Nel testo, inoltre, la Consulta evidenzia che «il Servizio Sanitario Regionale pubblico della Regione Emilia-Romagna, pur con i suoi elevati indici di efficienza ed efficacia, rischia di venire percepito in maniera negativa» e che, vista la delicata situazione sanitaria, «il problema è più urgente in questo momento e si aggraverà, come è facilmente prevedibile, nei prossimi mesi in concomitanza con i turni di ferie estivi del personale». Si chiede, pertanto, che «venga riconosciuto come diritto inalienabile per tutte le persone non autosufficienti quello di poter godere dell’assistenza non sanitaria da parte dei parenti».
Nel testo, poi, si interpella la Regione affinchè «favorisca una svolta culturale, che comprenda in maniera sostanziale la cura della dimensione relazionale e di quella spirituale come componenti costitutive dell’assistenza» e che, a tal fine, si adottino «opportune indicazioni ufficiali, da parte della Regione, sull’importanza di tali componenti della cura e dell’accesso dei parenti al letto dei malati» anche per favorire comportamenti omogenei, sollevare da responsabilità le singole Direzioni sanitarie ospedaliere e dare fondamento giuridico alle decisioni organizzative.
La Consulta, inoltre, comunica la disponibilità delle Diocesi e dei cappellani ospedalieri a collaborare con le Aziende Sanitarie, gli operatori della Sanità e tutte le Associazioni al fine di contribuire a migliorare questi aspetti negli ospedali e in tutte le strutture socio-sanitarie di ricovero.