Partecipazione e pace, lavoro e diritti, migrazioni, ecologia integrale, economia che metta al centro l’uomo e la natura sono i temi della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, in programma a Trieste da mercoledì 3 a domenica 7 luglio 2024
e che avrà come tema “Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro”. La Settimana, alla quale parteciperà anche il vescovo di Forlì-Bertinoro, mons. Livio Corazza, con tre delegati della Diocesi, sarà aperta il 3 luglio dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e sarà conclusa il 7 da Papa Francesco.
“Il futuro del Paese – si legge nel Documento Preparatorio dell’evento – richiede persone capaci di mettersi in gioco e di collaborare tra loro per rigenerare gli spazi di vita, anche i più marginali e affaticati, rinforzando la capacità di scegliere democraticamente e di vivere il potere come un servizio da condividere. È una sfida che riguarda tutti i cittadini: tutte le voci di una comunità devono trovare parola, ascolto e sostegno, per elaborare pensiero e avviare percorsi di partecipazione, per trasformare il presente e liberare più bellezza nel futuro”.
In vista di una Settimana Sociale che vuole essere “un crocevia di persone e progetti diversi, un luogo per condividere il presente e immaginare insieme il futuro, ricercando sempre nuove vie per costruire il bene comune”, diocesi e territori, aggregazioni laicali e famiglie religiose, cittadini e fedeli sono chiamati a confrontarsi sul tema della democrazia, a partire da alcune domande presenti nel Documento così da dare un contributo significativo al Cammino sinodale – di cui la Settimana Sociale è parte integrante – e allo sviluppo del nostro Paese.
Perché la scelta di Trieste?
In quest’ottica, la scelta della sede non è casuale: Trieste è città di confine, proiettata verso l’Europa e aperta verso Est, con una presenza storica di tante Confessioni cristiane e religioni diverse; una terra segnata da divisioni politiche che ne hanno attraversato la storia, con luoghi che ricordano dove porta la negazione della democrazia, dalla Risiera di San Saba alle Foibe. “Vogliamo capire – spiega il Documento – qualcosa di più di questi confini che uniscono e dividono, di questa Europa e del suo sogno di pace tante volte tradito, del mondo che vi arriva a piedi – piedi feriti dal cammino e provati dalla fatica – dopo aver percorso le strade della guerra e della disperazione”.
Dialogo e pluralismo
Nel documento si legge anche della scelta di cambiare il nome, da Settimana sociale dei cattolici italiani a Settimana sociale dei cattolici in Italia. “Sarà la Settimana Sociale dei cattolici in Italia, in segno di apertura e di riconoscimento della presenza nel nostro Paese e nelle nostre comunità di persone provenienti da tanti luoghi del mondo, da Paesi cristiani ma non solo, da Paesi in guerra, da Paesi dove la democrazia e i diritti umani vengono negati. È un modo per ricordarci di come l’esperienza delle prime comunità cristiane fosse radicata in una identità plurale, creativa e accogliente e di quanto sia prezioso collaborare con tutti coloro che si impegnano per il bene comune, in difesa dei piccoli, degli anziani, dei più poveri, ma anche delle grandi conquiste del nostro Paese, come la scuola, la salute, la tutela del territorio, i diritti, la pace”.
L’importanza dell’apertura alla multiculturalità e al pluralismo così come del dialogo sono richiamati in modo plastico anche dal logo, che raffigura dei baloon che si intrecciano: l’intersezione delle forme e dei colori crea una croce, simbolo delle radici e dei valori che sono alla base dell’appuntamento.
La comunità – fattore chiave del cambiamento proposto – è invece rappresentata dall’immagine scelta per la 50ª edizione che, riecheggiando le grafiche degli anni ‘60, in particolare dell’optical art, utilizza elementi geometrici semplici per generare, grazie alla loro ripetizione, un grande cuore fatto di persone.