OMELIA DEL VESCOVO S.E. MONS. LIVIO CORAZZA ALLA VEGLIA PASQUALE
30 marzo 2024
“O Padre, che per mezzo del Figlio ci hai comunicato la fiamma viva del tuo fulgore, mediante le feste pasquali accendi in noi il desiderio del cielo, perché possiamo giungere alla festa dello splendore eterno”.
Sono le parole con quali il sacerdote benedice il fuoco. Al fuoco abbiamo acceso le nostre candele. Sono parole che hanno riacceso il desiderio del cielo ai primi discepoli e questa sera anche a noi.
In attesa dello splendore eterno, dobbiamo fare i conti con la nostra vita di tutti i giorni.
Nel vangelo che abbiamo letto sono altre le circostanze e i sentimenti che prevalgono sulle donne che si recano al sepolcro per ungere il corpo di Gesù con oli aromatici: il buio, la preoccupazione della pietra e la paura dello sconosciuto nel sepolcro. Ma esse non sono definitive.
Inizia già ad albeggiare e la luce prende il posto del buio, la pietra è stata ribaltata e la paura, anche se rimane, è illuminata dall’annuncio. Sotto i loro occhi avviene la svolta della storia alla quale per primi gli stessi discepoli non credevano.
L’arresto, la condanna e la crocifissione avevano chiuso la vicenda umana di Gesù. Anche i suoi discepoli lo avevano lasciato solo. Tutti lo avevano abbandonato. Tranne alcune donne e Giovanni.
Ma, mentre gli uomini hanno abbandonato Gesù, Dio non abbandona i suoi figli.
In questa notte celebriamo il creatore che non smette di continuare a creare vita e futuro per i suoi figli anche nel mezzo del buio più fitto.
È il duello pasquale, cari fratelli e sorelle. Gli uomini continuano a non credere che la pace che Dio è venuto a portare sia possibile, ma Dio non si arrende: la prima parola di Cristo risorto è pace. Dio non getta la spugna, non si chiude nel suo cielo, non resetta tutto.
Ricomincia sempre, per noi e con noi.
Non perde tempo a castigarci, a rimproverarci, ma dà appuntamento per ripartire.
Come ripartire? Il vangelo ci propone la figura di un giovane, di una tomba vuota e di andare in Galilea.
Un giovane. Non è angelo, ma un giovane. Più di coloro che sono anziani, i giovani sono più portati a guardare al futuro con speranza. Giovani sono, ad esempio, i nostri catecumeni che riceveranno il battesimo. Sono i giovani delle nostre comunità.
E il giovane, non a caso, vestito di una vesta bianca, seduto sui bordi della tomba vuota, si rivolge alle donne impaurite e smarrite dicendo: “Non abbiate paura. Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove lo avevano posto”.
Il giovane annuncia che il Crocifisso è Risorto.
Sono parole che sentiamo rivolte anche a noi oggi.
Molti hanno partecipato, ieri sera, alla Via Crucis. Abbiamo fatto memoria della morte e crocifissione di Gesù e nel suo dolore abbiamo visto riassunti i dolori e le angosce degli uomini di oggi. Ma il crocifisso è vivo e ci vuole vivi.
Nella sua testimonianza, ieri sera, il card. Pizzaballa, ci raccomandava “di non lasciarci soffocare dal nostro dolore, di riuscire ad alzare il nostro sguardo e guardare anche al dolore degli altri” (scarica la trascrizione del Messaggio completo del card. Pizzaballa).
Ma chi ci ribalterà la pietra che soffoca la nostra capacità di vivere una vita piena, nella fraternità, nella pace e nella giustizia? Come facciamo, da dove ripartire?
Il giovane seduto sull’orlo del sepolcro si rivolge alle donne dicendo: “Andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto”.
Cosa significa: “Egli vi precede in Galilea”?
Ricordiamo cos’era successo in Galilea: era luogo d’inizio della missione di Gesù.
E’ dalla Galilea dove tutto era iniziato, e da lì bisogna ripartire. Dal rimetterci a camminare insieme seguendo Gesù e la sua Parola.
Nella notte di Pasqua risorge Cristo e con Lui risorge la Chiesa.
Egli chiama ancora oggi i suoi discepoli e li manda nel mondo, per annunciare la gioia di Cristo risorto. Ci manda a generare speranza per tutti.
Sono contento che voi siate qui. Perché avete accolto l’invito di Gesù ad essere artigiani di speranza, a generare speranza quando ancora c’è buio su questa terra.
