Celebrata la festa della Beata Benedetta Bianchi Porro: omelia del Card. Stella

23/01/2022

CELEBRATA LA FESTA DELLA BEATA BENEDETTA

domenica 23 gennaio 2022 nella Badia di Dovadola

OMELIA del card. Beniamino Stella


Carissimo mons. Livio Corazza, Pastore di questa Comunità diocesana, carissimi sacerdoti, Autorità civili e militari, diletta Comunità cristiana di Dovadola, familiari della beata Benedetta, fratelli e sorelle tutti, amici spirituali della Beata, che riposa in questa Chiesa.  
E’ con grande gioia che mi unisco a voi per ringraziare il Signore del dono alla Chiesa della giovane Benedetta Bianchi Porro, beatificata due anni fa, precisamente il 14 settembre 2019, festa dell’Esaltazione della Santa Croce. E’ interessante notare come, negli ultimi anni di vita, sia stata proprio “la Croce”, la cifra, o il riferimento spirituale, attraverso il quale Benedetta leggerà e interpreterà il suo cammino di vita. All’amica Nicoletta scrive che è stata la Madonna a Lourdes a farle capire che “dobbiamo gloriarci nella croce del Signore” (6 giugno 1962), consapevoli, scrisse qualche mese dopo, che “Il male si vince con la croce” (8 agosto 1962).
Che tempra di donna! Ha proprio ragione Benedetta quando scrive che «I santi sono una perenne rivelazione di Dio” (Pensieri, 30 maggio 1961). Sono il segno concreto e tangibile che vivere oggi il vangelo non è un’utopia, ma è un’ avventura possibile, con la grazia di Dio. E i Santi sono un segno visibile della sua presenza nel mondo. Guardandoli in volto e percorrendone la storia, scopriamo a vista le tracce dell’azione di Dio sulle strade della vita.
Oggi, nei pensieri che seguono, desideriamo metterci alla scuola della beata Benedetta, affinché lei stessa ci aiuti a fissare lo sguardo in Gesù, Autore e perfezionatore della fede (Eb 12,2).
Capita purtroppo, e con sofferenza nel cuore, di incontrare giovani “spenti” e rassegnati. Benedetta, anche lei giovane, a parte un breve momento di crisi e di paura di fronte alla possibilità di restare sorda per tutta la vita, ha affrontato ogni situazione con coraggio e passione, sostenuta dagli amici che la frequentavano. Leggendo i suoi scritti, soprattutto l’Epistolario dagli anni 1961 alla morte, troviamo una sorta di Trattato di vita spirituale, riflesso di quanto il Signore stava costruendo nel suo cuore.
Tale esperienza interiore è frutto anche di belle amicizie, grazie alle quali la nostra Beata è stata incoraggiata a conoscere sempre più e sempre meglio il Signore Gesù. Parafrasando un noto commento sulla vita di san Domenico di Guzmàn , mi verrebbe quasi da dire che anche Benedetta parlava con Dio, o parlava di Dio. Ci fossero ancora oggi queste amicizie!
Affidiamo questo auspicio alla beata Benedetta, esperta in amicizia spirituale, affinché i giovani d’oggi sappiamo cercare e trovare amici veri, capaci di accendere una luce forte sul senso della propria vita e di coltivarne di giorno in giorno una dimensione alta, fino a divenire anche per gli altri un vero faro di attrazione e di guida .
La qualità di queste amicizie, in verità, ha in Gesù la sua unica sorgente. Negli anni, Benedetta si è prima ribellata alla malattia, come confida a un’amica: “Sai, Nicoletta, tempo fa cercavo Dio, ma mi agitavo come in un vestito troppo stretto, ora va meglio: “Se il Signore non fabbrica la casa”..” (20 giugno 1962), davvero lavoriamo invano.
Certamente Benedetta coltivava progetti suoi personali di fronte alla vita, ma ad un certo punto ha dovuto scontrarsi con la dura realtà della malattia. Si è ribellata, ma non ha gettato la spugna; ha reagito, ma non è scappata nell’oscurità della notte. Mentre i suoi sogni e progetti si sgretolavano come neve al sole, nel suo animo andava crescendo una nuova creatura, una nuova Benedetta:  la nostra Beata ha imparato a conoscersi in Gesù e a confrontarsi con Lui; ha scoperto la ricchezza della sapienza di Dio, come lei stessa appunta nei suoi Pensieri: “La sapienza vera è la strada maestra per andare a Dio” (29 ottobre, 1961); “La sapienza è veder le cose umane alla luce divina” (29 gennaio 1962); “La sapienza è luce per comprendere ciò che piace a Dio” (12 giungo 1962).
A questa esperienza sapienziale Benedetta giungerà imparando a scrutare la Parola di Dio e a scoprirvi il suo vero volto: “Caro Natalino…ho trovato che Dio esiste ed è Amore, Fedeltà, Gioia, fortezza fino alla consumazione dei secoli…” (1963). Con la fiaccola interiore della fede e la Bibbia in mano, Benedetta ha imparato a intravvedere il significato della sua malattia e ad accoglierla, non come una disgrazia, ma come un’opportunità provvidenziale, che l’ha resa consapevole di poter così collaborare al piano di salvezza di Dio, riuscendo a far sue le misteriose parole di san Paolo: “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo” (Col 1,24).
