I salesiani a Forlì da ottant’anni

11/10/2022

I salesiani a Forlì da ottant’anni


I Salesiani ricordano domenica 16 ottobre 2022 gli 80 anni di presenza a Forlì con la santa messa, che vescovo, mons. Livio Corazza, presiederà alle 10.30 nella chiesa di San Biagio. Pubblichiamo per l’occasione la testimonianza don Piergiorgio Placci, direttore dell’Istituto salesiano Orselli di Forlì.
Il motivo principale per cui festeggiamo questa ricorrenza è rivolgere un umile ringraziamento al Signore per aver chiamato i Salesiani a portare e condividere il carisma di Don Bosco in questa città e in questo territorio, così ricco di tradizione religiosa. Perché crediamo che non si sia trattato solo di un progetto umano, ma di una iniziativa di Dio.
I primi Salesiani sono venuti a Forlì, guidati da don Pietro Garbin, per realizzare il progetto apostolico di Don Bosco: essere nella Chiesa segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani, specialmente i più poveri.Il nostro Fondatore definiva così la gioventù: la “porzione la più delicata e la più preziosa dell’umana società”.
L’Opera salesiana di Forlì si è sviluppata infatti in un ambiente giovanile e popolare. I Confratelli che ci hanno preceduto hanno vissuto e ci hanno trasmesso la stessa esperienza pastorale del primo oratorio di Don Bosco, che era “casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita e cortile per incontrarsi da amici e vivere in allegria”.
La ricorrenza che celebriamo è per noi Salesiani di Forlì uno stimolo a mantenere la vivacità e la freschezza del carisma del nostro Fondatore: si tratta di organizzare il nostro lavoro, con il prezioso contributo e la corresponsabilità di tanti laici, a scopo educativo pastorale, attenti ai bisogni dell’ambiente e della Chiesa forlivese. È quanto mai urgente oggi essere sensibili ai segni dei tempi, avere spirito di iniziativa e costante duttilità per verificare, rinnovare e creare eventualmente nuove attività.
Attualmente la comunità salesiana è composta da 5 confratelli: tre sacerdoti e due salesiani coadiutori. L’Opera salesiana comprende diversi settori: il Centro di formazione professionale, che si è arricchito di nuovi corsi e ha investito risorse per adeguare e ampliare gli ambienti (laboratori e aule); la sala multimediale “San Luigi” con una programmazione di cinema e manifestazioni culturali varie; il convitto per studenti di Istituti di istruzione superiore (principalmente l’Istituto Tecnico Aeronautico Statale); il collegio per studenti universitari e dei corsi ITS o dell’ENAV. Attualmente frequentano i corsi di formazione professionale circa 380 ragazzi e ragazze; sono ospiti del convitto e del collegio circa 125 fra studenti e studentesse, provenienti da varie parti d’Italia e dall’estero.
I confratelli sacerdoti prestano anche il loro servizio nella parrocchia di San Biagio, fino a pochi anni fa affidata alla Comunità salesiana; l’oratorio mette a disposizione le strutture sportive all’interno dell’Opera.
Come poco sopra accennato, i Salesiani si avvalgono della preziosa e indispensabile collaborazione e corresponsabilità di tanti laici, dipendenti e volontari, che condividono lo stile di don Bosco. Desideriamo ringraziare anche loro e tutti gli enti pubblici e privati che in vario modo ci hanno sostenuto e continuano a aiutarci nel nostro impegno educativo.
don Piergiorgio Placci

La testimonianza di Annalena continua a portare frutti
“In molti luoghi del mondo non è possibile annunciare Gesù con la parola, ma è sempre possibile gridare il Vangelo con la vita. E’ questa l’eredità più preziosa di Annalena attraverso le persone che incontrandola che hanno cambiato il loro cuore, sono diventate rispettose delle differenze, più chiare nel loro rapporto con Dio che non è un padrone, ma si fa umile e serve l’uomo. Così Annalena continua a vivere e a portare frutti, che non noi non vediamo, ma che Dio conosce e che noi scopriremo un giorno”. Così mons. Giorgio Bertin vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, ha concluso la sua testimonianza in Cattedrale durante la veglia missionaria che il vescovo, mons. Livio Corazza ha presieduto nel ricordo della missionaria forlivese uccisa a Borama in Somaliland 19 anni fa.
Mons. Bertin ha preso spunto da una affermazione di San Charles de Foucauld, uno dei maestri di Annalena, che meditando il vangelo della Visitazione affermava: “Come Giovanni nel seno di Elisabetta ha sentito la presenza di Gesù nel seno di Maria anch’io con la mia persona, assieme all’eucarestia, posso portare la presenza di Gesù in mezzo ai berberi. Sono certo che questa presenza si fa sentire e si comunica a loro senza che io ne parli”.
Il vescovo di Gibuti ha quindi raccontato quanto gli è accaduto il 5 ottobre 2003, giorno della morte di Annalena: “Ero a Mogadiscio a celebrare messa alle suore della Consolata e a sera ci giunse la notizia della morte di Annalena ascoltando la Bbc. Dovevo partire l’indomani in aereo per Gibuti, via Hargheisa dove l’areo avrebbe fatto tappa. Allora chiesi di poter scendere lì e ottenni il permesso quando dissi che dovevo andare a pregare per Annalena, che tutti conoscevano. Nel frattempo la sua salma era stata spostata ad Hargheisa e, prima del mio arrivo a Nairobi. La mia preoccupazione in quel momento era che non crollasse l’opera di Annalena e manifestai questi pensieri incontrando il presidente del Somaliland che mi garantì la sua attenzione. Decidemmo poi di celebrare messa ma non avevo né ostie né vino.
Invece delle ostie utilizzai del pane e un amico musulmano mi promise che avrebbe procurato lui il vino per la celebrazione liturgica. Ero colpito dalla sua proprietà di linguaggio e mi raccontò di aver studiato in una scuola cattolica. Così pensando al vangelo quando afferma che nel nome di Gesù risorto saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati mi sono chiesto: cosa significa conversione? Passare dall’islam al cristianesimo? Credo piuttosto cambiamento di cuore, di mentalità, di relazioni umane.  Nell’incontro con la Chiesa anche quel musulmano si è convertito, il suo cuore è cambiato. In questo senso Annalena voleva predicare il vangelo con la vita, come tanti altro cristiani che non hanno predicato Gesù Cristo a parole. Sulla scia di de Foucauld ha predicato con la sua vita la conversione fino agli estremi confini della terra, conversione a Dio che lavora all’interno del cuore umano. Anche quando un anno e mezzo fa sono tornato a  Borama ho incontrato alcuni dei suoi infermieri e un medico che aveva studiato all’estero  ma era tornato per mettersi a servizio dei suoi, ispirato da Annalena e dal servizio disinteressato”.
Durante la veglia sono state raccolte le offerte destinate a sostenere i progetti missionari di mons. Bertin e mons. Corazza ha consegnato il crocifisso ad Eleonora Bianchi, una giovanissima infermiera in partenza per un mese di volontariato in Madagascar.