Omelia della S. Messa per la V Giornata mondiale dei poveri
celebrata nella Concattedrale di Bertinoro
(14 novembre 2021)
"I poveri li avete sempre con voi"
Le letture della Parola di Dio delle ultime domeniche del tempo ordinario dell’anno liturgico, ci illuminano sul senso della nostra vita. In questa vita e nella vita dopo la fine di tutto.
Tutto l’universo, come ha avuto un inizio, avrà anche una fine.
Potremo prendere tutte le iniziative possibili per migliorare o ritardare la fine del mondo, ma la fine, prima o poi verrà. Come, d’altra parte, accadrà anche alla nostra vita. Siamo apparsi improvvisamente su questa terra, dopo milioni di anni dalla sua esistenza, venendo alla luce. Così saremo destinati a morire. Non ci vogliamo pensare, ma sarà così.
Ma il vangelo non è stato scritto per spaventarci, ma allora dov’è la bella notizia?
Sembrerà incredibile, ma lo scopo dell’annuncio della fine non è fatto per terrorizzare, ma per seminare speranza e fiducia.
Gesù, nel vangelo, descrive quello che capiterà: il sole si oscurerà, le stelle cadranno dal cielo, le potenze saranno sconvolte. Quando vedrete accadere queste cose sappiate che egli è alle porte. Ma, non abbiate paura, il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
La speranza sta proprio in queste due frasi: non abbiate paura, e le mie parole non passeranno!
Le parole del Signore non passeranno perché sono pronunciate da Dio. È lo stesso che ha dato origine ai cieli e alla terra. Sia la luce e la luce fu, vi ricordate? La speranza è che tutto passa ma non passa il Signore, perché il suo amore è per sempre.
Quindi, niente paura? Possiamo stare tranquilli? Sì e no.
Si, non dovrà aver paura chi è vissuto in sintonia con il Signore, chi è in comunione con Lui. E poi, la sposa, può aver paura, della venuta dello sposo? “Coloro che hanno usato misericordia, saranno giudicati con misericordia”.
No, dovrà aver paura chi non è stato misericordioso. “Non potrai pretendere misericordia, se non sei stato misericordioso.
Di sicuro non devono temere niente i poveri. Coloro cioè che non hanno altra ricchezza che la fiducia nel Signore. Coloro che non hanno avuto niente dalla vita: Beati i poveri in spirito perché saranno consolati. Coloro che sapevano condividere, anche quel poco o tanto che avevano.
Cari fedeli cristiani, non dimentichiamo che ai tempi di Gesù molti pensavano che le ricchezze fossero un segno del favore divino.
Diversamente, se una persona era povera o malata, dicevano: sei
castigato da Dio.
Gesù Cristo raccontava il volto di un Dio diverso dal nostro Dio.
Il Dio di Gesù Cristo, ai suoi contemporanei, diceva esattamente il contrario.
Proclamando beati i poveri, presentava il volto di un Dio diverso e rassicurava i poveri: Dio non vi abbandona, anzi. Siete voi i preferiti da Dio. È un cambio profondo del volto di Dio.
Dio preferisce i poveri e ai ricchi, ai sani, ai gaudenti, agli spensierati disinteressati. Si mette dalla loro parte.
Dio si identifica con i poveri. I feriti dalla vita, i messi da parte…
Ancora di più. Il giudizio di Dio, nella nuova vita, avrà proprio questo criterio: ogni volta che avete amato un povero, avete amato me. Se avete dato da mangiare a un affamato avete sfamato Dio stesso. Ogni volta che avete fatto questo, lo avete fatto a me.
Gesù, dà la parola ai poveri. Non chiede solo dare cose, ma si mette al loro posto, dà dignità.
Oggi è la V giornata mondiale dei poveri. Ma, questa Giornata, è l’altra faccia dell’altra Giornata voluta da Papa Francesco: la domenica della Parola. Dio parla attraverso il Vangelo e i poveri. Pane, Parola, Poveri: le tre P di Gesù.