È quando c’è buio che vedono le stelle…
Non si viene in Chiesa e alla veglia pasquale, senza risentire la chiamata rivolta a tutti e ciascuno, l’appello: andate!
E lo dico a me, prima ancora che a voi: Non abbiate paura, Cristo è risorto! andategli incontro Lui vi aspetta. E vi vuole nella fraternità e nella pace.
Nel cammino sinodale di questi anni, la Chiesa ha riscoperto, con il dono della comunione e della missione, anche il dono essenziale della partecipazione. Il dono che sgretola la minaccia, la via dolorosa dell’individualismo.
Cari fratelli e sorelle, accogliamo l’invito di Gesù di ripartire insieme. Scoperchiamo la pietra dell’individualismo: il Signore ci precede tutti in Galilea. Accogliamolo è Lui la nostra salvezza.
Nel cortile dell’episcopio forlivese c’è un albero bagolaro, detto anche “spaccasassi”, che sembra morto. In realtà non è morto, ma è stato potato!
Mi pare possa essere una metafora anche della Chiesa di oggi. Ci diceva il Papa, durante la visita ad limina: “Togliete quello che non serve (senza vergognarvi della nostra storia) e fate crescere il nuovo (senza confonderli!). Coraggio e non abbiate paura dei cambiamenti”.
Aggiungo: come in altre epoche della storia della Chiesa, il Signore ci sta potando, non sradicando. Lasciamo scorrere la linfa di Cristo! La linfa, il sangue di Cristo alimenti la nostra speranza e il nostro impegno.
Auguri e buona Pasqua a tutti
+ Livio Corazza
Vescovo di Forlì-Bertinoro
OMELIA DEL VESCOVO S.E. MONS. LIVIO CORAZZA NELLA MESSA CRISMALE
giovedì 28 marzo 2024
Un mandato da attuare insieme
Canterò per sempre l'amore del Signore: il ritornello del salmo esprime bene il significato di questo momento.
La messa del crisma ci vede riuniti in assemblea nella Chiesa Cattedrale.
È bello per noi ritrovarci per cantare insieme e senza fine l'amore del Signore.
Saluto i vescovi emeriti che sentiamo spiritualmente presenti: mons. Vincenzo Zarri, mons. Lino Pizzi e mons. Giorgio Biguzzi. Un saluto particolare e affettuoso al nostro concittadino vescovo don Erio. Un saluto riconoscente ai sacerdoti non diocesani che sono venuti a dare una mano alle nostre comunità in questi giorni. Con loro ringrazio i sacerdoti incardinati in altre Chiesa che, in accordo con i loro vescovi, prestano per qualche anno il loro servizio pastorale fra noi: grazie! Fra essi saluto e ringrazio per la sua attività pastorale l'assistente spirituale degli ucraini greco cattolici, don Vasyl Romaniuk e con lui tutti i suoi connazionali. La loro presenza rende ancora più forte e instancabile la preghiera per la pace e l'accoglienza verso i profughi. Un saluto alla quindicina di sacerdoti appartenenti agli Istituti di vita consacrata.
Con grande affetto sentiamo presenti preti e diaconi che per diversi motivi non sono qui con noi perché impossibilitati per età e salute.
Sentiamo con noi anche i sacerdoti che ci hanno preceduto nella casa del Padre l'anno scorso: don Guido Salvetti, don Gino Gentili e don Agostino Fornasari. E con loro ricordiamo i familiari di alcuni preti e diaconi. Contiamo molto sulle loro preghiere.
Un saluto affettuoso e riconoscente a voi cari confratelli sacerdoti diocesani. E' la nostra festa! Grazie per essere in mezzo alla gente con dedizione e passione per Cristo.
Cari fratelli e sorelle tutti, la messa del crisma è significativa ed è importante non solo per i sacerdoti che rinnovano le loro promesse, ma per tutta la Chiesa qui ben rappresentata. È la messa degli oli; del rinnovo delle promesse sacerdotali; la messa della comunione e della missione ecclesiale.
La messa degli oli santi
Cristo stesso è l'unto del Signore: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri".
