Centinaia di giovani hanno riempito la Cattedrale di Forlì martedì 31 gennaio per la veglia di preghiera presieduta dal vescovo mons. Livio Corazza che da diversi anni si svolge durante la novena in preparazione alla festa della Madonna del Fuoco. Ad aprire la veglia, che aveva come tema “Maria si alzò e andò in fretta” ed era organizzata dalla pastorale giovanile, dalla pastorale vocazionale e da quella universitaria delle quali è responsabile don Andrea Carubia, la testimonianza del sedicenne Giovanni Bertoni e del suo insegnante di religione, don Germano Pagliarani, poi l’adorazione eucaristica e le confessioni.
Al termine della veglia sono state distribuite, a quanti già iscritti, le magliette con i loghi della prossima Gmg che si svolgerà a Lisbona dall’1 al 6 agosto 2023 poi all’esterno un momento conviviale con la cioccolata calda preparata dal gruppo Alpini di Forlì.
Di seguito l’omelia del vescovo mons. Livio Corazza
La decisione di Maria di visita Elisabetta, nasce dall’annunciazione.
Maria ascolta l’Angelo, decide in cuor suo di parte e parte.
Tre parole sintetizzano l’atteggiamento di Maria: ascolto della Parola del Signore, discernimento e decisione e, infine l’azione; parole che indicano una strada anche per noi di fronte a ciò che ci chiede il Signore nella vita.
Maria ed Elisabetta. La storia di due donne che si incontrano. Sembra un avvenimento di poco conto, uno dei tantissimi incontri di amicizia e di solidarietà femminile. Ma nella quotidianità, si nasconde e si rivela, il progetto di Dio.
Le due donne legate da un comune destino: sono entrambe destinatarie di una chiamata del Signore.
Voglio sottolineare questo desiderio di Maria di incontrare Elisabetta perché entrambi sono state chiamate da Dio a collaborare con Lui.
La loro era una maternità accolta come un dono dentro un progetto di amore di Dio per l’umanità: Dio si fa prossimo all’umanità.
Diventano protagoniste.
Maria ha bisogno di vedere e parlare con Elisabetta, di confrontarsi con una che, come lei, vive la stessa avventura.
L’incontro avviene nel canto.
Queste due donne cantano, gioiscono! Più che parlare cantano! Esprimono la loro gioia di vedersi e di condividere la benevolenza del Signore.
Sono piene dell’amore di Dio.
Il primo “canto” è quello di Elisabetta, «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! 43 A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? 44 Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. 45 E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
Non dimentichiamo che la casa di Elisabetta è anche il luogo dove è stato cantato il Benedictus di Zaccaria! Ain Karim, sembra san Remo….
Maria risponde con un altro canto: il Magnificat.
Maria non finisce più di cantare. Canta anche se era, probabilmente stanca e preoccupata.
Era stanca, aveva fatto 144 chilometri, tale è la distanza fra Nazaret e Ain Karim. Era preoccupata per l’annuncio che aveva ricevuto, per le conseguenze sulla vita e sul suo rapporto con Giuseppe, per gli interrogativi ai quali doveva rispondere ai suoi famigliari, primi fra tutti i suoi genitori. Per il matrimonio da preparare...
E lei si mette, tra l’altro, a servire Elisabetta, con tutto quello che c’era da fare a casa!
Anche molti di voi si preparano per partire per la GMG di Lisbona. Nonostante tutte le altre possibilità che abbiamo durante l’estate.
Perché partiamo? Perché è importante esserci?
Perché è segno di ripresa e di speranza.
Perchè abbiamo bisogno di incontrare altri giovani che come noi condividono la stessa fede in Dio.
C’è bisogno di fare così tanta strada? Si, ne vale la pena, se ci lasciamo guidare dal Signore, non solo per andare a Lisbona, ma nella nostra vita.
Si, se lo facciamo cantando.
Francesco ci ha chiamato, molti hanno risposto.
Ma Gesù chiama tutti, hanno quelli che staranno a casa, per tanti motivi.
Il Signore chiama. Ha bisogno di noi, per cambiare questo mondo.
Vuole dei protagonisti non passivi spettatori delle cose che accadono.
Il Signore ha bisogno di noi: alziamoci in fretta e seguiamolo.
Si, in fretta, perché le fiamme bruciano la casa.
Come le fiamme bruciarono la scuola del maestro Lombardino di Riopetroso.
Si è salvato un quadretto come segno di speranza per ripartire.
Per far ripartire, insieme con Maria di Nazaret, una umanità nuova.
Seguiamola.
Sono salito sull’impalcatura domenica scorsa per vedere da vicino il termine dei lavori di restauro e ho notato più di altre volte che, ai piedi della statua, Maria è avvolta dalle fiamme del fuoco.
Eppure il suo volto è serio ma non spaventato. Maria vince il fuoco distruttore con il fuoco dell’amore, l’unico che va continuamente alimentato.
Come lo ha messo in bella evidenza lodando e cantando Dio nel Magnificat:
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
52 ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
53 ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato a mani vuote i ricchi.
54 Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
55 come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».