Omelie di Natale 2021

25/12/2021

OMELIA NELLA NOTTE DI NATALE (24 dicembre 2021)


“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che camminavano in terra tenebrosa, una luce rifulse”. (Isaia 9,1)

Queste parole, da due anni, hanno un accento nuovo.

Oggi c’è un’umanità intera che cammina nelle tenebre. Le tenebre di una pandemia che sembra non aver mai fine. E la pandemia, anche se sembra l’esclusivo argomento, non è l’unico male del nostro tempo. L’umanità sperimenta altre catastrofi: quella ambientale, la miseria diffusa in due terzi della popolazione mondiale, le guerre e le fughe di popoli interi, da noi l’inverno demografico, con il dimezzamento delle nascite…

Dentro queste tenebre celebriamo il Natale di Gesù. Per scoprire che il Natale ha senso proprio dentro a queste tenebre.

Gesù è venuto nella notte per vincere le tenebre. Il Natale non è una parentesi o una sosta lungo un percorso. È l’arma vincente contro le tenebre.

Non sono i problemi che rovinano il Natale. Certo, la festa non elimina i problemi, ma il Natale ci salva e ci rincuora affinché i nostri problemi non ci travolgano.

Gesù non è nato sotto il regno di Davide o di Salomone, il periodo migliore della storia d’Israele, ma ha visto la luce forse in uno dei peggiori per gli Ebrei. Da molti anni non c’erano voci di profeti. Da oltre sessant’anni Israele era occupato dagli eserciti romani; la corruzione e la collusione con il nemico erano diffuse fra i capi del popolo, malattie come la lebbra mietevano sofferenze e vittime.

In una condizione così è nato il Figlio di Dio.

Non solo. Ma, concretamente, la sua nascita non è avvenuta in casa, come quella del profeta Giovanni il Battezzatore. È nato mentre i suoi genitori eseguivano un ordine dell’Imperatore, quello di censire tutti gli abitanti dell’Impero, Palestina compresa. Senza tener conto che Maria era incinta e ha dovuto mettersi in cammino mentre ormai mancavano pochi giorni al parto. E quando Gesù nasce, nessuno lo accoglie. Neanche i parenti del compaesano Giuseppe, originario di Betlemme.

“Il primo Natale non è avvenuto in un contesto di pace e di serenità, ma piuttosto di oscurità, di dolore e anche di disperazione”. Si, disperazione! Non avvertite l’ansia di Maria e di Giuseppe?

Questa era la situazione, quando Cristo è nato. E in questo contesto, una notte, i pastori si sentono rivolgere un appello dagli angeli mandati da Dio, che li rassicurano con queste parole: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo. Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”.

Una luce, un annuncio, un invito ad alzarsi!

Il Dio del Natale non si arrende alle tenebre, al male, all’indifferenza.

Non reagisce con la potenza che subisce, ma reagisce con la forza dell’amore che si dona e che suscita gioia. Un Dio che crede nell’amore!

Mi pare importante sottolineare queste tre passaggi che sono lo stile del Natale e del cristiano.

Nasce un re. Il bambino nasce a Betlemme, la città del re Davide. Cristo è re a tutti gli effetti. È venuto per guidarci nel cammino della vita, per insegnarci a vivere, per insegnarci a trovare la gioia anche dentro le tenebre.

Il vero potere che può cambiare le sorti dell’umanità è quello di chi si mette a servizio e in relazione con gli altri, in particolare con i poveri. Il bambino che nasce darà la sua vita, finirà sulla croce per amore degli uomini che è venuto a salvare.

È il secondo passaggio: è venuto per tutti.

I primi ad essere salvati sono gli ultimi, rappresentati dai pastori. Ma è venuto per tutti. Solo se salveremo anche loro, ci salveremo tutti. Questo messaggio non vi pare di estrema attualità, anche nel merito della distribuzione dei vaccini?

La salvezza che il Signore è venuto a portare è per tutti i popoli. O è per tutti o non serve a nessuno. È la via della fraternità.

Il Natale ci indica una via d’uscita, ci indica la strada della fraternità; questo Dio fatto bambino è venuto per tutti, senza esclusioni. Luca mette in bocca agli angeli questo canto: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama”. Siamo tutti sulla stessa barca, per dirla con una immagine.

Terzo passaggio: la gioia

La caratteristica della salvezza è la gioia.