Fra poco verranno benedetti l'olio degli infermi, espressione della prossimità della chiesa verso coloro che soffrono; l'olio dei catecumeni, che prepara chi lo riceve a combattere il male e il maligno e infine il crisma, utilizzato nel battesimo, nella confermazione e durante la celebrazione del sacramento dell'Ordine. Utilizzeremo, a Dio piacendo, l'olio del crisma in particolare per consacrare un nuovo presbitero, Francesco Agatensi, sabato 20 aprile. Sarà un momento di gioia e riconoscenza nel Signore ma anche per implorare da Dio la grazia di nuove vocazioni.
L'olio santo è un bene prezioso che non va sprecato o disperso.
Per tutti questi sacramenti è importante la consapevolezza della persona che li riceve (o dei suoi genitori, se è un bambino piccolo), ma innanzitutto essi sono il segno della libera e amorosa decisione di Dio di stabilire un patto indissolubile con chi li riceve. L'amore misericordioso di Dio ci precede sempre e non ci abbandona mai. E il Signore che canta sempre il suo amore verso di noi e noi cerchiamo di imitarlo.
Il mio pensiero va alle tante occasioni in cui l'olio santo sembra vada sprecato. Tanti battezzati o cresimati, che non si ricordano più di essere amati di un amore perenne e profondo da parte di Dio.
Dio, nella sua grande paternità, ama la nostra libertà, ma non si rassegna e non fa finta di niente. E la Chiesa cerca di imitare Dio nella sua azione pastorale quotidiana.
Mi colpiva il commento di un adulto che, da ragazzo, dopo aver ricevuto la cresima, si era allontanato dai sacramenti e dalla comunità e mi confidava: "Quando non mi sono fatto più vedere in parrocchia, al momento non ci ho fatto caso ma, pensandoci, mi aveva fatto piacere che il parroco mi avesse cercato. Qualcuno si era accorto di me.".
Durante la visita ad limina, un vescovo constatava l'abbondanza e l'efficacia delle nostre iniziative caritative, coordinate dalla Caritas e dai centri di ascolto. Lo abbiamo visto anche durante il tempo della pandemia e dell'alluvione. Forse dovremmo attivare in parrocchia (o in Vicariato) centri di ascolto della fede, per tutti coloro che sono in ricerca e manifestano il desiderio e il bisogno di riconoscere il Signore. Luoghi di ascolto per giovani e adulti che cercano un senso più profondo alla loro vita.
La messa delle promesse presbiterali
Durante questa messa i presbiteri rinnoveranno le loro promesse presbiterali.
Diceva Gesù nel vangelo: "Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato".
Quante volte abbiamo sottolineato e commentato questo oggi!
L'oggi di Gesù che attribuiva a sé la profezia del profeta Isaia e l'oggi del Vangelo che noi leggiamo la domenica e che si attualizza nella nostra vita.
Cari confratelli preti, per noi la parola del Vangelo si attualizza anche attraverso l'adempimento (compimento) delle nostre promesse sacerdotali. Le abbiamo per la prima volta pronunciate nel giorno della nostra ordinazione e le rinnoviamo oggi.
Ogni volta, ogni anno, esse hanno un significato diverso. Non sono mai generiche. Voglio sottolineare la grande attualità della terza promessa, che dice così: Volete essere dispensatori dei misteri di Dio per mezzo della sacra eucaristia e adempiere fedelmente il ministero della parola di salvezza, sull'esempio di Cristo, lasciandovi guidare non da interessi umani, ma dall'amore per i vostri fratelli?
Adempiere fedelmente il ministero della parola di salvezza. Quanto è importante, complesso e decisivo questo nostro compito di servitori della Parola! Nell'Evangelii Gaudium, papa Francesco dedica un capitolo intero all'importanza dell'omelia e della sua preparazione. Mentre invito alla rilettura del cap. III dell'E.G., propongo una breve considerazione. Le omelie erano importanti anche per Gesù.
Nel vangelo di Luca, il ministero pubblico di Gesù inizia e termina con una omelia. Inizia nella sinagoga di Nazaret e termina a Emmaus. Le reazioni sono molto diverse. Di sicuro in entrambi i casi, nessuno si è annoiato. A Nazaret la reazione dei suoi compaesani è violenta, tanto che vogliono buttarlo giù dalla rupe; i due discepoli di Emmaus, invece, sono entusiasti, tanto che, commentando il dialogo si dicevano l'un l'altro: "Non ci ardeva forse il cuore mentre conversava con noi lungo la via?".
Cari confratelli, abbiamo ricevuto il compito di imitare Gesù nello spezzare il cibo della Parola. Non è mai facile ma è il nostro compito essenziale.