La Giornata di oggi ci pone la domanda: che senso diamo alla parola povertà. Come chiesa, cosa facciamo per i poveri?
Allora voglio qui ringraziare il Signore per i frutti di amore e di misericordia sbocciati nella chiesa e che il Signore ci ha dato di sperimentare. Per la possibilità che ci ha dato di condividere i doni che lui ci ha dato.
Diceva oggi sant’Agostino: “Da chi proviene quello che doni, se non da Lui? Se tu dessi del tuo sarebbe un’elemosina, ma poiché dai del suo, non è che restituzione!”
Certamente, anche durante questa pandemia, dal grembo fecondo della chiesa sono nate tante iniziative di solidarietà (con la Caritas, il san Vincenzo, la caritativa di CL, ecc.).
Oggi siamo qui a Bertinoro a celebrare la giornata dei poveri, in una delle parrocchie che ha la fortuna di avere da 40 anni una casa della carità.
Nata qui, per opera di don Pazzi, e che continua per opera delle sorelle Carmelitane minori della carità e di tanti volontari.
Nel convegno di Palermo della chiesa italiana, fu proposto che in tutte le parrocchie accanto alla casa della preghiera, le chiese, alla casa della catechesi, della formazione, gli oratori o luoghi simili, ci fossero le case della carità, segno visibili delle tre dimensioni fondamentali di ogni chiesa. Una comunità è Chiesa quando celebra, annuncia e testimonia la Misericordia di Dio. La carità non è un optional!
Ringraziamo il Signore per questo dono! Ogni comunità cristiana, ogni singolo battezzato ogni giorno, si mette in ascolto della Parola, annuncia il vangelo con le Parole e con la vita.
Invochiamo dal Signore il dono di poter vedere in ogni parrocchia un luogo visibile della carità.
Siamo nella parrocchia della colonna dell’ospitalità, dove legando le briglie del cavallo si veniva automaticamente invitati a pranzo ed ospitati dal proprietario dell’anello a cui si legava il cavallo.
Ogni famiglia ogni cristiano è un edificio spirituale, pietra viva della carità di Dio.
Siamo tutti poveri e siamo tutti chiamati a servire i poveri.
I poveri li avrete sempre con voi è il tema di quest’anno. Ci sono anche oggi uomini e donne che hanno bisogno di essere accolti, amati. Soccorriamo i poveri, lottiamo per togliere le cause della povertà: le ingiustizie, le guerre, la criminalità, l’indifferenza, l’egoismo.
Voglio concludere commentando il logo della Giornata della povertà.
Il logo della Giornata ci ricorda che, x paradosso, non esistono i poveri.
Il logo ci parla di reciprocità.
Si nota una porta aperta e sul ciglio si ritrovano due persone.
Ambedue tendono la mano; una perché chiede aiuto, l’altra perché intende offrirlo.
In effetti, è difficile comprendere chi tra i due sia il vero povero. O meglio, ambedue sono poveri.
Chi tende la mano per entrare chiede condivisione; chi tende la mano per aiutare è invitato a uscire per condividere.
Sono due mani tese che si incontrano dove ognuna offre qualcosa. Due braccia che esprimono solidarietà e che provocano a non rimanere sulla soglia, ma ad andare incontro all’altro. Il povero può entrare in casa, una volta che dalla casa si è compreso che l’aiuto è la condivisione. Diventano quanto mai espressive in questo contesto le parole che Papa Francesco scrive nel Messaggio: “Benedette le mani che si aprono ad accogliere i poveri e a soccorrerli: sono mani che portano speranza. Benedette le mani che superano ogni barriera di cultura, di religione e di nazionalità versando olio di consolazione sulle piaghe dell’umanità. Benedette le mani che si aprono senza chiedere nulla in cambio, senza “se”, senza “però” e senza “forse”: sono mani che fanno scendere sui fratelli la benedizione di Dio” (n. 5).