Fratelli e sorelle, la testimonianza di Benedetta scombussola  e confonde le  nostre umane certezze, obbliga a interrogarci  in profondità di fronte al dono e ai drammi della vita e all’esperienza del soffrire. Ma queste domande trovano risposta solo alla luce della fede, e nella Parola di Dio,  che come Padre ha a cuore la nostra esistenza, avendoci plasmati per Lui.
Questo ci ha insegnato e ci sta insegnando la nostra Beata. Ma ciò è anche il motivo per cui il nostro Papa Francesco ha voluto istituire la “Domenica della Parola”, che proprio oggi celebriamo. Lo ha pensato per aiutarci a tornare alla fonte di una Vita vera; lo ha fatto per indicarci che di fronte alle tante parole che popolano i nostri mass media,  i social in particolare, una è, e resta, LA PAROLA che con Verità ci indica la Via per una Vita in pienezza.
Questa Vita  piena e luminosa Benedetta ha trovato, perché è stata capace di percorrere la Via indicata da Gesù. E’ un paradosso dirlo, ma è una vita ben riuscita quella di Benedetta, perché è una vita impregnata dell’amore di Dio, proprio come promesso da Gesù: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). Benedetta si è fidata “di queste cose”, e si è abbandonata a Lui, lasciandosi plasmare, come  la creta inerte  nelle mani del vasaio.
Non è comprensibile l’umana sofferenza, e in particolare il mistero del dolore innocente, se non dentro questo orizzonte d’amore: Gesù infatti non ha eliminato il soffrire, ma ha assunto con abbandono alla sua volontà  il calice a lui offerto dal Padre; non ha eliminato la morte, ma l’ha vinta addentrandosi nelle sue oscurità e risorgendo dopo tre giorni, grazie all’Onnipotenza divina del Padre.
Nell’ottica della fede quindi non c’è esperienza della vita dove non si sia in compagnia di Gesù. Lui ha accettato la sofferenza perché quanti vi entrano, non si sentano soli, ma in sua compagnia; è entrato nella morte, perché quanti muoiono possano incontrare il sereno e accogliente  volto di Gesù misericordioso ed essere con Lui beati/felici per sempre. Saper dire quindi al Signore il nostro grazie per il dono della fede che illumina il percorso e le pieghe della vita, è un esercizio interiore che può rendere gioiose anche le nostre giornate grigie od oscure, o addirittura quelle più drammatiche e tragiche.
Qui sta la ragione ultima della gioia cristiana, che dovrebbe irradiare dal nostro volto e dare luce alle nostre giornate. Qui sta la ragione ultima della serenità di Benedetta: non ha certo gioito della malattia o del soffrire, ma ha gioito perché nel soffrire ha imparato a incontrare il Signore: “Le mie giornate, Natalino, - scrive -  non sono facili: sono dure, ma dolci, perché Gesù è con me, col mio patire, e mi dà soavità nella solitudine e luce nel buio. Lui mi sorride e accetta la mia cooperazione con Lui”. “Padre Gabriele, sono spiritualmente ancora in piedi nell’attesa di rispondere il “Presente” a un Suo cenno. Le dirò, padre, che ho già sentito la Sua voce: la voce dello Sposo!...Io mi offro continuamente con umiltà: Lui, che è in me, mi guiderà alla Sua Volontà fino in fondo” (14 agosto 1963). A questa esperienza di vita, bene si addicono le parole del Vangelo che abbiamo udito: “Oggi si è      compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. Sì, Benedetta è oggi per noi “parola vivente”, a tal punto che possiamo parafrasare così il passo di san Paolo: “Tu, carissima Benedetta, sei la lettera che Dio ha scritto per noi. Lettera scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulla tavola del tuo cuore” (cfr 2Cor 3,2).
Cari amici, viviamo un tempo non certamente facile, e per certi versi è un “tempo oscuro”. Ma questo non dovrebbe – direi –  intimorirci o intristirci. Si dice che solo nel buio si vedono risplendere le stelle: ebbene, non possiamo negare che il Dio della Vita fa sorgere, al momento ove occorra, le stelle giuste: la beata Benedetta è una di queste Stelle del nuovo millennio, grazie alle quali possiamo comunque guardare con fiducia e speranza al nostro tempo.
 Quella che poteva apparentemente sembrare una vita fallita, si è rivelata una vita riuscita: breve, ma vissuta intensamente; sofferta, ma vissuta con speranza, perché Benedetta ne comprese il segreto: saper “stare ritta ai piedi della Croce” (a Maria Grazia, 24 settembre 1962). Si è lasciata cioè incontrare da Dio e da Lui plasmare, e ha imparato a incontrare gli altri fino, come scrive lei stessa, ad “Abitare negli altri” (Pensieri, 29 luglio 1962). Lasciamoci guidare dalla sua solare e straordinaria testimonianza; impariamo da lei a porre fiducia nel Signore Dio e nella sua Parola, certi che anche se all’apparenza il nostro corpo può risentire della fatica e dell’età, della malattia e della sofferenza, anche noi possiamo imparare da Benedetta a rientrare in noi stessi, e scoprire che Gesù desidera costruire in noi, e con noi, una vita nuova e diversa, cioè a sua immagine e somiglianza. 

