“Per Annalena la preghiera era veramente nutrimento della vita”

09/10/2024

La testimonianza di mons. Giorgio Bertin in occasione
del 21mo anniversario della morte di Annalena Tonelli



“Conservava l’ostia consacrata in una piccola teca chiusa in un sacchetto, nella sua stanza da letto e al mattino, penso attorno alle quattro, lei si alzava e pregava in adorazione il Signore presente nell'eucarestia. Cosa dicesse e come lo facesse questo non lo so, ma so che la sua vita era nutrita fortemente dalla preghiera. Come ho detto lei si sentiva attratta sia dalla vita eremitica che dalla vita attiva della carità. Alla fine quello che prevalse fu la vita attiva per la carità, ma non abbandonò mai la preghiera: per lei era veramente nutrimento della sua vita”.
Così mons. Giorgio Bertin, già amministratore apostolico di Mogadiscio e vescovo emerito di Gibuti, ha concluso la sua testimonianza durante la veglia missionaria presieduta dal vescovo mons. Livio Corazza che si è svolta sabato 5 ottobre, nella Cattedrale di Forlì, in occasione del 21mo anniversario della morte di Annalena Tonelli. si svolgerà.
Alla veglia, proposta dall’Ufficio missionario diocesano, dal Comitato per la lotta contro la fame nel mondo e dalla Compagnia quelli della via e che aveva come titolo “La preghiera di Annalena”, erano presenti il vicario generale, don Enrico Casadei, il gonfalone del Comune di Forlì con  l’assessore al welfare, Angelica Sansavini.
Mons. Bertin ha raccontato delle tante occasioni di incontro con la missionaria forlivese, prima a Mogadiscio, poi a Beletwain, e dopo a Merca: “Dal 92 credo fino al 94 andai quasi ogni due mesi. Le mie visite non erano solo per portare fisicamente i soldi di Caritas Italiana, ma anche per celebrare la messa e dare una assistenza religiosa al personale della Caritas italiana che era composto quasi esclusivamente da volontari italiani. Annalena naturalmente partecipava sempre alla celebrazione della santa messa: leggeva volentieri le letture e come al solito volentieri durante la preghiera dei fedeli si manifestava molto creativa; a volte chiedevo, agli operatori di Caritas italiana, durante l'omelia se volessero aggiungere qualche riflessione. Lei volentieri si univa con riflessioni molto profonde e personali. Dopo la messa lei si ritirava, aveva una cameretta nella zona più alta della casa dove abitavamo dove non solo lavorava ma continuava la sua preghiera. Pregava da sola oppure a volte anche con una ragazza di origine calabra: erano momenti di preghiera silenziosa personale. Era quanto questa giovane ragazza calabra mi diceva”.
Dopo un anno di vita eremitica in Italia nel 1995 Annalena decise di Tornare in Somalia e fu costretta a trovare una nuova sede per la sua opera e la sua missione. Si stabilì a Borama dove mons. Bertin andò più  volte per incontrarla e per celebrare la messa con lei: Annalena ci insegna che la preghiera non è una perdita di tempo, non ci allontana dall’umano, ma ci apre ai nostri simili con il cuore e la mente di Dio”.
Dopo mons. Bertin è intervenuta Agata Riva, monaca della Piccola Famiglia Della Resurrezione, amica di Annalena Tonelli, per 11 anni sua compagna di missione in Somalia: “Ci ha unite l’amore a Dio e al prossimo che abbiamo coltivato in tante ore  e in tante giornate di preghiera e di silenzio. Da quei tempi di preghiera non vedevamo l’ora di partire con il desiderio e lo struggimento di portare Dio ai poveri”.
Le offerte raccolte durante la veglia sono state destinate a sostenere il progetto “Tra gli angeli di Wajir”.
Annalena “Non c'è più discontinuità fra il mio lavoro e la mia preghiera”
Durante la veglia in Cattedrale è stata letta una testimonianza di Annalena Tonelli, una lettera del 1970 in cui la missionaria forlivese racconta la sua esperienza di preghiera. Ne pubblichiamo alcuni brani
Non so come esprimervi ciò che si prova dentro, ciò che io provo dentro ogni volta appunto che parto alla ricerca di Dio. Non che naturalmente, la ricerca di Dio non sia dentro di me ogni giorno della mia vita ma in certi momenti diventa più forte, più intensa e appunto in quei momenti in cui io mi muovo, parto, mi incammino verso un luogo in cui so che io mi fermerò, sosterò per rimanere solo alla Sua presenza, per riempirmi solo di Lui, per pensare solo a Lui, per lasciare vivere solo lui dentro di me, consapevolmente, in una maniera viva, piena, perché durante la giornata, durante la vita di ogni giorno è così facile pensare a Lui, ma essere presi da mille cose, da mille distrazioni e pensarlo in una maniera appena in superficie, la superficie dell'anima del cuore [...] ma non c'è una partecipazione piena, non c'è un'intensa vita interiore perché per questo è necessario proprio un silenzio grande un silenzio profondissimo, è necessaria una sosta, una lunga sosta…
Si arriva ad un certo punto nella vita in cui si capisce fino in fondo, in cui si è consapevoli nel più profondo dell'intimo che solo Dio conta, che tutto e tutti, l'universo intero ha un significato, ha un valore solo in Lui, in Lui che ci è Padre, che ci ha elevati alla condizione di suoi figli adottivi. E allora non c'è più soluzione di continuità fra il mio lavoro e la mia preghiera, fra la mia lotta per il progresso dell'uomo, del mondo e dell'universo intero e la ricerca di Lui e la mia sete di Lui, la mia fame di Lui ed è allora che tutto si trasforma, che la vita diventa autenticamente una appassionante avventura d'amore, la più appassionante, la più sconvolgente avventura d'amore del mondo.
È proprio durante il momento della preghiera che noi capiamo che è solo Lui che fa e lo sentiamo con una chiarezza sconcertante ed è la pace, è la pace perché è il momento in cui ci si abbandona e si lascia fare a Lui e si accetta con una serenità e anche con una gioia grande, si accetta di essere la matita fra le mani di Dio, la matita che disegna ciò che Dio vuole, cioè delinea il disegno che Dio ha su ognuno di noi; disegno che magari noi non vediamo ma che Lui però vede, che Lui disegna…Ci si tormenta ancora, si soffre ancora, però con una pace, una serenità di fondo straordinarie, pace e serenità di fondo che sono date proprio dalla certezza che quello che importa è solo la Sua volontà: la Sua volontà momento per momento, quello che importa è un abbandono e una pace senza apprensioni, senza programmi.