La gioia è intrinseca al vangelo, non è un accessorio. È connaturata al vangelo, non è solo conseguenza dell’annuncio, ma è contenuto stesso dell’annuncio. Contenuto, perché evangelizzare è trasmettere e trasfondere la gioia che viene dal Signore e nasce dalla stessa buona notizia evangelica. La gioia del vangelo.

La gioia è l’atteggiamento che accompagna tutta la vita di Gesù, dall’inizio alla fine. E san Luca lo sottolinea e lo mette in evidenza sia nel momento della nascita, come abbiamo sentito: “Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo”, ma anche al termine della vita di Gesù. Quando, dopo la risurrezione e ascensione al cielo, i suoi discepoli ricevono dentro una grande gioia.

Due espressioni, non a caso, che si sovrappongono:

Una grande gioia apre il vangelo di Luca, alla nascita di Gesù, e una grande gioia lo chiude, alla resurrezione di Gesù, quando i discepoli “tornarono a Gerusalemme con grande gioia”.

A Natale incontriamo un Dio che crede nell’amore, che è venuto per tutti e porta la gioia.

Una gioia che inizia con un bambino: “Questo è il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.

Ma cosa può fare un bambino? Un bambino ha bisogno di tutto e di tutti, per vivere. Diceva Beata Benedetta: “Cristo è nato piccolo per aiutarci a trovarlo”.

La nascita del bambino Gesù attrae le energie migliori. Dei pastori e dei Magi. E di tutti gli uomini di buona volontà e di buoni propositi. Diamo spazio e attenzione ai bambini e ai ragazzi. Stanno soffrendo tanto in questo periodo. Il bambino di Betlemme ci aiuti a ricordarlo, sempre.

Fratelli e sorelle, impariamo la lezione dalla nascita del bambino Gesù. Una lezione di vita, di amore, di gioia, di pace, di generosità, di umiltà. Sono i tanti doni del Natale del Signore Gesù. Sono questi i veri doni di Natale. accogliamoli nella nostra vita, salveremo il Natale lasciandoci salvare dal Natale del nostro Signore Gesù.

Rinnovo gli auguri di buon NATALE a voi tutti qui presenti e a tutti coloro che incontrerete, trasmette gli auguri di gioia, di amore e di coraggio che ci trasmette il Natale di Gesù.

È il secondo Natale durante questa pandemia. Ci sono conferme e novità. Segni di preoccupazione e di speranza.

Incoraggiamo la speranza con la nostra vigilanza e la nostra attenzione. E la nostra responsabilità. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato e continuano a fare il loro dovere. Negli ospedali, nella amministrazione pubblica, nel volontariato sociale, nei luoghi di lavoro.

Come Pastore di questa comunità, con i sacerdoti e i diaconi, i consigli pastorali, i consacrati, con i catechisti e i volontari delle nostre parrocchie, come membra di uno stesso corpo, condividiamo le gioie e le speranze, le angosce e le sofferenze di tutti e di ciascuno.

Incoraggiamo la speranza e la fraternità come via per condividere la sofferenza. La sofferenza quando è condivisa pesa un po’ meno.

Lasciamoci illuminare dalla luce della grotta di Betlemme, da dove viene la sorgente della vera speranza e della vera pace.

Auguro a tutti un Natale nella gioia che Cristo è venuto a portare per un anno vissuto con coraggio e fiducia.

Buon Natale a tutti!


OMELIA NEL GIORNO DI NATALE (25 dicembre 2021)


“Oggi una splendida luce è scesa sulla terra”, abbiamo cantato nell’Alleluia.

Una splendida luce? I fatti sembrano contraddire questa frase, come avviene per tante altre frasi del vangelo di Natale.

Sembra piuttosto che le tenebre continuino ad avvolgere la terra. Sembra che niente sia cambiato, e che niente riuscirà a vincere le tenebre e le nostre preoccupazioni.

Siamo qui a trovare parole di speranza in questo giorno di Natale, che sembra ancora in piena notte.

La luce del giorno sembra non sia spuntata.

Anche nel giorno della nascita di Gesù, le tenebre non sono scomparse magicamente, ma hanno continuato a fare il loro mestiere, a comprimere il cuore degli uomini.

Questa notte la luce è apparsa ai pastori nella carne di un bambino appena nato, circondato dall’amore dei suoi genitori, dal calore degli animali e dei pastori. Ma le tenebre sono ritornate.

