Grande partecipazione all'apertura del Giubileo in Diocesi

30/12/2024

Grande partecipazione all'apertura del Giubileo in Diocesi.

Mons. Corazza: "Una grazia da portare nel mondo"


“Cari fratelli e sorelle, abbiamo camminato insieme, come pellegrini assetati di comunione, di pace, di speranza e di amore. Abbiamo visibilmente vissuto quello che siamo e dovremmo essere ogni giorno”. Queste parole del vescovo, mons. Livio Corazza, sintetizzano il significato della celebrazione di apertura del Giubileo che si è svolta domenica 29 dicembre a Forlì.  

La prima parte della preghiera si è svolta a San Mercuriale, gremita di fedeli, con preghiere, canti, la proclamazione del vangelo, la lettura di alcuni brani della Bolla di indizione dell’Anno Santo e la monizione del Vescovo: “In comunione con la Chiesa universale, mentre celebriamo l’amore del Padre che si manifesta nella carne del Verbo fatto uomo e nel segno della croce, àncora di salvezza, apriamo solennemente l’anno giubilare per la nostra Chiesa di Forlì-Bertinoro”.
Poi è iniziata la processione: davanti la croce, una riproduzione del grande crocifisso glorioso recentemente restaurato e ora sull’altare maggiore della Cattedrale, poi il Vescovo, una quarantina di sacerdoti e i fedeli, camminando e cantando i salmi e le litanie dei Santi. Quando la croce entrava in Cattedrale gli ultimi pellegrini stavano ancora uscendo da San Mercuriale. Poi l’ingresso in Duomo, e l’inizio della messa e l’aspersione dei fedeli con l’acqua santa a ricordo del battesimo. Presenti il vicesindaco di Forlì, Vincenzo Bongiorno, l’assessore Angelica Sansavini e Gianfranco Brunelli, vicepresidente della Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì.

“Abbiamo seguito la sua croce in pellegrinaggio. Ogni nostra processione-pellegrinaggio ha davanti a noi la croce di Cristo. Segno della nostra volontà di seguirlo – ha affermato mons. Corazza nell’omelia - il crocifisso che ci accompagnerà per tutto l'anno e che troneggia davanti a noi ha gli occhi aperti del risorto. La croce non è la fine, il fine è la risurrezione. La morte è un nemico da combattere, ed è un nemico che è stato vinto. La morte non è volontà di Dio, volontà di Dio è la risurrezione. Essa è la sorgente della nostra speranza. Siamo pellegrini di speranza perché siamo pellegrini della resurrezione di Cristo, annunciatori e testimoni della vita e dell’amore che vince la morte e ci dà la forza di sconfiggere, se mettiamo in pratica la sua volontà, ogni attentato alla dignità della vita umana”.

Dopo aver meditato sulla Sacra Famiglia, della quale si celebrava la festa, il Vescovo ha proseguito: “Il cristiano è l'artigiano della pace e della riconciliazione. Questa e la bella notizia: rifare pace, ridarsi fiducia, non mettere la tomba sulle relazioni. Il cristiano ricomincia sempre. La grazia del Giubileo è nella forza di ricominciare, convertirci e ricominciare. Non è un caso che la seconda tappa del Giubileo partirà dalla Casa circondariale, cattedrale della conversione e della speranza (ci siamo trovati in sintonia con il Papa). Dio Padre non si arrende di fronte alle nostre fragilità, ma ci dà sempre la possibilità di ricominciare, di ritornare a Lui con tutto il cuore. Il nostro pellegrinaggio dalla Chiesa cattedrale non è punto di arrivo dell'Anno Santo, ma di partenza”.

Infine un richiamo al compito della testimonianza e a quello educativo: “La grazia del Giubileo la riceviamo qui in Chiesa, ma ci viene donata per viverla e testimoniarla fuori dalle chiese, nella vita quotidiana, nelle famiglie, nelle comunità, nei luoghi di studio e di lavoro. E’ il mondo che ha bisogno di pace, di speranza, di fiducia. E la speranza è Cristo! Papa Francesco ha chiesto preghiere e azioni concrete: scelte per la vita, abolizione della pena di morte, remissione del debito per i paesi poveri. E concludo ritornando alla festa della famiglia di Nazaret. La fede cristiana è nata in famiglia. E continuerà solo se saprà rivivere nelle famiglie. 

La sfida è trasmettere la fede nelle famiglie. E le famiglie trovino nella famiglia di famiglia, nella comunità cristiana, una alleata nell’educare alla fede i figli. La misericordia di Dio è grande. Lo deve essere, almeno un po’, anche la nostra. Tutto questo lo impariamo dalla famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe”.