In ospedale la messa del Vescovo per la giornata del malato

13/02/2023

Omelia di mons. Livio Corazza nella Messa
per la Giornata del malato in Ospedale
11 febbraio 2023


La messa di oggi ha alle spalle un pellegrinaggio mariano iniziato con la novena della Madonna, anzi già con la festa della beata Benedetta del 23 gennaio. Un pellegrinaggio che ci parla di preghiera e di malati custoditi curati e amati, da Dio e dai fratelli e dalle sorelle. Ma parte anche da più lontano.
Esattamente nove mesi fa ero a Lourdes a celebrare la santa messa nella grotta delle apparizioni. Era la prima volta che presiedevo come vescovo, insieme a tanti preti e vescovi (tra i quali il futuro card. Oscar Cantoni) e ai numerosi pellegrini delle diocesi di Forlì, ed era l’occasione per rivivere i 60 anni del primo pellegrinaggio a Lourdes di beata Benedetta, già allora inferma sul suo lettino.
In quel contesto, ricordavo, Benedetta pregò per la guarigione della sua vicina di barella e fu esaudita. La sua amica tornò a casa guarita e lei no. Il suo cuore era grato al Signore per aver incontrato il suo amore che dava senso e gioia anche dentro la sofferenza.

Oggi siamo a qui a celebrare la memoria della Madonna di Lourdes, nel ricordo della prima apparizione, giovedì 11.2.1858, finalmente di nuovo in piazza Morgagni, la hall dell’ospedale di Forlì.
La piazza dove si incontrano visitatori, medici, infermieri, malati. Qui, da qualche mese, c’è un pianoforte dove chiunque può sedersi per far risuonare armonie consolanti e preziose, per una terapia di amore e di fiducia.
Ricordiamo le sofferenze di ieri e di oggi. Le sofferenze del tempo del covid, le pene dei malati, le fatiche e l’impegno dei medici, degli infermieri e di tutto il personale. Siamo qui per dire loro di nuovo il nostro grazie.
Le preoccupazioni di coloro che rimanevano a casa e attendevano con ansia notizie dei loro cari.
Le preghiere e le cure, alleate per la vita.
La memoria della Madonna di Lourdes unisce in uno stretto connubio i malati e le preghiere. Amore di Dio e dei fratelli.
Nel vangelo di oggi, Maria visita la cugina Elisabetta e sgorgano le preghiere; al Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo, risponde Maria con il Magnificat. Ma dalla preghiera sgorga anche il servizio.
L’incontro con Dio armonizza l’amore di Dio e l’amore per il prossimo.

Così diceva papa Benedetto XVI, in occasione del suo pellegrinaggio il 14 settembre 2008 a Lourdes: Cari fratelli e sorelle, la vocazione primaria del santuario di Lourdes è di essere un luogo di incontro con Dio nella preghiera, e un luogo di servizio ai fratelli, soprattutto per l’accoglienza dei malati, dei poveri e di tutte le persone che soffrono.
Ed è proprio così. Bernardette Soubirous racconta il primo incontro con la Vergine con queste parole: Vidi una Signora rivestita di vesti candide. Indossava un abito bianco ed era cinta da una fascia azzurra. Su ognuno dei piedi aveva una rosa d’oro, che era dello stesso colore della corona del rosario. A quella vista mi stropicciai gli occhi, credendo a un abbaglio. Misi le mani in grembo, dove trovai la mia corona del rosario. Volli anche farmi il segno della croce sulla fronte, ma non riuscii ad alzare la mano, che mi cadde. Avendo quella Signora fatto il segno della croce, anch’io, pur con mano tremante, mi sforzai e finalmente vi riuscii.
Il primo segno della Madonna è il segno di croce. È la preghiera. Quando si va in un santuario o in una chiesa, si va a pregare. La preghiera è la prima medicina.

Mi sono sempre chiesto perché Maria a Lourdes (o anche quando appare a Civitella, per esempio) chieda un luogo di incontro con Dio nella preghiera. “Andate a dire ai sacerdoti che si venga qui in processione e che si costruisca una cappella” è il messaggio che Bernadette ricevette dalla “bella Signora” nell’apparizione del 2 marzo 1858.
Maria viene a ricordarci che la preghiera, intensa e umile, confidente e perseverante, deve avere un posto centrale nella nostra vita cristiana. La preghiera è indispensabile per accogliere la forza di Cristo. “Chi prega non spreca il suo tempo, anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza e sembra spingere unicamente all’azione” (Enc. Deus caritas est, n. 36).
La preghiera disseta la vita. Non a caso, Maria indica a Bernardette con il dito la fontana. Dovette scavare per trovare un po’ d’acqua.
Ma la preghiera non va da sola, va insieme con la cura delle fragilità del fratello. La nostra presenza qui, in piazza Morgagni, ha un significato preciso.
Celebrare oggi la memoria di Maria Madonna di Lourdes e contemporaneamente la XXXI giornata del malato e celebrarla qui nel Morgagni, ha il senso di un impegno, di una promessa che si rinnova. Maria ci invita a pregare insieme e ad incontrare, dopo aver pregato insieme, le persone che soffrono. Qui e in ogni luogo. Ci impegniamo a tenere insieme preghiera e cura degli ammalati.
Cura che avviene con le medicine e con l’affetto, dissetando con la compagnia la solitudine del malato e le angosce della malattia.
Dice il profeta Isaia: Come una madre consola un figlio così io vi consolerò.
Il messaggio di papa Francesco per la XXXI giornata malato porta il titolo: “«Abbi cura di lui». La compassione come esercizio sinodale di guarigione”.
Il papa dice anche un’altra cosa: Ma, la Giornata Mondiale del Malato, non invita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti; essa, nello stesso tempo, mira a sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme.
Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. La condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli.
In fondo siamo tutti malati e tutti assistiti!
Dalla preghiera, dalla sofferenza, dalla malattia, dalla fragilità può nascere un nuovo modo di vivere, con diverse priorità e attenzioni nella vita di ciascuno e nelle scelte delle società.
Maria, Salute degli infermi, ti affidiamo tutti gli ammalati; ti affidiamo tutti coloro che se ne prendono cura in famiglia, con il lavoro, la ricerca e il volontariato; affidiamo a te, Maria, tutti noi che ci impegniamo a tessere legami personali, ecclesiali e civili di fraternità. Dagli ammalati, dagli ospedali, dalla cura e dall’amore possa rinascere una nuova umanità. Abbiamo bisogno Signore di credere che un mondo nuovo è possibile, con il tuo aiuto ce la faremo.