OMELIA DEL VESCOVO NELLA MESSA
DELLA FESTA DELLA MADONNA DEL FUOCO
4 febbraio 2023
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio. Dio è amore.
Desidero partire da queste parole centrali per il messaggio cristiano. Dio è amore: amore che crea, amore che accompagna, amore che interpella, amore che perdona, amore che rilancia. L’amore è un dono ed un impegno, per tutti noi che siamo qui convenuti. La stessa storia della nostra festa ce lo ricorda ampiamente.
Vorrei, quest’anno, soffermarmi sulle due immagini che rappresentano la Madonna del Fuoco: il monumento appena restaurato e il quadro salvatosi dall’incendio distruttore di quasi 600 anni fa. Entrambi rendono visibile l’amore di Dio per gli uomini (Dio per noi si è fatto uomo!), imitato dall’amore per noi della Madonna.
Ai piedi del monumento, si trovano queste parole: A colei che modera il sereno e le piogge e ci salva dalla peste e dal terremoto. Parole che esprimono fiducia umile, filiale, certa in colei che come madre non può non soccorrerci. Una statua della Madonna in piazza esprime la volontà di Dio di esserci accanto nella quotidianità della vita, non per invadere lo spazio della libertà, ma per custodire e coltivare l’amore per la vita dell’uomo e di ogni uomo. Se Dio non è nostro compagno di viaggio, perché si è fatto uomo in Maria? Non dobbiamo avere paura della Madonna in piazza, ma degli idoli che occupano i nostri cuori. Come amaramente constatiamo è avvenuto e avviene in tante cose…
Soffermiamoci a guardare il quadro della Madonna, sopravvissuto al fuoco distruttore, che dal 4 febbraio 1428 viene onorato dai forlivesi. Ci sono almeno tre messaggi che vogliamo cogliere, osservando le immagini che l’autore anonimo ha dipinto sulla tenue carta xilografata.
Nella parte alta del quadro, Maria è raffigurata nel momento dell’annunciazione dell’angelo e quando è sotto la croce, insieme a Maddalena e Giovanni Battista.
Il primo insegnamento, la prima testimonianza che ci offre Maria, è l’ascolto. Maria si mette in ascolto orante della Parola del Signore e, subito dopo, con il suo Eccomi, sono la serva del Signore, accoglie con amore e disponibilità la chiamata divina.
In questi anni di cammino sinodale, le nostre chiese sono state sollecitate a mettersi in ascolto dello Spirito che parla alla sua chiesa, oggi e sempre. Ad acquisire lo stile dell’ascolto. Infatti, lo dobbiamo ammettere, l’esplosione dei mezzi di comunicazione non hanno migliorato la nostra capacità di ascolto e di presa di parola, anzi!
Maria, Madonna del Fuoco, aiutaci ad ascoltare la Parola del Signore, aiutaci ad imparare lo stile dell’ascolto in famiglia e negli ambienti di vita.
Assieme all’annunciazione, è rappresentata la crocifissione del Figlio: qui Maria, la madre, sta sotto la croce. È una scena che ci parla di prossimità. E questo è il secondo messaggio che vogliamo cogliere guardando il quadro. Maria non avrebbe mai neanche lontanamente pensato di finire sotto la croce di quel Figlio che l’angelo le aveva annunziato. Ma è lì. Come ogni madre, come ogni credente, rimane accanto alla croce. Il Figlio morente ha un’ultima, doppia richiesta: affida lei a Giovanni come mamma, e Giovanni a lei come figlio. In Giovanni ci sentiamo tutti rappresentati. A lei siamo consegnati, e lei a noi. Ora siamo noi in braccio a Maria, siamo noi ora che ritroviamo Maria accanto alle nostre croci. Lei, nostra madre, ci assiste e ci incoraggia.
Veniamo da anni di fatica, di sofferenza. Molti sono stati in croce e molti sono stati accanto ai crocifissi. Maria ha sostenuto gli uni e gli altri.
Maria, Madonna del Fuoco, non ci siamo dimenticati quando in una straordinaria processione senza popolo ti abbiamo pregato per invocarti nel momento del pericolo. Ti ringraziamo perché ci sei stata vicina e hai sostenuto coloro che erano in croce e quelli che stavano loro vicino.
Alla base del quadro, Maria viene rappresentata quasi circondata e sostenuta da santi e sante e, in particolare, dagli apostoli. Li ricordo. Otto santi accanto a Gesù e sua Madre: san Francesco d’Assisi, con le stimmate, san Lorenzo con lo strumento della tortura, san Giovanni Battista e san Girolamo, campioni della Parola del Signore, sant’Antonio abate, protettore dei lavori dei campi e delle creature, san Cristoforo, protettore dei viandanti. Poi ci sono due santi, san Giorgio e san Nicola (ma qualcuno azzarda a dire che si tratti di san Valeriano e san Mercuriale); in ogni caso, santi martiri e pastori, sempre espressione di comunità. Santi che condividono con Maria l’ascolto della Parola, la carità, la testimonianza, la preghiera, la custodia del creato, la fraternità. E, prima di tutto, la comunione.
Ecco il terzo messaggio che cogliamo. È raro vedere un quadro con così tanti personaggi. Questa folla ci parla di fraternità, dell’amore che nasce dalla consapevolezza di essere tutti figli amati, chiamati a nostra volta all’amore. È una folla che ci parla di Chiesa come famiglia. Un appello a sentirci sempre più famiglia.
Gli appuntamenti che abbiamo vissuto in queste settimane, a partire dalla notte di Natale e proseguendo per tutta la novena, la fiorita con la chiesa piena di famiglie e di bambini, la veglia con tantissimi giovani, ci ricordano che la Madonna del Fuoco chiama i suoi figli a spegnere insieme gli incendi che distruggono e riaccendere il fuoco della comunione. La chiesa sia sempre casa e scuola di comunione, dove tutti sono importanti. Maria, aiutaci a non dimenticare quello che abbiamo sperimentato durante il tempo del covid: siamo sempre tutti sulla stessa barca e solo insieme ne usciremo dai problemi che ci affliggono. In particolare rimanendo sempre accanto ai crocifissi di oggi.
Questa notte, molti di noi hanno acceso una luce alle finestre delle proprie case. Una luce che è testimonianza di una fede ricevuta dai padri e tramandata ai figli. Una luce per dire che arde un fuoco d’amore, più forte del fuoco devastante dell’odio, della violenza, della guerra, della divisione, dell’indifferenza, un fuoco che illumina di luce e di amore la vita dei fedeli.
Maria, Madonna del Fuoco, che hai vinto le fiamme dell’incendio e della devastazione, aiutaci a tenere accese nelle nostre case le fiamme della fede, dell’accoglienza e della generosità. Brilli sempre questa luce nelle nostre case, nelle nostre città, nei nostri paesi.