La cattiveria degli uomini, pure. Fra un po’ arriveranno le orde di Erode ad uccidere i bambini.

Abbiamo cantato Gloria a Dio nell’altro dei cieli, e la pace? La pace sulla terra ancora non è arrivata.

È proprio così?

La luce di Betlemme è stata spenta? Chi la riaccenderà?

Non cambia mai niente? È tutta una illusione?

Cari fratelli e sorelle, il dubbio viene. Dubbi che aveva manifestato anche Giovanni Battista, non uno qualsiasi: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettarne un altro?

È proprio vero che niente è cambiato? Se vogliamo accogliere la luce, non possiamo negare le tenebre.

È vero, non è cambiata la lotta fra la luce e le tenebre, sia al tempo di Gesù che lungo tutti i secoli, e anche oggi.

Ma la luce non è stata vinta e le tenebre saranno destinate a perdere, per sempre.

Nel vangelo di oggi c’è una frase drammatica: Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.

Una frase che è un monito per tutti noi.

Ma il vangelo prosegue: A quanti però che lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, che sono stati generati da Dio.

Ecco il punto, cari fratelli e sorelle. Come abbiamo allestito il presepe nelle case, le luci sulle strade, i regali sotto l’albero per fare Natale, altrettanto dobbiamo fare per rendere accogliente il nostro cuore e far sì che esso diventi luogo in cui Dio pone la sua dimora fra di noi.

Egli è venuto per fare nuove tutte le cose, cambiandole dal di dentro!

Quando la luce del vangelo ci illumina, l’amore si diffonde, e allora, ma solo allora, la luce vince le tenebre. E solo allora sarà Natale.

Lo abbiamo visto anche in questi mesi, quante persone ci hanno dato l’esempio che la luce vince le tenebre.

I santi ne sono una testimonianza.

La loro gioia ne è una testimonianza.

Ma anche la nostra gioia, la nostra pienezza di vita, che proviamo quando siamo nel solco del vangelo. Quando siamo sulla sua via.

È il cuore dell’uomo la sua vera capanna. E questo è quanto di più ragionevole ci sia.

La capanna di Betlemme è vuota da 2000 anni. Ma abbiamo bisogno ogni anno di tornare a Betlemme nella sua capanna. Il nostro cuore è Betlemme. E da lì ripartire!

Diceva Giovanni Papini: Perché Cristo è nato in una capanna? Perché se c’è lui ogni capanna è una reggia, se lui non c’è ogni reggia è una capanna.

Il vangelo di Giovanni inizia con una frase di estrema attualità. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

La Parola è ciò che riempie di significato la vita.

Il Verbo, la Parola di Dio, è ciò che dà senso alla vita. Ciò che rende ragionevole e razionale la nostra vita.

Dall’ultima indagine Istat sono emerse ampie percentuali di irrazionalità fra la popolazione. C’è chi crede che la terra sia piatta, chi non crede a certe scoperte dell’umanità… ma la fede nel Signore è quanto di più ragionevole ci sia.

Il verbo si fece carne. Dio si fa uomo, e l’uomo è fatto di cuore, di testa e di braccia. Di sentimento, di ragionevolezza e di concretezza.

La presenza di Dio non è teoria, ma concretezza della vita. È lo stile di Dio, che ha scelto di non stare nei cieli ma di coinvolgersi con noi, di camminare sulle strade dell’uomo, Lui per primo.

Il Signore chiama amici che lo seguano e condividano il suo sogno che un mondo nuovo è possibile. E questo si realizza non per interventi esterni, ma per conversione del cuore. Non con azioni sporadiche ma come scelta di vita. È lo stile del Natale.

I cristiani, fin dall’inizio, erano visti come quelli della via. Si mettono in cammino e non si fermano.

Diceva anche papa Francesco: il cammino sinodale è il cammino che Dio si aspetta dalla chiesa del terzo millennio. È il cammino di Dio verso di noi e del nostro verso di Lui. Mettiamoci in cammino anche noi come i pastori, come i Magi. Come Maria e Giuseppe.

La festa di Natale è la festa di un Dio che non si arrende, che rinnova la fiducia in noi, creati a sua immagine. Un Dio che è in cammino, non sta fermo fino a quando non è arrivato dentro il cuore di ciascuno di noi.

Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.

Siamo noi oggi la carne di Dio.

Buon Natale di Luce per un nuovo anno vissuto con il coraggio dell’amore e della fraternità.