Le stesse comunità cristiane, messe alla prova di fronte a cambiamenti epocali profondi, hanno bisogno della luce che le guidi, di una forza che le sostenga nel rinnovare la disponibilità a mettersi a servizio del Regno di Dio. Siamo consapevoli che, nel Vangelo c'è la chiave per aprire le porte dei cuori alla pace. Papa Francesco ci ha invitato a dedicare l'anno che precede il Giubileo al pregare. La preghiera è il respiro della fede. E la fede nasce dall'ascolto del Vangelo.
La messa della comunione e missione ecclesiale
Durante questa messa del Crisma, sono presenti tutte le espressioni della comunità cristiana cattolica della diocesi di Forlì – Bertinoro: vescovo, presbiteri, diaconi, membri di vita consacrata, attiva e contemplativa, lettori e accoliti, ministri straordinari della comunione, catechisti, volontari Caritas, addetti ai luoghi di culto, coristi, ministranti. Responsabili di organismi diocesani e associazioni e movimenti ecclesiali, di uffici di pastorale, dell'amministrazione diocesana e parrocchiali, delle scuole cattoliche... Non dimentichiamo che è lo Spirito santo che tiene unita tanta varietà di persone. Nell'Eucaristia, lo Spirito consacra il pane e il vino e scende in tutti i presenti per formare un solo corpo e un solo spirito. Abbiamo sperimentato, in questi anni, l'unità nei momenti difficili. Sia durante il covid-19 che durante l'alluvione. A questo proposito non dimenticheremo di ricordare il primo anniversario, il 16 maggio, di questo evento tragico e unificante nello stesso tempo.
Il nostro essere Chiesa lo sperimentiamo ogni giorno. Mentre condividiamo con tutta la Chiesa la doppia esperienza del Sinodo universale e con quella italiana il cammino sinodale, ricordo le nostre assemblee del 2019, quando ponemmo al centro il tema del rinnovamento e la riorganizzazione ecclesiale, per poter rispondere al cambiamento d'epoca con nuovo slancio e non con rassegnazione e paura.
Il Signore ci vuole uniti nella comunione, nella missione e nella partecipazione. Cristo stesso ha desiderato unire i suoi discepoli nell'ultima cena. I risultati non sono stati incoraggianti. L'esito, non voluto, di quell'ultima cena è stata la fuga, il tradimento, il rinnegamento. Ma il Signore non si è perso d'animo! Dopo la risurrezione è andato a cercare uno ad uno i suoi amici, per rimetterli insieme. Non c'è missione senza comunione. Una comunione vissuta nel dialogo, nella diversità, nell'amore. Il prete è un artigiano della comunione ecclesiale. Insieme con il vescovo e con gli altri presbiteri. Solo quando si realizza la comunione il Signore potrà ripetere per noi: "Oggi si è realizzata la parola che vi ho annunciato".
Il Signore, in questi tempi di incertezze e di cambiamenti chiede a noi di camminare e di camminare insieme. Ogni giorno, dopo il Padre nostro invochiamo i doni più preziosi per la Chiesa e il mondo: Donaci Signore, unità e pace.
Li invochiamo per le famiglie e per il mondo intero. Prima viviamoli noi, veramente e concretamente. Gustiamo la gioia della fraternità presbiterale.
Il mandato
C'è una parola che ritorna nella prima e nella terza lettura di oggi. In Isaia: "il Signore mi ha mandato" (Is 61,1) e la stessa parola che Gesù la applica a sé dopo aver letto il rotolo del profeta nella sinagoga di Nazaret: "mi ha mandato" (Lc 4,18).
È vero che la prima azione attribuita allo Spirito nel brano di Isaia, ripreso da Luca, è quella di consacrare, di ungere con l'olio, di riempire di grazia il cuore di colui che sarà inviato. Ma è anche vero che la persuasione che ne deriva e che guiderà il consacrato verso i gesti da compiere (portare il lieto annuncio, fasciare le piaghe, proclamare la libertà ecc.) è quella che esprime la coscienza di un mandato, di un invio, di una missione: "mi ha mandato".
Il Signore ci ha chiamato tutti perché ci ha voluto affidare a tutti noi battezzati, seconda una specifica vocazione, un mandato, proprio oggi, in questi tempi non particolarmente facili e da attuare insieme. Il Signore ha fiducia di noi e ci manda il suo Spirito, e allora coraggio camminiamo insieme con gioia, nella comunione e nella pace. Amen.