Cari eletti ed elette, cari elettori ed elettrici,
la campagna elettorale è terminata e mi sento di proporre ora qualche considerazione.
Per prima cosa, esprimo un sentito e caloroso grazie a coloro che si sono candidati e messi a servizio dei cittadini. Al di là quello che ognuno pensa, dovremmo alzare il livello di considerazione nei confronti dei cittadini che si dedicano al bene della comunità, specie quando avviene nei piccoli centri. Ci sono talvolta delle ombre, ma prevale lo spirito di servizio. Troppo spesso e con troppa precipitazione o superficialità sento un coro che denigra gli Amministratori pubblici, parlandone male a prescindere. Questo vociare certo non incoraggia chi è animato da buone intenzioni.
Sono molto preoccupato, come tanti altri commentatori, del calo dei votanti. L’astensionismo è una spia rossa per la democrazia. In particolare delle fasce più giovani. Su questo punto, con grande soddisfazione, sottolineo il ruolo delle associazioni e movimenti cattolici, che hanno messo al centro dei percorsi formativi l’impegno sociale e politico. Non solo promuovendo il volontariato, ma anche la politica come la forma più alta di carità (Paolo VI). Ne è un bell’esempio la serata ben organizzata e molto partecipata di confronto fra i candidati sindaci di Forlì, che si è svolta verso la fine di maggio. Incoraggio a ripeterla ogni anno!
Altra considerazione: vedo che cattolici sono presenti in tutti gli schieramenti. Qualche volta ci si chiede: dove sono i cattolici? Eccoli! Non sono schierati da una parte sola, anche se sono a disagio un po' ovunque sia per contenuti che per i toni. Ne abbiamo già parlato. E allora mi sento di proporre, e mi rivolgo a chi si sente appartenente alla Chiesa cattolica, di continuare nella formazione personale e sociale, approfondendo i contenuti del magistero sociale della Chiesa. Abbiamo già visto nel passato (anche prossimo, non poi così lontano) come alcuni cattolici, partiti con le migliori intenzioni, si sono persi per strada smarrendo le motivazioni di fondo. Diamo il primato alla formazione amministrativa, certo, ma soprattutto a quella ideale e morale. La formazione è decisiva. Sarebbe bello se questo laboratorio sociale della Chiesa fosse frequentato da esponenti di tutti gli schieramenti.
Anche perché, e chiudo, non sempre durante l’ultima campagna elettorale si sono comprese le priorità reali, le sfide che si dovranno affrontare. Spesso ci si sofferma su alcune iniziative di corto respiro e di soddisfazione immediata. Manca il coraggio (ad eletti ed elettori) di guardare oltre, almeno di qualche decennio.
Per esempio, si sottovalutano alcune gravissime emergenze, collegate fra loro: la denatalità, la crisi della sanità (è un incubo ogni volta che si deve andare al pronto soccorso per scarsità di personale…), l’implodere delle casse dell’Inps. Fra dieci anni, così ha detto l’attuale presidente, le casse saranno vuote. Eppure continuiamo a non dare la cittadinanza a chi la chiede! A queste vanno aggiunte sfide ancora più grandi, come la crisi climatica e la sempre più difficile convivenza pacifica fra le popolazioni europee e mondiali.
Sono appena stato in Armenia (patria di San Mercuriale, nostro primo vescovo) e in Georgia; come pellegrini abbiamo toccato con mano le ferite ancora aperte causate da conflitti e anche le conseguenze dello sconvolgimento naturale. In quest’ultimo caso, abbiamo constatato per chilometri gli effetti delle alluvioni devastanti del mese di maggio! Ci sono problemi comuni che vanno affrontati solo unendo le forze. Non so se capita anche a voi, a me capita spesso di ricordare l’episodio dei polli di Renzo raccontato nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni. I polli, dimenticando il comune, ravvicinato e drammatico destino, si beccavano fra di loro.
+ Livio Corazza