misericordia del Padre, versino sulle ferite dei malati l’olio della consolazione e il vino della speranza.

Le medicine e i vaccini sono dono di Dio, frutto della provvidenza di Dio e dell’intelligenza e lavoro degli uomini. Ma le medicine non bastano. 
L’invito di Gesù a essere misericordiosi come il Padre acquista un significato particolare per gli operatori sanitari. Cari operatori sanitari, il vostro servizio accanto ai malati, svolto con amore e competenza, trascende i limiti della professione per diventare una missione. 
Le vostre mani che toccano la carne sofferente di Cristo possono essere segno delle mani misericordiose del Padre. 

La carne sofferente di Cristo è presenza reale di Cristo come Gesù eucaristia: Ogni volta che avete fatto questo lo avete fatto a me!
Siate consapevoli della grande dignità della vostra professione, come pure della responsabilità che essa comporta.

C’è poi un’altra affermazione di papa Francesco: Il malato è sempre più importante della sua malattia, e per questo ogni approccio terapeutico non può prescindere dall’ascolto del paziente, della sua storia, delle sue ansie, delle sue paure. Anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza che mostra interesse alla persona prima che alla sua patologia.

Ancora, il Papa paragona i luoghi di cura alle locande del buon Samaritano. Fa un appello perché si rendano disponibili i vaccini anche per i paesi poveri. E conclude riaffermando l’importanza della pastorale della salute. Se la peggiore discriminazione di cui soffrono i poveri – e i malati sono poveri di salute – è la mancanza di attenzione spirituale, non possiamo tralasciare di offrire loro la vicinanza di Dio, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. 

Infine, il Papa riafferma la centralità della visita ai malati. A questo proposito, vorrei ricordare che la vicinanza agli infermi e la loro cura pastorale non è compito solo di alcuni ministri specificamente dedicati; visitare gli infermi è un invito rivolto da Cristo a tutti i suoi discepoli. Quanti malati e quante persone anziane vivono a casa e aspettano una visita! Il ministero della consolazione è compito di ogni battezzato, memore della parola di Gesù: «Ero malato e mi avete visitato» ( Mt 25,36).
Con prudenza, riprendiamo a visitare gli ammalati; lasciateci tornare negli ospedali e nelle case per gli anziani.

Siamo nella cappella dell’Ospedale, siamo davanti alla reliquia di Beata Benedetta, siamo nel giorno della memoria della Madonna di Lourdes, luogo di fede e di speranza per i malati. Quanta ricchezza di doni, di sollecitazioni, di inviti alla nostra umanità perché sia vera, profonda. Ringraziamo il Signore per l’abbondanza dei suoi doni e preghiamo perché tutti coloro che vengono a contatto con i malati siano segno della presenza di Dio misericordioso.