Prima di concludere, permettetemi di ringraziare il Vescovo per avermi invitato a presiedere questa Eucaristia. Ciò che poteva sembrare un onere imprevisto, si è rivelato  per me un onore immeritato, perché mi ha permesso di conoscere meglio la figura e il messaggio della beata Benedetta. Oggi mi sento con voi debitore di un tale dono. Fratelli e sorelle, oggi in Benedetta ci sentiamo tutti fratelli e sorelle della Beata, perché tutti siamo passati, o passeremo, per la notte e la prova dell’umano soffrire. La testimonianza di Benedetta ci deve interrogare, e Dio lo voglia, chissà persino sedurre, per la grazia di Dio e per il dono del suo Spirito.
 
A lei desidero così rivolgere l’ultimo pensiero di questo mio dire. Parlo a me, a voi, ai nostri cari , che sono nella prova o al tramonto della vita. 
 
Beata Benedetta,
a te ricorriamo con fiducia. 
Tu che hai imparato a scrutare
la Parola di Dio 
tanto da lasciarti plasmare da essa,
aiuta anche noi a conoscerci 
nel confronto con Gesù, 
nostro Amico e Signore. 
 
Beata Benedetta,
tu che, educata dalla Parola,
hai imparato a coltivare 
amicizie belle e vere,
aiuta i giovani d’oggi 
a saper scegliere 
ciò che veramente rende felici. 
 
Beata Benedetta,
tu che forgiata dalla malattia,
hai scoperto che il Signore Gesù 
è sempre stato con te, nel tuo patire,
aiuta i malati e i sofferenti
a sentire la presenza viva di Gesù,
nostro Salvatore. 
 
Beata Benedetta, 
tu che sei stata benedetta da Dio,
intercedi ora per noi e per quanti
si affidano alle nostre preghiere. 
 
Beata Benedetta, 
prega per noi! 
 
+ Beniamino Card. Stella

23 Gennaio 2022