OMELIA DEL VESCOVO S.E. MONS. LIVIO CORAZZA
Messa e Processione del Corpus Domini
19 giugno 2025
Carissime sorelle, carissimi fratelli, la festa del Corpus Domini ci parla di unità e di comunione.
Unità e comunione in Dio. E unità e comunione di Dio con noi. Unità e comunione fra noi. Unità e comunione come missione che il Signore affida alla Chiesa.
1. Unità e comunione in Dio. Lo abbiamo già celebrato domenica scorsa, con la festa della santissima Trinità: Dio è comunione di persone: del Padre del Figlio e dello Spirito santo. Dio è amore. E l’amore è comunione di persone.
Non c’è un amore senza uno che ama e l’amato e l’amore. È comunione fra l’amato, l’amante e l’amore.
“Io e il Padre siamo una cosa sola”, ci ha detto Gesù nell’ultima cena.
Una comunione che si apre a noi, non rimane chiusa, in Dio.
2. Unità e comunione di Dio con noi.
“Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.
La presenza di Gesù nell’Eucaristia manifesta la volontà di Dio di essere sempre con noi. Non solamente in mezzo a noi, né davanti a noi, ma in noi. Nell’Eucaristia noi diventiamo Lui, suo corpo. Noi siamo il Corpus Domini: siamo il suo corpo visibile.
3. “Fate questo in memoria di me”. Unità e comunione sono la nostra missione, il nostro compito. Quante volte abbiamo sentito la frase: «Fate questo». Essere in comunione per costruire comunione.
Gesù comanda di ripetere il gesto con cui ha istituito il memoriale della sua Pasqua, mediante il quale ci ha donato il suo Corpo e il suo Sangue, dona tutto se stesso.
Ma non basta, questa è la nostra vocazione.
La nostra vocazione, la nostra missione è di annunciare il vangelo dell’unità e della pace possibile al mondo.
È stato fin dal primo giorno un messaggio di papa Leone: “Questo, fratelli e sorelle, vorrei che fosse il nostro primo grande desiderio: una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventi fermento per un mondo riconciliato. (inizio pontificato)
*Martedì scorso con i vescovi ho incontrato il papa.
- Che cosa mi ha colpito di più delle cose che vi ha detto il Papa? Ha lanciato un appello alla pace e alla comunione nella Chiesa e dalla Chiesa nel mondo intero.
Ci ha dato quattro coordinate: “Annuncio del Vangelo, pace, dignità umana, dialogo, attraverso cui potrete essere Chiesa che incarna il Vangelo ed è segno del Regno di Dio”.
Mi soffermo sulla prima. Il Papa ha chiesto “uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede.” Sembra scontato, ma non dimentichiamolo. E ha continuato: “Si tratta di porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo“.
In questo modo si è posto in continuità con papa Francesco e, nello stesso tempo, ha riaffermato il cuore del messaggio cristiano: “Questo è il primo grande impegno che motiva tutti gli altri: portare Cristo “nelle vene” dell’umanità (cfr. Cost. ap. Humanae salutis, 3)”.
Sul tema della pace si è augurato che “Ogni comunità diventi una “casa della pace”, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono.”
Una Chiesa laboratorio di pace, non solo luogo di preghiera.
Ci ha anche raccomandato, in particolare, di coltivare la cultura del dialogo a partire dall’interno della Chiesa. “È bello che tutte le realtà ecclesiali – parrocchie, associazioni e movimenti – siano spazi di ascolto intergenerazionale, di confronto con mondi diversi, di cura delle parole e delle relazioni. Perché solo dove c’è ascolto può nascere comunione, e solo dove c’è comunione la verità diventa credibile. Vi incoraggio a continuare su questa strada!”
Ci ha lasciato due esortazioni per il prossimo futuro: “In primo luogo: andate avanti nell’unità, specialmente pensando al Cammino sinodale”.
“In secondo luogo, guardate al domani con serenità e non abbiate timore di scelte coraggiose! Nessuno potrà impedirvi di stare vicino alla gente, di condividere la vita, di camminare con gli ultimi, di servire i poveri. Nessuno potrà impedirvi di annunciare il Vangelo, ed è il Vangelo che siamo inviati a portare, perché è di questo che tutti, noi per primi, abbiamo bisogno per vivere bene ed essere felici. Abbiate cura che i fedeli laici, nutriti della Parola di Dio e formati nella dottrina sociale della Chiesa, siano protagonisti dell’evangelizzazione nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ospedali, negli ambienti sociali e culturali, nell’economia, nella politica.”
Mi ricordavo alcune espressioni di papa Francesco nella festa del Corpus Domini di qualche tempo fa, quando riconosceva essere proprio nello “spezzare il pane” il segno di riconoscimento di Cristo e dei cristiani. Quante mamme, quanti papà, insieme con il pane quotidiano, tagliato sulla mensa di casa, hanno spezzato il loro cuore per far crescere i figli, e farli crescere bene! Quanti cristiani, come cittadini responsabili, hanno spezzato la propria vita per difendere la dignità di tutti, specialmente dei più poveri, emarginati e discriminati! Dove trovano la forza per fare tutto questo? Proprio nell’Eucaristia: nella potenza d’amore del Signore risorto, che anche oggi spezza il pane per noi e ripete «Fate questo in memoria di me» (dalle parole di papa Francesco).
Voglio tornare all’incontro di comunione di martedì scorso. Abbiamo vissuto un momento di unità e di pace di noi vescovi con il nuovo papa. Si respirava un clima di comunione nella diversità. Un clima di gioia e di fiducia. Dopo il suo discorso, e prima di salutarlo tutti personalmente (quasi 300 vescovi, erano tanti anche gli emeriti…), abbiamo aspettato parlando, salutandoci, abbracciandoci… E c’era un clima di fiducia. Si coglieva una diffusa e condivisa buona accoglienza.
- Quando ho salutato personalmente il Papa cosa gli ci siamo detti? Avevo pochi secondi. Dovete pensare che papa Leone XIV ci ha messo quasi due ore per stringere la mano a tutti, e scambiare qualche parola. In ogni caso, dopo essermi presentato, ho ricordato a papa Leone che è già stato qui nella nostra diocesi, nel gennaio del 2010, e precisamente a Forlimpopoli, in visita canonica presso le Monache agostiniane, quando era Superiore Generale: “Mi dicono che sia già stato nella mia diocesi, Santità e precisamente a Forlimpopoli…” “Certo, che mi ricordo… - ha risposto prontamente - me lo ricordo bene…” “Siamo contenti della sua nomina, le siamo vicini, buon lavoro…”. “Grazie per le vostre preghiere”.
Mi ha regalato il rosario con ancora lo stemma di papa Francesco. E mi sono ricordato che il primo rosario che mi regalò papa Francesco fu quello di papa Benedetto XVI. Mi pare un piccolo segno di continuità e di cura del creato e delle risorse. Non si butta via niente, in fondo quello che conta è pregare.
Cari fratelli e sorelle, obbediamo a Gesù che ci ha comandato: fate questo in memoria di me, che ci vuole vedere riuniti insieme per essere in comunione con Lui, in comunione con Lui e fra di noi e per portare la comunione e la pace nella Chiesa e nel mondo.
Ritroviamoci insieme a pregare per la pace nella messa della domenica. È ancora più urgente seguire il comando di Gesù, sentiamo l’urgenza della preghiera in questi tempi dominati dai seminatori di stragi e di conflitti.
Il Giudizio della storia sarà senza appello. Ma non ricada anche su di noi per indifferenza e ignavia. La sorgente della pace è Cristo, la pace dipende anche da te.