FESTA DELLA BEATA BENEDETTA BIANCHI PORRO
Dovadola - 23 gennaio 2023
Un saluto affettuoso a tutti voi presenti a questa celebrazione, un vivo ringraziamento al fratello vescovo Livio Corazza per l'invito e al vostro parroco, don Giovanni Amati, per la calorosa accoglienza.
Giustamente, voi membri del popolo di Dio che è in Dovadola siete fieri di avere la beata Benedetta Bianchi Porro come vostra concittadina e patrona, ne tenete viva la memoria, ma soprattutto spero che vi impegnate ad imitarne le virtù!
Io ho avuto modo di avvicinarmi a questa dolce figura di giovane, modello di vita cristiana soprattutto per i giovani, attraverso la conoscenza del fratello di Benedetta, Corrado, perché abita a Como, città di cui sono vescovo.
I Santi e i Beati pregano con noi e intercedono per noi il Padre comune, ma insieme sono uno stimolo per ciascuno perché proseguiamo dietro le loro orme il nostro cammino di santificazione. Anzi ci insegnano e ci convincono con la loro vita che la santità è possibile, in ogni tempo, in ogni situazione umana, in ogni età.
La beata Benedetta è una giovane, quindi sono soprattutto i giovani che possono attingere da lei stimolanti esempi di vita cristiana, sapendo che il Signore non ci chiede di impegnarci in particolari opere straordinarie, ma ci invita ad utilizzare la vita ordinaria, nelle condizioni normali, come occasione per amare, corrispondendo alla sua volontà. "Tutto concorre al bene per quelli che amano Dio, predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo". Non c’è nessuna situazione umana in cui Dio non sia coinvolto o che possa allontanarci dal suo amore.
Benedetta amava la vita e voleva farne un capolavoro. Aveva scelto lo studio, quello assiduo e faticoso, al quale dedicare tempo ed energie, in vista di un futuro di servizio a vantaggio degli ammalati.
E questo è già un primo insegnamento per i giovani. Comprendere a fondo per che cosa siamo fatti, per chi viviamo, elaborare un progetto di vita, è indispensabile per dare un senso compiuto alla propria esistenza.
Il tutto, però, con entusiasmo e fiducia, ringraziando il Signore per il capitale di bene di cui ci ha dotati e saperlo utilizzare come occasione privilegiata per amare e prendersi cura concretamente degli altri.
Benedetta, progettando di impegnarsi nella professione medica non aveva certo in mente di utilizzare questa posizione come un mezzo di guadagno, né per una realizzazione esclusivamente personale. Con la sua scelta dimostra di non voler salvare la propria vita, ma di perderla, ossia di donarla a imitazione di Gesù, che ci ha amati e ha dato tutto sé stesso per noi.
Poi Benedetta affrontando coraggiosamente nella fede la sua vita con le varie malattie che le si sono progressivamente accresciute, ci insegna a adorare il Mistero di Dio, che per noi si presenta oscuro e spesso incomprensibile. Come sempre, Dio elegge le creature più deboli per confondere le forti, sostenendole con la sua forza, di cui non ci priva mai.
Amare il Signore e scegliere di seguirlo quando tutto va bene è in verità abbastanza semplice, continuare a fidarsi di lui nelle oscurità della vita, nelle prove, nelle sofferenze, solo l'amore lo permette. Benedetta si è consumata fino a ridursi a un tenuissimo filo di voce, in una costante lucidità, in una progressiva pazienza, che l’ha portata a una gioiosa immolazione, in una semplicità che è segno eloquente di fanciullezza evangelica. Nel patire, infatti, si conosce il vero amore.
Benedetta si è affidata con fiducia e abbandono a Dio anche nelle difficoltà della vita, nelle scelte che sembrano incomprensibili. Si può proseguire il cammino, solo se si accetta che la nostra vita è nelle calde mani di Dio e tutto rientra nel suo progetto, che è sempre e per tutti un disegno d'amore.
È l'esempio più luminoso che ci ha lasciato Benedetta e ciò che la accomuna ai grandi santi della Chiesa, una per tutti: la piccola Teresa di Gesù bambino di Lisieux. Ella ha scritto nel suo diario che “molti servono Gesù quando li consola, ma pochi sono disposti a tenere compagnia a Gesù che soffre nell’orto dell’agonia”.
La morte come sacrificio, accettato per amore, come anche la morte come obbedienza, è il grande segreto di Benedetta. Essa ha saputo affidarsi completamente nelle mani del Padre, come Gesù, che dall’alto della croce ha gridato: “Padre nelle tue mani affido il mio Spirito”
Vorrei concludere ricordando un breve passaggio di una delle numerose lettere che la beata Benedetta ha inviato a un amico: “Ho tanto desiderio di salire, ma la montagna verso l’alto è faticosa, e se Lui non mi tende la mano io non riuscirò più a fare passi, e la sosta non la voglio, perché è sempre pericoloso infiacchirsi”
Cara Benedetta: prega ogni giorno anche per noi! Impedisci che noi ci accontentiamo di rispondere al Signore senza un generoso slancio della volontà.
Aiutaci a dire il nostro sì nella gioia e con piena convinzione, segno di profonda fiducia.
Oscar card. Cantoni
Vescovo di Como