In altre occasioni siamo partiti dalla coincidenza, non casuale, della morte di don Giussani, il 22 febbraio, giorno della festa della cattedra di san Pietro. È la prima festa nella quale, eccezionalmente, si canta il Gloria. Le altre feste in cui si dice il Gloria sono san Giuseppe e l’Annunciazione. L’altra novità di questa ricorrenza è che siamo nella chiesa di Coriano.
La chiesa di Coriano è dedicata a san Giovanni Battista: è il precursore, colui che annuncia la venuta del Figlio e che ne indica i lineamenti, per prepararsi ad accoglierlo. E gli affreschi di Vignazia e l’architettura della chiesa, ci riempiono gli occhi di Grazia e di colore.
Mi lascio attrarre dalle letture di oggi e, mi chiedo cosa ci vuole dire oggi, qui e in queste circostanze la Parola del Signore.
La prima lettura ha dell’incredibile. Se il malvagio si converte, vivrà. Se il giusto si allontana dalla giustizia, si perde. Quello che conta è come ci presentiamo davanti al Signore, quale sarà la nostra condizione nel momento finale. Possiamo convertirci, fino all’ultimo. Il Signore non guarda la perfezione, ma accoglie con misericordia la richiesta di perdono. Non c’è niente di inutile, neanche il malvagio.
L’altro aspetto è la perseveranza. Non si vive di rendita.
Non ci si può lasciar andare, impigrirsi. Occorre essere vigilanti. E la perseveranza verrà premiata.
Chi, invece, non si fida della misericordia di Dio si perde. Ma non perché viene castigato da Dio, ma perché si chiude in sé stesso, si accartoccia su di sé, senza neanche l’epica della malvagità.
Ma perché a Dio sta a cuore la sorte del malvagio?
Nel vangelo c’è un passaggio che dovremmo sempre ricordare: a Dio sta a cuore la relazione con gli altri fratelli.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
In questi mesi siamo stati scossi dall’enciclica Fratelli tutti e qui, nel vangelo di oggi, troviamo il germe iniziale della fraternità cristiana, che ha poi dato frutti lungo i secoli di storia della chiesa.
Tuo fratello. Poteva essere intitolata così. O, come si legge in altro passo, “uno solo è il Maestro, voi siete tutti fratelli”. Sempre parole di Gesù. Mi sono chiesto: quale volto di Dio emerge da queste parole? Quali indicazioni possiamo trarre, come cristiani e come movimento?
Tre sottolineature:
1.Ringraziare per il dono della fede e l’incontro con Cristo. Un incontro che continua, che spacca la normalità della vita. L’evento Gesù Cristo, sempre nuovo e rinnovato. Vi ringrazio e vi incoraggio a rinnovarlo ogni giorno e insieme. Il vostro rapporto sia sempre fresco, vivo, con un Cristo vivo. Il Movimento sia un luogo dove si cresce insieme, dove si impara giorno per giorno ad essere figli di Dio e fratelli.
2.Secondo insegnamento. L’incontro con Cristo anche attraverso il Movimento è un luogo da dove si parte in missione per testimoniare l’amore di Dio. I fratelli non sono solo quelli che troviamo in comunità, ma nel mondo. Noi siamo stati chiamati per andare nel mondo. In questi tempi di pandemia, in questo incubo che non passa mai, noi siamo chiamati ad annunciare la speranza cristiana. La presenza di un Dio che è misericordia e amore. Attraverso il nostro amore. La carità dei cristiani di questi tempi è stata la luce che ha tenuta accesa la speranza. Se qualcuno ha qualcosa contro Dio, lascia tutto e prima di tutto va a favorire la riconciliazione. A ricucire. A prenderci cura. Vignazia ha realizzato un'altra opera: san Giuseppe. per ricordarci della lettera di Papa Francesco A cuore aperto sulla figura di san Giuseppe, da 150 anni patrono della chiesa universale. Custode della famiglia di Nazareth. Ci ha insegnato a prenderci cura degli altri. Quello che ci ha insegnato questa pandemia.
3.Oggi si fa fatica a credere in Dio. Sono bastati pochi anni di secolarizzazione per mettere in crisi la fede di tanti cristiani, in Italia e in Europa. E anche in questi tempi. Recenti indagini ci dicono che il 50% dei giovani non crede o non pensa che sia rilevante Dio, nella loro vita. Eppure non ci sono contrari alla fede. Dio non lo conoscono o hanno con Lui un approccio saltuario o superficiale. Vivono di rendita. Pensando a Dio come lo hanno incontrato da bambini. È difficile che in poche ore, un po’ confuse, si possa pensare o sapere chi è Dio. Ma che immagine di Dio oggi ha la gente che incontriamo?
Si narra che un giorno una signora mentre stava ascoltando una predica (di Neale Donald Walsch,) a un certo punto si alza e chiede: «Se Dio volesse farci arrivare un messaggio che lo riguarda che cosa scriverebbe?». Dopo una breve pausa, il predicatore (Neale) risponde: «Lo ridurrei a quattro parole: voi mi avete frainteso». La scena è narrata nel film Conversazioni con Dio, che riprende un vendutissimo best-seller americano in cui si racconta la storia vera di Neale Donald Walsch, il quale, dopo aver perso il lavoro ed essere finito nel baratro, vive una forte esperienza di Dio e diventa un famosissimo messaggero spirituale.
Ci sono tanti segnali che Dio lo fraintendiamo. Che molti credono in un Dio, nel quale neanche noi crediamo. Quando lo pensiamo a un Dio giudice, che castiga; quando pensiamo che gode delle nostre sofferenze (offrire le sofferenze) quasi che più soffriamo più siamo vicini a Dio e Lui sia contento. Quando pensiamo che sia nemico della nostra felicità. Quando non lo presentiamo come il Padre, il Dio di Gesù Cristo.
Insomma Dio oggi, in Europa è la questione seria. Perché la si ritiene superata.
Se oggi don Giussani potesse parlarci, metterebbe al centro forse proprio la nostra fede in Dio. Una fede in Dio centrata in Cristo e nel Vangelo. Non su altro. Sono certo che, se gli uomini e le donne di questo tempo potessero conoscere il vero volto di Dio, non lo rifiuterebbero.
San Giovanni Battista, come si vede, è dipinto mentre indica con il dito il crocifisso. Il vero e unico volto di Dio. Un Dio Padre che ama attraverso il Figlio che muore in croce. Ma l’amore, l’amore che si dona, vince.