OMELIA DEL VESCOVO S.E. MONS. LIVIO CORAZZA
NELLA FESTA DELLA MADONNA DEL CARMINE
16 luglio 2025
Il 16 luglio il Vescovo ha consacrato il nuovo altare nella chiesa di corso Mazzini
Pubblichiamo l’omelia del vescovo, mons. Livio Corazza, in occasione della festa della Madonna del Carmine nella chiesa di corso Mazzini. Durante la messa è stato consacrato il nuovo altare dove è stata collocata una reliquia di San Tito Brandsma e una delle Carmelitane di Compiegne.
Le brevi letture ci richiamano la festa di oggi, Madonna del Carmine e la consacrazione dell’altare.
Nella prima lettura, la pioggia manifesta la Provvidenza di Dio che si prenda cura della sete e della carestia da cibo dell’umanità. Dio è un Padre e una Madre che porta a casa e distribuisce il cibo per la famiglia.
Nella seconda lettura, l'angelo che offre le preghiere dei santi è un simbolo della Chiesa che prega e intercede. Le preghiere dei credenti sono considerate preziose e gradite a Dio, rappresentate dall'incenso profumato che sale verso di Lui.
Il Vangelo mette davanti a noi il dramma della morte in croce di Cristo e il dono della madre a Giovanni e a tutti noi. Figlio ecco tua madre, donna ecco tuo figlio.
L’altare è Cristo sulla Croce che offre se stesso come cibo di vita eterna ai suoi fratelli e sorelle. La Provvidenza di Dio scende dal cielo come la pioggia, così sale a Dio come il profumo dell’incenso la nostra preghiera.
Tutto questo avviene sull’altare di ogni chiesa. Ma ogni chiesa ha una sua particolarità.
San Tito Brandsma
Questa è una chiesa dedicata ai Carmelitani. Ha un sapore di antico e, nello stesso tempo, di grande attualità.
Come in ogni altare consacrato, ci sono delle reliquie. Nel nostro caso sono quelle di due martiri carmelitani.
Il primo martire è Padre Tito Brandsma. Morto a Dachau nel 1942 e canonizzato nel 2022 da papa Francesco (anche per merito della testimonianza dell’infermiera che gli iniettò il veleno nelle vene e lo uccise. Era il 26 luglio 1942).
Un padre carmelitano olandese, dalle frenetiche attività. Mi piace sottolineare tre cose di San Tito. Innanzitutto, nella sua vita, la centralità di Cristo. Era un mistico, aveva tradotto santa Teresa d’Avila, ma seguendo tante attività qualcuno lo accusava di essere dispersivo. Giovanni Paolo II nell’omelia della beatificazione disse che un eroismo simile non si improvvisa, ma è frutto di tutta una vita di intimità con Dio. Disperso, sì, in mille attività e situazioni, ma al contempo un uomo che ha curato molto l’interiorità. Consacrare l’altare significa che rappresenta Cristo, la sua solidità e la sua convivialità. La solidità dell’altare è la solidità della presenza di Cristo nella nostra vita. Sulla mensa, egli si fa cibo per noi.
Le Carmelitane di Compiegne
L’altra reliquia ci ricorda le Carmelitane martiri di Compiègne. Furono un gruppo di sedici suore carmelitane scalze che vennero ghigliottinate a Parigi il 17 luglio del 1794 durante il periodo del Terrore della Rivoluzione francese. Furono giustiziate per aver rifiutato di rinunciare ai loro voti religiosi.
Come San Tito, anch’esse sono morte per amore di Cristo e in comunione con la Chiesa. La testimonianza di queste donne impressionò i molti che assistettero alla loro esecuzione sulla ghigliottina.
Guardando l’altare, vediamo il sacrificio di Cristo e la continuità nel sacrificio dei suoi discepoli lungo i secoli, come tra gli altri appunto anche San Tito e le suore di Compiègne. Sono esempi di come si combatte il male non con l’odio e la violenza, ma con il bene e l’amore, con il perdono e la fraternità.
Se vuoi la pace prepara la pace
Padre Tito è stato un apostolo della pace in un’Europa violenta, convulsa. Prima che Hitler salisse al potere, nel 1931 tenne un’importante conferenza in cui, in modo quasi profetico, disse che l’Europa si incamminava verso la guerra se non cambiava mentalità. La guerra non è inevitabile, diceva, e non era d’accordo con il vecchio adagio latino: si vis pacem, para bellum (se vuoi la pace prepara la guerra). No, se si vuole la pace, si prepara la pace, si lavora per la pace. E la pace che padre Tito chiedeva non era solo quella basata su accordi e trattative, seppur importanti, ma una pace frutto della conversione del cuore. In questi giorni terribili che viviamo in Europa, credo che questo messaggio sia molto attuale. Le sorelle con dolcezza e fiducia salirono il patibolo cantando e lodando Dio. Incredibile!
Santa Teresa di Lisieux
Infine, una terza carmelitana testimone dell’amore di Cristo, Santa Teresa di Gesù bambino. Due mesi fa si sono celebrati i cento anni dalla sua canonizzazione. A fine agosto andremo in pellegrinaggio a Lisieux, sua terra natale. Una giovane carmelitana anche lei, che si era data come carisma di essere l’amore. Dottore della Chiesa, patrona delle missioni, ha scritto “Storia di un'anima”, uno dei capolavori della spiritualità di tutti i tempi. Anche qui: centralità di Cristo, vita interiore e testimonianza al mondo.
La novità della sua spiritualità, chiamata anche teologia della “piccola via”, consiste nel ricercare la santità non nelle grandi azioni, ma negli atti quotidiani, anche i più insignificanti, a condizione di compierli per amore di Dio. Questa è la sua vocazione: “amare Gesù e farlo amare”.
Ringrazio don Nino e tutti coloro che rendono ancora viva la chiesa del Carmine e la testimonianza di questi Santi. Maria non è sola sotto la croce, ieri e oggi. Il sacrificio di Cristo che si rinnova sull’altare qui più raramente, si rinnovi in tutti noi quotidianamente nella semplicità e profondità delle nostre azioni. Il carisma carmelitano continua nella nostra città, anche attraverso i terziari carmelitani, coloro che indossano lo scapolare e tutti coloro che accolgono la spiritualità. Anche se il sacrificio di Cristo sull’altare si celebra raramente. Li ringraziamo. Ne abbiamo bisogno.
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