OMELIA di S.E. MONS. LIVIO CORAZZA NELLA MESSA
DI ORDINAZIONE PRESBITERALE di don FRANCESCO AGATENSI
sabato 20 aprile 2024
“Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita” (Gv 10,17)
Per questo il Padre ti ama, Francesco, perché hai donato la tua vita.
Caro Francesco, sono andato a rileggere il testo della mia omelia nel giorno della tua ordinazione diaconale: la ripeterei parola per parola. Ti chiedo allora: non smettere di essere diacono. Nel tuo nuovo servizio presbiterale continuerai ad essere servo della Parola, servo dei poveri, servo della comunità.
Cosa caratterizza l’ordinazione presbiterale? Diventerai servo di Cristo che si fa riconoscere nello spezzare il pane e servo di Cristo che rivela la misericordia del Padre nella celebrazione del sacramento della penitenza.
Comunione e misericordia. Fraternità e riconciliazione.
Caro Francesco, una delle sfide del cristiano oggi è di riconoscere Gesù nello spezzare il pane. Le nostre assemblee liturgiche non sono sempre così eloquenti nella manifestazione della presenza gioiosa e impegnativa dell’amore di Dio.
Aiutaci a rendere più belle e significative le nostre messe. Aiutaci a rendere le nostre eucaristie significative e decisive anche per i nostri giovani.
E, lo sappiamo, saranno significative e belle (e quando sono belle, sono proprio belle!), tanto più quando le nostre comunità saranno un tessuto vivo di relazioni vere, profonde e unitive. L’Eucaristia è punto di arrivo e di partenza. Culmine e fonte di comunione.
Celebrerai il sacramento della riconciliazione. Luogo dove i fedeli incontrano il volto paterno e misericordioso di Dio e i presbiteri mettono a frutto il loro cammino spirituale e la loro capacità di ascolto paziente e paterno. Punto di arrivo e di partenza di un accompagnamento spirituale personalizzato. Ti chiedo di avere una particolare attenzione verso i più giovani. La pastorale vocazionale nasce da qui: da celebrazioni attraenti e da un accompagnamento personale all’incontro con Cristo. Siamo servi dell’amicizia con Cristo.
Mi pare che tre siano le virtù oggi importanti del prete.
1. Il presbitero favorisce la connessione con Gesù, volto di Dio. Il prete prega e insegna a pregare, ad incontrare Dio personalmente. Non solo ad imparare preghiere, ma ad imparare a pregare. Ad ascoltare e a dialogare con Dio, nel silenzio e nella disponibilità a mettere in pratica quello che Lui dice. Oggi, se un cristiano non impara a pregare come Gesù, non sta in piedi, non sa camminare e non sa camminare insieme con tutta la comunità.
2. L’altra virtù è l’arte di amare e di insegnare ad amare la Chiesa. Il prete è un costruttore di comunità. A partire dalla comunione con i confratelli presbiteri uniti in fraternità sacerdotale. Il prete impara e insegna l’arte della riconciliazione, della comunione generazionale. Coinvolge e tesse relazioni con e fra tutti i fedeli. Con lui la comunità diventa scuola di comunione e di dialogo nella società.
3. Il prete è l’uomo della perseveranza. Come il buon pastore e il buon genitore, il prete c’è sempre. Il prete è pastore a tempo pieno. I fedeli possono assentarsi, il prete c’è sempre. Esempi di preti così ce ne sono tanti. Oggi ricordiamo in particolare il venerabile don Tonino Bello.
Francesco carissimo, oggi noi siamo contenti per il tuo sì e preghiamo perché il tuo sì sia contagioso.
Mentre ringraziamo il Signore per il dono della tua disponibilità a servire Dio e i fratelli per tutta la vita, chiediamo con tanta fiducia ma anche con tanta forza e insistenza al Signore: dacci ancora di questi doni, Signore, ne abbiamo bisogno.
C’è bisogno di tutti, ma il prete è insostituibile. Caro Francesco, come l’anno scorso, a fare festa con te oggi e domani, ci sono e saranno tanti giovani. Trasmetti in particolare a loro la gioia di servire il Signore per tutta la vita, nel dono totale di sé alla Chiesa e ai fratelli tutti. La vocazione non ha età.
Ma chiedo in particolare a voi, cari giovani, di ritornare con la mente in questi giorni a questo momento. Lasciatevi interrogare. Tutti abbiamo un’unica vocazione alla felicità. Ma essa si concretizza in una chiamata personale e particolare. Le chiamate sono tante. Non escludete la chiamata alla stessa vocazione di Francesco.
So per certo che qui in Chiesa ci sono altri che, come Francesco, sono chiamati dal Signore a seguire come lui la stessa vocazione. E non lo sanno ancora perché nessuno fa loro la proposta. O non ne vogliono sapere di pensarci.
Vi chiedo solo una cosa, cari giovani, di porvi seriamente questa domanda: perché non potrei essere io al suo posto? Pensateci, chiedete un dialogo con altro sacerdote o un educatore. E poi, se non è la vostra strada, continuate a pregare per i preti e le vocazioni e continuate il vostro cammino. Ma, almeno, vi chiedo – e ve lo chiedo veramente col cuore e con un profondo affetto nei vostri confronti – di pensarci. Seguire o meno la propria vocazione non è indifferente alla vostra felicità e realizzazione personale.
Così come chiedo con altrettanta energia ed affetto alle giovani donne di pensare alla possibilità di donare totalmente la propria vita a Dio. Il Signore ha bisogno di donne coraggiose e appassionate che testimonino la novità del Vangelo. La strada del Vangelo è l’unica strada che può salvare il mondo, “in nessun altro c’è salvezza” (At. 4,12) ci ricordava san Pietro.
E ora, caro Francesco, invochiamo lo Spirito su di te. Ti auguro di essere come san Pietro, pieno di Spirito santo (At. 4,8). Sempre. E di lasciarti amare e guidare dal buon pastore.
“Il Signore non fa mai venire meno la Sua promessa. Se ti ha chiamato, non ti farà mancare la tenerezza del Suo amore, la luce dello Spirito, la letizia del cuore. In molti modi Egli si manifesterà nella tua vita di prete. Ecco, vorrei che questa speranza potesse giungere ai sacerdoti, ai diaconi e ai seminaristi di ogni parte del mondo, per consolarli e incoraggiarli. Non siamo soli, il Signore è sempre con noi! E ci vuole felici!” (card. Lazzaro You Heungsik, prefetto del Dicastero per il clero).