Omelia nella Messa della Giornata del Malato 2025

12/02/2025

L’incontro, il dono, la condivisione:
la Giornata del malato al Morgagni-Pierantoni


Il vescovo mons. Livio Corazza ha presieduto martedì 11 febbraio la messa nella piazza del Morgagni-Pierantoni in occasione della Giornata del malato. Pubblichiamo il testo della sua omelia


Saluto e ringrazio la Direzione dell’Ospedale che ha reso possibile questo incontro nella piazza del Morgagni, punto di incontro, di passaggio e di servizio.
Luogo significativo dove si arriva con trepidazione e speranza, dove si affidano dolori e angosce propri e delle persone care. Luogo di incontro e di scambio fra i professionisti che si occupano dei malati e dei loro familiari. Luogo dove arriva e si diffonde la solidarietà umana per non lasciare solo il malato. L’Ospedale è la casa di tutti, perché nessuno sia lasciato solo. Si può mettere insieme la festa di Maria Madonna di Lourdes e la 33ma Giornata del malato? Si può cantare il Magnificat nella sofferenza e nella malattia?
Noi di Forlì siamo abituati da Beata Benedetta che ha cantato il Magnificat negli ultimi istanti della vita. Maria appare a Lourdes ad una ragazzina, Bernardette Soubirous, dalla salute fragile, povera e impaurita. E le dona la gioia. Ma anche per i malati che incontrava, Gesù nella sua vita terrena, era una festa per loro. I contemporanei quando vedevano arrivare Gesù gli portavano i malati per guarirli. Gesù è colui che guarisce le malattie suoi contemporanei. Gesù li guarisce toccandoli e lasciandosi toccare. Ci chiediamo: anche per noi oggi, Gesù è una festa?
Ma c’è una seconda domanda, ugualmente importante: anche noi, oggi, siamo motivo di gioia come lo era Gesù, per gli ammalati?
Celebriamo la 33ma Giornata mondiale del malato nell’Anno Giubilare 2025, in cui la Chiesa ci invita a farci pellegrini di speranza. In questo ci accompagna la Parola di Dio che, attraverso San Paolo, ci dona un messaggio di grande incoraggiamento: “La speranza non delude” (Rm 5,5), anzi, ci rende forti nella tribolazione.
Fermiamoci allora un momento a riflettere sulla presenza di Dio vicino a chi soffre, in particolare sotto tre aspetti che la caratterizzano: l’incontro, il dono e la condivisione.
1. L’incontro. Gesù, quando invia in missione i settantadue discepoli (cfr Lc 10,1-9), li esorta a dire ai malati: «È vicino a voi il regno di Dio» (v. 9).
La malattia allora diventa l’occasione di un incontro che ci cambia.
2. E questo ci porta al secondo spunto di riflessione: il dono. Mai come nella sofferenza, infatti, ci si rende conto che ogni speranza viene dal Signore, e che quindi è prima di tutto un dono da accogliere e da coltivare, rimanendo “fedeli alla fedeltà di Dio”, secondo la bella espressione di Madeleine Delbrêl (cfr. La speranza è una luce nella notte, Città del Vaticano 2024).
3. E veniamo così al terzo aspetto, quello della condivisione. I luoghi in cui si soffre sono spesso luoghi di condivisione, in cui ci si arricchisce a vicenda. Quante volte, al capezzale di un malato, si impara a sperare! Quante volte, stando vicino a chi soffre, si impara a credere!
Quante volte, chinandosi su chi è nel bisogno, si scopre l’amore! Ci si rende conto, cioè, di essere “angeli” di speranza, messaggeri di Dio, gli uni per gli altri, tutti insieme: malati, medici, infermieri, familiari, amici, sacerdoti, religiosi e religiose; là dove siamo: nelle famiglie, negli ambulatori, nelle case di cura, negli ospedali e nelle cliniche.
Cari malati, cari fratelli e sorelle che prestate la vostra assistenza ai sofferenti, in questo Giubileo voi avete più che mai un ruolo speciale. Il vostro camminare insieme, infatti, è un segno per tutti, “un inno alla dignità umana, un canto di speranza” (Bolla Spes non confundit, 11), la cui voce va ben oltre le stanze e i letti dei luoghi di cura in cui vi trovate, stimolando e incoraggiando nella carità “la coralità della società intera” (ibid.), in una armonia a volte difficile da realizzare, ma proprio per questo dolcissima e forte, capace di portare luce e calore là dove più ce n’è bisogno. Qui incontriamo Dio, il nostro tempo è un dono da condividere, la sofferenza diventa una piazza di amore.
Trasformiamo, con la nostra presenza, la sofferenza in gioia!