Tre testimonianze di servizio e solidarietà, che mostrano come la speranza non sia solo un sentimento, ma un'opera da costruire ogni giorno, sono state al centro della veglia dei giovani alla Madonna del Fuoco, svoltasi in Cattedrale a Forlì il 31 gennaio. L’incontro di preghiera e riflessione è stato presieduto dal vescovo, mons. Livio Corazza e organizzato dalla pastorale giovanile diocesana. .
Viviana, operatrice della Caritas italiana, lavora a Leopoli in Ucraina, dove la guerra ha lasciato ferite profonde. Tra famiglie sfollate e bambini segnati dal conflitto, ha capito che la speranza non si porta, ma si costruisce. “Si costruisce giorno per giorno, nelle piccole cose”, racconta. Oltre agli aiuti materiali, il suo impegno è creare fiducia e supporto, aiutando le persone a trovare la forza di andare avanti.
Martina, 25 anni, ha scelto il servizio civile presso la Caritas di Forlì-Bertinoro. Inizialmente era solo un modo per staccare dalla frenesia quotidiana, ma presto ha compreso il valore della sua esperienza: “Ho capito che il servizio non è solo dare, ma anche ricevere”, dice. Ogni incontro con persone in difficoltà le ha insegnato a guardare la vita con maggiore gratitudine.
Il clan scout “La Sorgente” del gruppo Forlì 11 ha vissuto un'intensa esperienza di volontariato in Romania, operando in una struttura per malati psichiatrici, una casa famiglia e un campo rom. Un'esperienza di forte impatto emotivo: “Ogni sorriso ricevuto ci ha fatto capire l'importanza di esserci, senza la pretesa di cambiare la loro cultura”, raccontano i ragazzi.
“Il Giubileo che viviamo quest’anno è un anno di speranza - ha ricordato mons. Corazza ai giovani - Gesù è la porta non solo di questo giubileo, ma è la porta che ci aiuta ad entrare nella vita di tutti i giorni con la speranza di un Dio che sa vincere il male e l’egoismo”.
A conclusione della serata, ai giovani è stato rivolto un invito simbolico e concreto: percorrere la navata centrale della Cattedrale alla ricerca della propria foto incollata nel depliant con l’immagine della porta del Giubileo e del Crocifisso. A loro poi il compito di aggiungervi una foto che rappresenti il volto, che nella propria comunità, è bello e speranzoso per loro e il loro futuro. Un gesto semplice ma significativo, per riflettere su come ciascuno possa essere testimone e costruttore di speranza nella propria vita e nella società.
Equipe diocesana di pastorale giovanile